AccioHogwarts2

Posts written by Billie

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    Scelgo il bezoar :3
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    CITAZIONE (Billie @ 29/5/2020, 22:44) 
    Ho visto che Charlie e Billie mi risultano già nelle sezioni delle relative casate (insomma non erano state archiviate). Se va bene vorrei tenere loro due e lasciare Alec da parte ><

    Ecco sì, mentivo.
    Dato che è tornata Ellen vorrei riprendere anche Alec possibilmente >< smetto di rompere dopo giuro!
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    Non so se è propriamente inerente allo scopo del topic ma stamattina mentre giravo per il web ho trovato due immagini che mi hanno lasciato stecchita per quanto sono perfette!


    Cioè, è Charlie, per forza.
    Chi sarà mai il bel moretto in questione? Speriamo di scoprirlo presto *wink wink*

    E poi ho trovato una immagine anche per Billie che, se possibile, è ancora più perfetta di quella per Charlie!



    Con la divisa da Quidditch!!!
    Adoro. **
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    CITAZIONE (Greengrass @ 29/5/2020, 22:54) 
    Mentre Kim? Vuoi archiviare anche questo per ora?

    Lui lo avevo già archiviato prima di andarmene 🤔
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    CITAZIONE (Greengrass @ 29/5/2020, 22:43) 
    In questo momento riesco solo a ripristinare l'account nel gruppo utenti. A breve riporteremo le schede nelle sezioni apposite.

    Ho visto che Charlie e Billie mi risultano già nelle sezioni delle relative casate (insomma non erano state archiviate). Se va bene vorrei tenere loro due e lasciare Alec da parte ><
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    Come annunciato ad alcuni privatamente e ad altri in tag... I'm back ~ con molta calma, lentamente, ma ci sono!
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    Charlotte Charlie Prince ♦ 16 anni | Serpeverde | Sheet
    Non riuscivo a capire se la ragazzina fosse seria o se stesse cercando in qualche modo di attaccar briga con qualcuno per un qualche insano bisogno patologico di attenzioni. Le sue parole continuavano a non avere senso per me dato che andavano a riferirsi a qualcosa che lei e lei soltanto aveva tirato in ballo e di cui a me, personalmente, non poteva importare di meno. «Il problema più che altro è che nessuno qui stava parlando dei genitori di Warrington.» dissi enfatizzando con la voce quelle ultime parole. «Quello che io avevo detto era che prima di fare una cosa tanto inutile potevano almeno indagare su come avrebbe fatto sentire uno studente che, in teoria, dovrebbe essere la loro priorità essendo loro gli insegnanti.» chiarii visto che a quanto pare il messaggio non era arrivato perfettamente a destinazione. «Poi, se preferiscono occuparsi di uno studente morto rispetto che di uno vivo vuol dire che l'unica cosa in cui hanno realmente interesse è di fare bella figura e non di mandare avanti la scuola. Cosa sulla quale poi non avrei nemmeno troppi dubbi.» aggiunsi con un leggero sbuffo delle narici atto a dare una sfumatura di scherno a quelle ultime parole.
    Davvero, non riuscivo a capacitarmi di come potessero aver pensato di allestire una cosa simile senza nemmeno chiedersi cosa ne avrebbe pensato uno studente direttamente collegato. Per quel che avevo capito non erano parenti di sangue ma... si trattava pur sempre della stessa famiglia. Esattamente come Aidan, ero certa, avrei sbottato nello scoprire una cosa simile in una circostanza come quella, additata da tutti e divenuta il nuovo argomento di gossip di tutta la scuola. Umiliante a dir poco. Sarebbe stato quasi meglio andare in giro con la divisa di Grifondoro. Quasi. Ma se quello sarebbe stato umiliante, non sarebbe stato comunque nulla rispetto allo stato di attonimento che quella conversazione stava portando con sé. Non riuscivo davvero a capacitarmi di come l'altra stesse mandando avanti la discussione da sola basandosi su un qualcosa di cui aveva parlato unicamente lei e di cui io non avevo fatto alcuna menzione. Mi era sembrato di capire che volesse semplicemente avere ragione e sentirsi importante, motivo per cui si era immediatamente andata a lanciare sul Prefetto non appena aveva visto la sua espressione sconvolta.
    La cosa mi faceva abbastanza ridere soprattutto perché era evidente quanto quest'ultimo non ne avesse assolutamente voglia.
    «Ohhh, hai proprio ragione.» dissi sorridendo quando la ragazzina, ancora una volta, prese a ricorrere a quel suo tono da maestrina per un discorso assolutamente traballante. «Avrei proprio dovuto alzarmi, mettermi davanti a Warrington e dire ai professori che quel quadro non ha senso e che non ci aiuterà a riflettere su un bel niente e poi tornarmene a posto.» dissi con tono di scherno provocando le rise di qualche compagno seduto lì accanto. «Appena hanno scoperto il quadro è scoppiato il caos qui dentro, forse non te ne sei accorta. Non penso fosse esattamente il momento per andare a parlare con il corpo insegnanti spiegai con un sopracciglio inarcato in una espressione che doveva risultare decisamente poco conciliante.
    «E a te non ha sfiorato l'idea che non me ne importi nulla dei suoi genitori?» domandai, di rimando, adesso più seria, continuando a sostenere in tutta tranquillità il suo sguardo. «Io avevo soltanto detto la mia su come commemorare la memoria di un morto invece che di tutti sia quasi ridicolo e che se proprio volevano farlo perché si trattava di uno studente morto a scuola, almeno avrebbero potuto informare il parente che se lo sarebbe ritrovato davanti tutti i giorni.» riassunsi alla fine, quasi seccata da quella discussione inutile e sterile, trattenendo malamente uno sbuffo annoiato. «Visto che a quanto pare anche tu concordi sul fatto che non sia giusto e che il quadro sia un gesto inutile, non capisco perché hai dovuto fare tutte queste storie cercando di darti delle arie rispetto a noi altri deficienti.» aggiunsi stringendomi nelle spalle, rimarcando quell'ultima parola per citare il termine che proprio la stessa Serpeverde aveva utilizzato poco prima con quel tono di stizza.
    Alla fine la conversazione andò più o meno a placarsi ed esaurirsi lasciando come ultimo punto in sospeso quel dire circa la distruzione del quadro. Charlie sospirando afferrò il suo calice e tornò a poggiare il mento sul palmo della destrorsa con aria nuovamente annoiata. «E' ovvio che nessuno toccherà quel quadro. I professori non lo toglieranno mai dopo tutte le manfrine fatte per metterlo e presentarlo a tutta la Sala Grande e solo uno stupido oserebbe distruggere un bene della scuola, soprattutto se dedicato ad un morto.» dissi tornando a puntare lo sguardo, disincantata, sulla tela in questione. «Tuttavia non escluderei che Warrington possa desiderare di farlo nella sua mente. Probabilmente odierà passare davanti a quell'affare ogni giorno a giudicare da come ha reagito coi professori.» mormorai con tono ora più serio, stringendo le labbra. Lei, al posto suo, starebbe già immaginando di dargli fuoco con la propria bacchetta. Non conosceva il ragazzo personalmente, non avevano mai propriamente parlato, ma per quel minimo che pensava di aver compreso di lui dalla sua reazione di poco prima, era sicura che almeno una volta quel pensiero avrebbe sfiorato la sua mente.

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    Charlotte Charlie Prince ♦ 16 anni | Serpeverde | Sheet
    Il ragazzo lasciò la Sala Grande con quella che sarebbe stata una grandiosa uscita ad effetto se solo avessi potuto sentire tutto il discorso che aveva fatto. Soltanto alcune delle parole che aveva detto erano arrivate anche al resto della sala, ma ero certa che gran parte del discorso fosse destinato ai soli docenti. E ci stava pure. Alzai le sopracciglia nel constatare come il ragazzo stesse letteralmente schiumando di rabbia andando a scatenare piccoli episodi di magia involontaria che smossero e ruppero alcune delle stoviglie presenti sul tavolo dei Tassorosso lì vicino, sentendomi sempre più dispiaciuta per lui. Decisamente era stata una sorpresa ed anche bella pessima. Potevo solo immaginare quanto dovesse sentirsi a disagio e come quella notte non avrebbe chiuso occhio. Insomma: da quel giorno in poi sarebbe stato costantemente seguito da occhiate e sussurri di ogni tipo, nonché sguardi carichi di pena e compassione di cui avrebbe volentieri fatto a meno. Non potei fare a meno di rabbrividire al pensiero di trovarmi nelle sue scarpe: se qualcuno avesse mai scoperto il mio segreto sicuramente mi sarei ritrovata a vivere una situazione simile. Solo che invece di pietà e compassione probabilmente avrei letto sui loro volti disgusto e scherno. Il solo pensiero mi fece prudere le mani di rabbia. Inspirai a fondo cercando di ricordarmi che avrei dovuto resistere un altro anno soltanto prima di essere libera di uscire da quel Castello e di costruirmi una fama tutta mia, una identità che mi avrebbe permesso di dimenticare i miei timori in merito alla mia discendenza. Almeno così speravo.
    Fu mentre stavo per voltarmi a cercare una mia compagna di classe che sentii qualcuno rispondere alle mie precedenti parole. Ruotai il capo verso la fonte di quel suono andando ad incrociare lo sguardo con una ragazzina sicuramente più piccola di me che doveva sicuramente ritenere di avere un qualche tipo di voce in capitolo in proposito. Personalmente ne dubitavo visto che Warrington non l'aveva degnata di uno sguardo preferendo invece cercare il contatto visivo col ragazzo che aveva tentato di farla stare zitta.
    «Quindi secondo te hanno fatto bene ad agire senza nemmeno chiedere a-- le mie dita andarono a formare delle virgolette immaginarie -l'altro Warrington- e riabbassai le dita -cosa ne pensasse? Perché mi sembra che anche lui sia un parente e soprattutto che sia l'unico, in quella famiglia, che dovrà avere a che fare con quella cosa- e puntai lo sguardo con un cenno della testa al quadro che ancora faceva mostra di sé davanti a tutta la Sala Grande -ogni giorno fino al suo diploma. O pensi che adesso i suoi genitori torneranno qui giusto per farsi un bel pianto davanti a quel quadro?» Non alzai la voce, non volevo fare scenate, cercai di mantenere un tono tale da farmi sentire solo dalla diretta interessata e, per forza di cose, da chiunque ci fosse intorno. Era assurdo come quella ragazzina avesse fatto tanto la faccia lavata per andare a consolare il povero cucciolo di cane bastonato davanti a tutti per poi abbaiare al solo menzionare la stupidità che aveva portato alla creazione di quel quadro.
    «Perché, parliamoci chiaro, quel quadro non serve a nessuno di noi. Nessuno di noi lo conosceva, nessuno di noi è qui a piangere la sua morte. Guarda la Sala, ragazzina.» le dissi indicandole i tavoli tutt'attorno oltre che la stessa tavolata di Serpeverde. «Vedi qualcuno disperato per Jeremiah? A me sembrano tutti intenti a chiedersi come sta il povero Warrington dopo questa bella sorpresa. E' solo l'ennesimo argomento di gossip di cui dopodomani non importerà più a nessuno.» dissi affilata, probabilmente troppo caustica, assottigliando lo sguardo. «Sarà stato sicuramente una brava persona. Nessuno dovrebbe morire così giovane, non ho niente contro il ricordo di quel ragazzo. Ma davvero pensano che se ci sarà una guerra domani saremo più forti solo perché lui è morto? Dovremmo essere rassicurati dal fatto che se moriremo sui gradini di questa scuola avremo anche noi un quadro come quello?» Non sapevo nemmeno io perché mi stessi scaldando tanto, ma non riuscivo davvero a fermarmi. «Invece di darci un quadro su cui piangere potrebbero... non lo so, darci armi migliori per difenderci in caso dovesse ripresentarsi una cosa simile? Corsi avanzati di Difesa Contro le Arti Oscure? Metterci un'ora alla settimana di duelli per insegnarci a combattere? Qualcosa che dimostri che non vogliono che esista un secondo Jeremiah Warrington!» esclamai alla fine sporgendomi quasi sul tavolo verso la ragazzina di cui, ancora adesso, ignoravo il nome o l'età. Ero solo sicura che non avesse sedici anni dato che non veniva in classe con me e dubitavo fortemente che fosse persino più grande della sottoscritta.
    All'ennesima provocazione della ragazza, poi, mi ritrovai a fissarla con aria pungente inarcando soltanto un sopracciglio. «Non è a me che disturba quel quadro. Per me è semplicemente inutile. Penso che se qualcuno meriti la possibilità di distruggerlo, quello sia il diretto interessato.» chiosai schioccando la lingua contro il palato e stringendomi nelle spalle, continuando a tenere sott'occhio la ragazzina e la sua espressione saccente così terribilmente fuori luogo.

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    Abigail Billie Olsen ♦ 15 anni | Tassorosso | Sheet
    Okay, sì, a volte Billie poteva essere leggermente inopportuna quando non sapeva bene come districarsi da una situazione delicata. Ma cosa poteva dire per risollevare l'animo di David dopo che il suo peggior incubo si era avverato?! Le parole di Sophie la portarono a rialzarsi dalla posizione mezza accucciata che aveva assunto per guardare meglio l'amico depresso e a stringersi nelle spalle con espressione imbarazzata. «Che ho detto?» domandò come se non pensasse, realmente, di aver appena detto una cosa orribile da un lato e tristemente divertente dall'altro. Era sempre così fra loro: battute che portavano potenzialmente alla morte. David però sembrava morto davvero perché in tutto quello proprio non voleva riprendersi. «Daaaai! Non è mica morto nessuno!» E ringraziò il cielo di aver pronunciato quelle parole in quel momento, perché se solo le avesse dette qualche minuto più tardi probabilmente avrebbe finito col desiderare di sotterrarsi viva sotto il Platano Picchiatore.
    Alle parole di Sophie, poi, Billie si ritrovò a ridacchiare fissandola con ancora le labbra piene di quella risatina malamente trattenuta. «A quanti figli vuole arrivare? Dieci? Undici?» scherzò candidamente lei, sapendo quanti fratelli e sorelle l'altra già avesse: troppi, per l'ottica che avevano i suoi genitori. Lo smistamento comunque proseguì fra i vari tentativi da parte delle due ragazze di risollevare l'amico disperato e, quando la cerimonia terminò, Sophie si accasciò sul tavolo a sua volta con quasi la bava alla bocca dalla fame. Billie, che aveva mangiucchiato qualcosa lungo il viaggio in treno, stava un po' meglio di lei ma capiva perfettamente il suo bisogno: quel panino che aveva mangiato poco dopo l'ora di pranzo non era niente a confronto delle prelibatezze preparate per gli studenti durante i banchetti scolastici! «Non osare! Ho promesso ad Harper che quest'anno li stracceremo e senza di te--anzi, senza voi due insieme, non abbiamo possibilità di arrivare da nessuna parte!» esclamò Billie a mezza voce cercando di non attirare attenzioni indesiderate, il tono concitato e carico di convinzione come ogni qual volta che finiva col parlare di Quidditch. «Capitano! Impediscile di morire!» riprese rivolgendosi a David, sperando di farlo ridacchiare almeno un po' e di distrarlo dalla pessima notizia ricevuta durante la cerimonia dello smistamento di poco prima. Il momento di leggerezza e di scherzo, tuttavia, terminò ben presto quando il Preside rivelò all'intera scuola un'ulteriore novità. Un dipinto in onore della morte di un ex studente da appendere all'ingresso della scuola così che fosse ben impresso nella mente di tutti loro. Sophie accorse in suo aiuto per spiegarle che il ragazzo era imparentato con il Warrington che loro conoscevano e che spiegava finalmente come mai tutta la scuola si fosse agitata andando a fissare il ragazzo, bianco come un lenzuolo. Billie mise su un'espressione dispiaciuta e confusa, ritrovandosi adesso travolta da una serie di avvenimenti fin troppo affrettati. Una ragazza di Grifondoro si era messa a gridare salendo sul tavolo, vari studenti si erano alzati per raggiungerla fra cui un loro compagno Tassorosso e Sophie si ritrovò a chiamare la ragazza a voce troppo alta vergognandosene subito dopo. «Sssh!» le intimò Billie con espressione concitata, la sensazione che quella giornata stesse andando a rotoli a crescerle sempre più addosso man mano che si sentiva perdere il controllo dalle mani.
    Fu solo vedere Holly avvicinarsi alla Grifondoro ammattita per intimarle di scendere che le ricordò il suo ruolo. Lei era una Prefetto! Doveva mantenere l'ordine! Almeno per quanto concerneva la sua Casata! Si ritrovò quindi ad alzarsi e a guardare il proprio tavolo con tono ammonitore. «Ragazzi, per favore. Stiamo parlando della memoria di un defunto, non di pettegolezzi! Abbiate un minimo di decenza e di rispetto.» disse a voce non troppo alta rivolgendosi ai compagni subito vicini avviandosi solo dopo, lungo il tavolo, per andare a richiamare l'attenzione di tutto il resto della tavolata una decina di metri per volta.
    Sebbene volesse rivolgersi a tutta la tavolata, non le sembrava nemmeno il caso di fare come la ragazza di Grifondoro ed issarsi sul tavolo per gridare loro come una matta: in quanto Prefetto doveva fornire loro l'esempio. Perciò proseguì man mano lungo tutto il tavolo per intimare a tutti i membri della propria Casata la stessa raccomandazione: «Ragazzi, davvero, non c'è bisogno di additare e fissare. Se volete parlarne fatelo in Sala Comune o quando siete da soli. Un po' di rispetto.» disse ad altri studenti seduti più in fondo alla tavolata, fermandosi solo quando non fu certa di essersi rivolta fino allo studente seduto più lontano di tutti. Sospirando tornò verso il proprio posto all'inizio della tavolata fermandosi, d'un tratto, quando sentì tutti quanti trattenere il fiato. Si mise ben dritta in piedi dietro il proprio posto vuoto accanto a David e Sophie e vide Aidan Warrington avvicinarsi al tavolo dei professori per richiamare la loro attenzione. A labbra schiuse sentì le sue parole, essendo lui praticamente a pochi passi da sé, e vide piatti e posate rovesciarsi sul tavolo come per magia. «Ah, ragazzi, magari venite un po' più in qua un attimo.» consigliò loro trovando poco opportuno rivolgersi ai docenti li accanto, incerta sul da farsi.

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    Charlotte Charlie Prince ♦ 16 anni | Serpeverde | Sheet
    Quando la cerimonia dello Smistamento terminò ero pronta all'ennesimo barboso discorso di inizio anno da parte del preside. Da quando ero scesa dall'espresso per Hogwarts l'unica cosa alla quale riuscivo a pensare era il banchetto che mi avrebbe atteso di lì a poche ore per festeggiare l'inizio del nuovo anno scolastico e, ora che ero lì, seduta al tavolo circondata dai miei compagni di Casata, non riuscivo più a controllarmi. Più si avvicinava il momento d'inizio del banchetto, più mi sentivo affamata ed impaziente, più il tempo sembrava scorrere lento quasi a volersi fare beffe di me. E figuriamoci.
    Sbuffai stizzita, con il viso poggiato contro il palmo della mano destra ed il gomito puntellato sul tavolo, l'espressione palesemente annoiata e disinteressata a fissare svogliatamente il Preside salito ora in piedi davanti al suo leggio per rivolgersi all'intera scuola. Sollevai gli occhi al cielo quando iniziò a ciarlare della solita roba circa la giustizia, la solidarietà, le buone azioni e blablabla ritrovandomi a riscuotermi solo quando, d'un tratto, un enorme oggetto venne fatto levitare davanti a tutti, ricoperto di un drappo buio. Inarcai appena le sopracciglia, minimamente incuriosita, senza smuovermi di un millimetro dalla mia posizione decisamente poco scomposta andando a schiudere lievemente le labbra solo quando, a quadro scoperto, l'uomo rivelò a tutti l'identità del soggetto ritratto. Un mormorio denso ed improvviso animò tutte le tavolate della scuola andando a mescolarsi e diffondersi per l'intera Sala Grande. In particolar modo, il tavolo a cui ero seduta, prese a risvegliarsi con tutti gli studenti a mormorare basiti, qualcuno ad allungarsi per sussurrare qualcosa alle orecchie di un altro ed uno sembrava quasi sul punto di svenire, bianco come un cencio. Quando lo guardai meglio, seduto a poca distanza da me, realizzai chi fosse: Aidan Warrington, Prefetto di Serpeverde e Battitore della squadra della loro Casa. A quel punto la consapevolezza mi colpì. Oh. Warrington. pensai sollevandomi adesso, di poco, dalla mia posa mezza ingobbita per studiare la scena che si andò scatenando nel giro di poco. Mentre il ragazzo sembrava prossimo ad una crisi, dalla zona di Grifondoro una ragazza richiamò l'attenzione generale salendo addirittura sul tavolo e gridando a tutti di smetterla, peggiorando ancora di più le cose. Vari Serpeverde presero a rivolgersi al ragazzo-forse-imparentato col tipo morto del ritratto cercando di mostrargli vicinanza, in particolare una ragazza che addirittura si alzò dal suo posto per raggiungerlo e parlargli venendo bellamente ignorata da lui e richiamata da un altro che, da quel che potevo vedere, sembrava l'unico dotato di buon senso in quell'accozzaglia di idioti. Ma davvero pensavano che fissarlo a quel modo, avvicinarglisi e additarlo come il povero disgraziato con lo stesso cognome del defunto potesse aiutarlo? Era ovvio che l'unica cosa utile da fare fosse lasciarlo stare! «Gran bell'inizio dell'anno, poveraccio.» mi ritrovai semplicemente a dire quando lo vidi alzarsi dal tavolo per dirigersi verso quello dei professori, richiamando a gran voce la docente di Storia della Magia. La donna gli si avvicinò assieme alla professoressa di cura delle creature magiche ma a giudicare dalle loro espressioni e dal tono concitato di Warrington, il ragazzo non stava cercando da loro aiuto né consiglio, quanto forse uno sfogo. In effetti quello che andò a sbraitare contro le due donne aveva senso: non capivo il motivo dietro quel gesto da parte dei docenti. Warrington era forse l'unico studente ad essere morto? Perché era l'unico a meritarsi un quadro, però? Perché era morto in guerra? Fosse stata la prima! E quando sputò quelle ultime parole, mi ritrovai, persino io, a schiudere le labbra con un vago senso di mortificazione nei suoi riguardi.
    «Spero che domani distruggano quella cosa.» mi ritrovai a dire, alla fine, a nessuno in particolare, probabilmente a chiunque nelle vicinanze avesse voglia di starmi a sentire dato che ormai stavamo parlando tutti della stessa cosa. «Se pensavano di rendere onore a quel tipo, non hanno pensato che così hanno praticamente ignorato tutti gli altri che sono morti in guerra assieme a lui. O prima di lui. Oltre a non aver nemmeno chiesto ai parenti, evidentemente, cosa ne pensassero.» Il mio tono era decisamente contrariato ma non particolarmente coinvolto. Era una constatazione lasciata lì giusto perché sentivo anche io di voler dire la mia e che mi portò successivamente a sospirare nel rivolgere al Serpeverde lo sguardo. Decisamente non avrei voluto trovarmi nei suoi panni.

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    Abigail Billie Olsen ♦ 15 anni | Tassorosso | Sheet
    Appena scesa dall'Espresso Billie si era messa subito alla ricerca dei suoi migliori amici. Cambiatasi d'abito indossava adesso la sua nuovissima divisa di Tassorosso che, a differenza di quella usata nei due anni precedenti, le calzava perfettamente. Appuntata sul petto aveva la sua spilla da Prefetto mentre i capelli erano stati legati in un'alta coda di cavallo così che durante il banchetto non le avessero dato alcun fastidio. In punta di piedi aveva cercato i suoi amici nella calca di studenti appena scesi dal treno e, una volta individuati, si unì a loro per raggiungere il Castello. Inutile dire quanto fosse elettrizzata all'idea di poter finalmente mettere di nuovo piede nei territori di Hogwarts.
    Finalmente riunita a David e Sophie si sentiva completa e felice, al settimo cielo. Percorse con loro tutta la strada fino all'ingresso della scuola chiacchierando con i due del più e del meno ma, soprattutto, cercando di confortare il nuovo Capitano della squadra di Quidditch del Tassorosso in merito allo Smistamento della sorella. Billie era sicura di dove la piccola peste sarebbe andata a finire, ma David aveva negato con tutto se stesso quella possibilità portando alla fine la ragazza ad arrendersi alla sua convinzione e cercare semplicemente di confortarlo facendogli presente che qualunque Casa fosse stata scelta, non sarebbe mai stata Tassorosso. La cosa sembrò tranquillizzarlo solo in parte oltre al fatto che, essendo sua sorella una primina, durante tutta la durata del banchetto non avrebbe potuto avvicinarsi a lui visto che al momento, mentre loro stavano varcando le soglie del Castello, lei si trovava assieme a tutti gli altri undicenni sulle barche che li avrebbero condotti attraverso il Lago Nero ad Hogwarts per la prima volta. Inoltre, anche una volta arrivata, lei sarebbe rimasta assieme al resto dei ragazzi del primo anno ad attendere di essere Smistata, in piedi, davanti ai professori, mentre loro tre sarebbero stati comodamente seduti al tavolo di Tassorosso a rimirare da lontano la scena al sicuro dalla sua presenza. Per finire, una volta smistata -in qualunque altra Casa- sarebbe andata a sedersi al relativo tavolo e non avrebbe potuto alzarsi per raggiungerne un altro. L'impegno di Billie e Sophie riuscì a distrarre David per un po'. Avevano raggiunto la Sala Grande e si erano andati a sedere al lungo tavolo di Tassorosso più o meno verso la sua metà, così da lasciare un po' di spazio all'estremità più vicina al tavolo dei professori per far accomodare i futuri nuovi membri della Casata.
    Avevano iniziato a chiacchierare e rilassarsi, a salutare i loro compagni ed amici ed aggiornarsi con loro sulle novità delle vacanze. Billie aveva ricevuto i complimenti di alcuni coetanei per la nomina a Prefetto, ma la maggior parte delle attenzioni venne calamitata da David per la sua promozione a Capitano della squadra di Quidditch. Il discorso le fece tornare alla mente il piccolo bisticcio cui aveva preso suo malgrado parte sul treno, ma si forzò di scacciar via il pensiero all'istante per concentrarsi sulla felicità del momento. Questa, tuttavia, non durò a sufficienza. Ben presto i primini fecero il loro ingresso nella Sala e il trio delle meraviglie tornò tutto teso a pensare ad una sola ed unica cosa: Caroline Morgana Brooms. Dato che il suo cognome iniziava per B il suo turno arrivò abbastanza in fretta e, quando il Cappello si posò sulla sua testa, ci volle poco perché il responso risuonasse chiaro e forte per tutta la Sala Grande: Serpeverde. Lo sguardo di Billie finì immediatamente sul suo amico che, attonito, si ritrovò a disconoscere sua sorella e abbattersi -letteralmente- sul tavolo. «Forza, David!» esclamò la Tassorosso andando a circondargli le spalle con un braccio, la voce carica di quello che voleva essere conforto. «Magari è la volta buona che la disconosceranno anche i tuoi genitori...» tentò di tirarlo su la ragazza in quello che poteva sembrare un discorso piuttosto controverso e discutibile. Tuttavia David le aveva sempre raccontato di come la sorellina amasse farlo impazzire con dispetti di ogni tipo perché difesa costantemente dai loro genitori, magari adesso che era stata smistata in Serpeverde li avrebbe delusi abbastanza da portarli un po' di più dalla parte di David... no?
    Ad ogni modo la Cerimonia finì ed il banchetto poté finalmente iniziare. O meglio, quasi. Il Preside si levò in piedi per il consueto discorso di inizio anno il quale, questa volta, s'incentrò particolarmente sul voler ricordare come ogni buona azione avrà sempre un valore enorme per quanto a volte potrebbe non sembrare. L'uomo cercò di sottolineare l'importanza dell'integrità morale e della solidarietà andando infine a svelare a tutta la scuola un dipinto alla memoria di un ex studente scomparso prematuramente sedici anni prima. Un certo brusio percorse l'intera Sala quando il nome del ragazzo risuonò forte fra le mura della camera. Billie stessa si ritrovò a sgranare appena gli occhi e schiudere le labbra, raddrizzando la schiena per voltarsi a guardare d'istinto la lunga tavolata di Serpeverde. «Ha detto Warrington?» mormorò a bassa voce alla volta di David e Sophie, dopo un secondo, con tono complice. «Warrington come Aidan Warrington?» domandò, concitata, con una vaga nota di triste sorpresa nella voce. Non aveva mai parlato personalmente con lui ovviamente e per questo non poteva dire di conoscerlo perciò non poteva sapere se avesse avuto un fratello od un cugino o qualunque altro tipo di parente che potesse corrispondere al ragazzo ritratto in quel dipinto. Tutta la scuola -o quasi, comunque, era mezza voltata verso di lui il che portò Billie a stringere le labbra fissando le altre tavolate quasi con rimprovero. Se il suo sospetto fosse stato fondato e quel dipinto fosse stato per la commemorazione di un suo parente scomparso, tutte quelle occhiate curiose non avrebbero fatto altro che peggiorare la situazione per il povero ragazzo.
    A quel pensiero si ritrovò a sbuffare appoggiando con forza il viso contro la propria man destra, il gomito puntellato sul tavolo come sostegno; era già il secondo Serpeverde per cui si ritrovava a provar dispiacere quel giorno: che diavolo le stava capitando?!
    Il pensiero tuttavia fu rapido e fugace; a spezzare l'atmosfera bene o male pacata della Sala solo percorsa da un comune brusio di sottofondo, intervenne l'urlo di una Grifondoro che, salita sul relativo tavolo, aveva attirato l'attenzione generale portando Billie a mettersi ben dritta sul posto e fissarla con le sopracciglia ben alte sulla fronte, un'espressione imbarazzata sul viso per quello che quella ragazza aveva appena osato fare. Ma soprattutto per il momento in cui aveva deciso di farlo. Era realmente il caso di balzare in piedi sul tavolo dei Grifondoro poco dopo l'annuncio del Preside atto a commemorare uno studente morto anni prima durante la guerra? Doveva essere davvero coraggiosa. O folle! «Io non ho capito cos'è successo.» mormorò Billie ai suoi amici, sincera, chiedendosi chi stesse male. Lo sguardo venne ancora una volta portato sulla figura di Warrington -il Serpeverde, tuttavia il tavolo era distante e lei non sufficientemente alta da poter vedere bene fino a lui. Se stesse annaspando, piangendo o stramazzando al suolo, da lì non riusciva proprio a vederlo. La ragazza Grifondoro, comunque, scese ben presto dal tavolo iniziando a muoversi per la Sala diretta verso la zona dedicata ai professori, ma fu presto raggiunta da altri ragazzi alzatisi dai rispettivi tavoli fra cui un Tassorosso che non le parve di riconoscere in un primo momento. Bastò che lui si voltasse appena per andare a fermare la ragazza perché Billie si piantasse una mano in faccia con espressione terrorizzata. «Oddio no, ti prego, non fare casini!» mormorò fra sé e sé riconoscendo nel giovane studente della propria Casata il nuovo Portiere della squadra di Quidditch, Albert Tisdale.

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    Edited by Billie - 4/9/2019, 20:29
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    Abigail Billie Olsen ♦ 15 anni | Tassorosso | Sheet
    La proposta di David era più che legittima e Billie si ritrovò ad accogliere il suo dire con un gran sorriso stampato sul volto, il capo ad annuire con forza per un paio di volte prima di fermarsi a puntare lo sguardo fisso in quello dell'amico. «Andata!» esclamò la Tassorosso con entusiasmo, felice come sempre di poter fare qualcosa di così piccolo per rendere felice un amico; le è sempre piaciuto poter esprimere la propria amicizia ed il proprio affetto con questi piccoli gesti di cortesia, che si trattasse di fare un piccolo regalino o che si trattasse di offrire un pasto durante le rare occasioni di incontro fuori da scuola. Inoltre fra loro due, quella di prendere il gelato insieme, era divenuta praticamente una abitudine, una sorta di tradizione -quasi- che sarebbe stato poco meno che oltraggioso non rispettare.
    I due, comunque, si salutarono brevemente e, dopo qualche abbraccio e vari lunghi sorrisi, iniziarono a chiacchierare del più e del meno non tralasciando di pensare alla loro amica Sophie. Insieme erano un trio piuttosto unito e compatto e ogni qual volta che uno dei due mancava, Billie ne sentiva enormemente la mancanza. Tuttavia era felice almeno di sapere che di lì a breve sarebbe ricominciata la scuola e, almeno, lì avrebbe potuto nuovamente vederli tutti e due e frequentarli per tutto il tempo che avrebbe desiderato. Tuttavia quando si ritrovarono a parlare di Holly e del loro scambio di favori, Billie si ritrovò a fissare David sgomenta quando questi terminò il suo discorso. «Ma dai!» esclamò dandogli un leggero buffetto sul braccio con quella tipica confidenza che nasce negli anni fra persone che si vogliono sinceramente bene. «Non avrai pensato seriamente» -rimarcò quell'ultima parola con una certa enfasi- «di non tornare a scuola quest'anno!» esclamò basita Billie fissandolo ora con le mani sui fianchi, l'espressione sinceramente e totalmente stravolta. No. Letteralmente incredula. Lei non riusciva davvero a concepire un solo possibile scenario in cui potesse non avere voglia di tornare ad Hogwarts. In realtà non era ancora pronta all'idea che, passato il quinto anno, le sarebbero rimasti solamente due anni da vivere al Castello, dopodiché la scuola sarebbe finita ed Hogwarts sarebbe finita col rimanere soltanto un distante e dolcissimo ricordo. «Non pensavi certo che te l'avremmo permesso, vero?» lo rimbeccò poco dopo sporgendosi appena verso di lui, quella seconda persona plurale a far chiaramente intendere che Billie si stesse riferendo a se stessa ed anche a Sophie come se fosse stata proprio lì con loro. «Come sarei sopravvissuta senza di te, eh?» chiese quasi con occhioni lucidi come a voler cercare di muovere l'amico a pietà, sebbene in realtà non ce ne fosse nemmeno più bisogno. «E la squadra? Non hai pensato alla Squadra?!» esclamò poco dopo, indignata, ricordandosi di cosa avrebbe voluto dire per il Tassorosso perdere non solo un Battitore, ma perdere anche la vincente intesa che legava lui e l'altra Battitrice della squadra: Sophie. E meno male che Billie non aveva ancora saputo che quell'anno David era stato nominato Capo della squadra: chissà come altro avrebbe reagito, altrimenti, all'idea dell'amico di non tornare a scuola nonostante quel grande onore e privilegio assegnatogli.
    Alla fine, fortunatamente per David, l'argomento cambiò e la conversazione proseguì; il ragazzo raccontò della sua esperienza con lo stage frequentato quella stessa estate e Billie ascoltò attenta le sue parole andando ad annuire, di tanto in tanto, per rendergli noto il fatto che lo stesse seguendo lungo tutto il discorso. «Oh, che invidia! Mi piacerebbe poter leggere delle vecchie notizie della Gazzetta: chissà quante cose successe nel mondo magico ancora non conosco!» esclamò illuminandosi in viso ad un certo punto. «Hai letto qualche vecchio articolo interessante?» chiese, sinceramente incuriosita, prima di sentire la domanda rivoltale dall'amico e quindi sospirare. «In realtà no. Non so davvero cosa potrei fare a dire il vero... Mi sembra di non essere realmente portata in nulla tranne il Quidditch.» spiegò la ragazza con una vaga sfumatura di disappunto nella voce, un piccolo sospiro di sconforto a concludere il suo dire. «Sai... avevo pensato che forse non sarebbe una cattiva idea provare a puntare proprio su questo. Voglio dire...» arrossì leggermente e abbassò lo sguardo ad osservare la punta delle sue scarpe, d'un tratto interessantissime. «...sul Quidditch. Sul competitivo. Ma sicuramente è una idea impossibile!» rise nervosamente Billie scacciando da sé quell'argomento come se fosse un'eventualità totalmente irrealizzabile e folle. Dopotutto divenire dei giocatori professionisti era davvero difficile e solo pochi riuscivano a raggiungere un livello tale da poter fare della loro passione un vero e proprio mestiere: Billie era sicuramente dotata, sapeva di non essere male come giocatrice, ma da qui a ritenersi realmente capace di sfondare a livello sportivo ed agonistico-- beh, ce ne passava!
    Si vergognò quasi d'aver menzionato il pensiero, temendo di essere risultata un po' troppo ingenua, e ringraziò silenziosamente il cielo quando la conversazione andò oltre arrivando a parlare -come spesso accadeva- del peggior incubo di David: sua sorella, Caroline. Quella ragazzina era una vera peste e Billie non sapeva come il suo amico avesse fatto a non prenderla e buttarla di peso dalla finestra. Lei, al posto suo, probabilmente le avrebbe già spaccato qualcosa in testa. Era quasi certa che quel piccolo demonietto sarebbe stato perfetto per la Casa di Serpeverde, ma a quanto pareva David rigettava l'idea con tutto se stesso. Il modo in cui si ostinò a negare anche solo la possibilità portò Billie a trattenere il fiato e fissarlo per qualche istante interdetta. Da quello che aveva sentito dai racconti di David era davvero improbabile che sua sorella finisse in Grifondoro: era sicuramente abbastanza avventata e sfacciata da poter ricordare alcuni tratti di quella Casa, ma sicuramente non era coraggiosa! Nascondersi dietro tutti i suoi dispetti in maniera così vile non sembrava esattamente indicare che fosse impavida. Tuttavia non se la sentì di contrariare il suo amico, né di esprimersi con troppa convinzione su qualcosa di cui aveva solo sentito parlare. «Beh, di sicuro sappiamo che non sarà una Tassorosso. Questa è la cosa importante, no?» cercò di aggirare l'argomento, Billie, sorridendo rassicurante alla volta dell'amico, inclinando appena il capo per poterlo meglio guardare in volto, l'espressione allegra e cordiale di sempre ad illuminare i suoi tratti. «Oh Dio... è andata così male?» domandò, cauta, quando David fece riferimento all'incontro che quella stessa estate aveva avuto con Holly e Harper assieme alla sorella minore. Era certa che qualunque cosa fosse successa Holly non avrebbe cambiato idea su di lui, ma poteva solo immaginare cosa quella piccola peste potesse aver combinato ai danni del fratello.
    Quello che poi David disse in merito alla probabile cotta della sorellina nei riguardi di Harper portò Billie a ridere di cuore, piegandosi appena su se stessa e nascondendosi la bocca con una mano. Non poteva credere che il suo amico avesse dovuto sopportare settimane intere di--di--quello! «Scusami! Scusami, davvero, non voglio ridere dei tuoi problemi...» cominciò col dire Billie ritornando lentamente in posa eretta, una mano ad asciugare una lacrima fuggiasca sfuggita dall'occhio sinistro. «--ma davvero! Harper! Anche io avrei l'umore a terra come il tuo se avessi dovuto passare l'ultimo mese a sentir parlare di lui.» scherzò la ragazza comprendendo perfettamente il disagio interiore dell'amico e accompagnandolo nel suo contrariato scuoter del capo.
    Alla fine tornarono a chiacchierare di qualcosa di meno deprimente di Caroline o Harper, o i Carper, da come li avrebbe chiamati Billie da quel giorno in poi ed iniziarono a parlare delle vacanze di Billie in Germania ed il suo disappunto nel non aver potuto volare neppure una volta per tutta l'estate. David cercò di confortarla come poteva e riuscì a far spuntare sulle labbra della ragazza un sorriso sollevato che s'interruppe solo quando la Tassorosso si ricordò della novità più importante che quell'estate aveva portato con sé. «Ah, a proposito!» si ricordò come folgorata da una idea improvvisa. «Ho dimenticato di dirti la novità! Guarda qua!» esclamò con estrema soddisfazione andando ad estrarre dalla busta ove la sua lettera per Hogwarts giaceva ripiegata, una spilla nuova, lucida e lucente, con una P argentata a risplendere su di essa. «Ta-daaaan! Billie Olsen, Prefetto di Tassorosso al vostro servizio!» esclamò con un breve inchino molto teatrale ridacchiando felice. Si rimise ben dritta in piedi dopo pochi secondi lasciando tempo e modo a David di studiare la sua spilla prima di rimetterla a posto e seguirlo lungo il viale.
    Il ragazzo decise di cominciare il loro giro di compere dalla gelateria incontrando il pieno supporto dell'amica che, affiancandolo, seguì la via fino al negozio adocchiato. «Per il resto che mi racconti?» domandò la Tassorosso mentre insieme varcavano la soglia della gelateria a loro decisamente familiare. «Fatte conquiste in queste settimane?» domandò, abbassando la voce, pungolando l'altro col gomito nel costato con uno sguardo che sembrava essere quello di chi, decisamente, la sapeva fin troppo lunga. Dopotutto David era famoso per la sua propensione al conquistare il genere femminile e più di una volta Billie si era ritrovata ad essere in totale disaccordo con la preda del momento che l'altro aveva intenzione di ammaliare: non amava l'idea di sapere David circondato da ragazze che, sapeva, non avrebbero saputo dargli nulla di quello che una persona speciale come lui avrebbe meritato.

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    Criminal Minds 3x02

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    Abigail Billie Olsen ♦ 15 anni | Tassorosso | Sheet
    Il primo dire di David portò Billie a stringersi colpevole nelle spalle per un istante facendosi piccola piccola sul posto, la testa leggermente incassata e le labbra distorte in una smorfia contrita. «...ops?» mormorò stringendo di poco gli occhi e abbassando le sopracciglia in una espressione esitante, prima di sorridere e quindi grattarsi la nuca con una mano. «Scusami, è che siamo arrivati qui un'ora prima del nostro appuntamento perché i miei avevano delle cose da fare a Londra e così sono venuta qui per ingannare un po' il tempo.» spiegò la ragazza con il suo sorriso gentile a distenderle le rosee in una espressione amichevole e solare. «Sono passata alla Gringott per cambiare i miei soldi babbani e poi mi sono fermata qui fino ad adesso... Vedi? Ho aspettato te per passare da Florian Fortebraccio!» esclamò la giovane come se la cosa fosse degna di nota. «Non ti avevo dimenticato.» mentì spudoratamente prima di scoppiare a ridere davanti all'amico e finire con il gettarsi addosso a lui in un abbraccio privo di imbarazzi o tensioni di alcun tipo. Con David era tutto naturale e semplice, non c'erano mai dubbi o difficoltà e questa era una cosa che Billie adorava della loro amicizia. Rimasero abbracciati per qualche minuto salutandosi a dovere dopo settimane di distanza e quindi solo alla fine si distaccarono per tornare a parlare normalmente, faccia a faccia, e liberi di muoversi nel loro spazio vitale. Non che Billie ne avesse poi molto bisogno.
    Entrambi erano dispiaciuti del fatto che non avevano potuto vedersi assieme a Sophie quel giorno, ma almeno Dave era riuscito a vederla qualche volta durante l'estate. I due infatti avevano un rapporto leggermente più stretto per via del loro essere praticamente una squadra a sé stante. Entrambi battitori, infatti, avevano un legame che a Billie sembrava molto quello fra due gemelli, qualcosa che non si sarebbe mai potuto infrangere e dentro cui nessuno avrebbe potuto farsi largo. Non che si sentisse esclusa, comunque, anzi; erano tutti e tre buoni amici, solo che i due se la intendevano un po' di più fra loro di quanto non facessero con chiunque altro.
    «Secondo me i genitori di Sophie se ne accorgerebbero eccome!» esclamò Billie ridacchiando, immaginando come avrebbe reagito chiunque altro a vedersi improvvisamente arrivare in casa una piccola ragazzina viziata ed egoista che strilla indispettita ogni tre per due alla ricerca di attenzioni e considerazione.
    Le vacanze di Dave, comunque, sembravano essere state tutto sommato interessanti a giudicare dal suo resoconto, cosa che rendeva Billie decisamente contenta per lui e decisamente invidiosa per conto proprio. Mise su un leggero broncio quando questi nominò il Quidditch e palesò invece un enorme sorriso quando il ragazzo nominò la Grifondoro loro coetanea ed amica. «Holly! Oh, quanto mi manca anche lei!» esclamò la giovane Tassorosso con la sua voce squillante e delicata, le mani ad unirsi all'altezza del petto quasi in un moto di tenerezza. «Mi raccomando, non dimenticarti di me eh? Questi GUFO mi stanno mettendo ansia da quando sono scesa dall'Espresso di Hogwarts settimane fa: non so proprio come andranno.» ammise Billie sospirando, il pensiero di quei temibili esami a incombere come una spada di Damocle sulla sua testa. «Comunque tutto sommato le tue vacanze sono state proprio belle! Sono contenta.» riprese poco dopo la quindicenne rivolgendogli un sorriso sincero, le mani ad incrociarsi ora dietro la sua schiena, distese fino all'altezza dei suoi lombi. «Com'è andato lo stage?» domandò la giovane curiosa di sapere come il suo amico abbia vissuto quella nuova esperienza, per poi ritrovarsi ad ascoltare le parole successive di lui in merito alla sua scarsa voglia di tornare a scuola quell'anno.
    Billie lo fissò subito quasi impanicata, come se la sola possibilità di tornare ad Hogwarts senza di lui le mettesse ansia e orrore. Tuttavia capiva le motivazioni dell'altro, poteva chiaramente sentire nella sua voce lo sconforto al solo pensiero di sapere sua sorella pronta per unirsi a lui nel loro viaggio verso il Castello. «Dai, vedila così. Tua sorella è troppo egoista e astuta per finire a Tassorosso. Finirà sicuramente a Serpeverde da quello che mi hai detto di lei, il che vuol dire che non dovrai vivere nella stessa Sala Comune con lei e che non dovremo nemmeno averla a lezione visto che siamo di anni diversi.» cercò di consolarlo illustrando gli unici lati positivi che riuscisse a vedere in quella situazione e che, comunque, non erano nemmeno così pochi. «Se sei abbastanza fortunato la prossima volta che la rivedrai sarà sul treno di ritorno a casa a giugno!» aggiunse, speranzosa, cercando di tirare su il compagno di scuola. Fu solo allora che Dave sganciò la bomba portando Billie a fissarlo attonita come se avesse appena sparato la notizia più clamorosa di sempre.
    «Oh mio--!!» esclamò coprendosi le labbra con le mani prima di arricciare l'espressione del viso con fare incredulo. «--ma come fa?! E' altezzoso, antipatico, maleducato e insopportabile!» disse pensando a tutti gli aggettivi che le facevano pensare al Serpeverde in questione, l'espressione ancora incredula su come qualcuno potrebbe trovare la sua persona piacevole al punto da averne una cotta. «Proprio non capisco come facciano le ragazze anche solo a considerarlo.» sbuffò lei scuotendo il capo in segno di disapprovazione, sospirando poi per farsi scivolare via di dosso l'argomento. Non aveva alcuna intenzione di trascorrere quel momento con Dave pensando a Thomas Harper e la sua maledetta lingua biforcuta. Ogni volta che le capitava di incrociarlo cercava di cambiare strada o di non ritrovarsi direttamente di fronte a lui: i Serpeverde sembravano avere una particolare passione per l'odiare i Tassorosso. Non si erano mai ritrovati faccia a faccia a sostenere una conversazione, ma quelle rare volte che sono entrati in contatto anche in via indiretta o sul Campo di Quidditch, le cose non erano decisamente andate bene fra loro.
    «Aaaah, le mie vacanze sono state una noia mortale!» sbuffò la ragazza con espressione abbattuta, le spalle basse ad indicare maggiormente il suo sconforto. «Sono andata con i miei genitori in Germania a trovare dei parenti e siamo tornati a casa solamente la settimana scorsa, per cui non ho potuto vedere nessuno di voi per tutta l'estate. Ho dovuto fare i compiti di nascosto nei pochi momenti in cui ero nella mia camera e non ho potuto toccare la scopa per tutto il tempo!» esclamò lei andando sul finale ad aggrapparsi, disperata, al braccio sinistro di David, l'espressione apparentemente vicina a delle teatrali lacrime. «Capisci?! Non volo dalla nostra ultima partita di Quidditch! Quando potrò salirci di nuovo sopra mi sarò già dimenticata come si fa a direzionarla, SONO DISPERATA!» La sua voce si fece acuta e disperata a sottolineare lo struggimento derivato da quella orribile situazione. Il volo era parte di Billie quanto lo era la magia che le scorreva nelle vene: farla rimanere coi piedi ben piantati per terra era poco meno che una tortura per lei e ormai la ragazza aveva raggiunto il suo limite massimo di sopportazione prima di esplodere e perdere totalmente il senno. «Sento di star impazzendo.» sospirò alla fine riabbassando la voce e mollando il povero braccio dell'amico per sospirare e sentirsi decisamente più leggera: ora che si era sfogata a riguardo si sentiva decisamente meglio.
    «Bene. Compere!» esclamò di lì a breve, nuovamente allegra e raggiante come al solito, come se non avesse appena interpretato una tragedia greca nel bel mezzo di Diagon Alley. «Da dove vogliamo iniziare?» domandò, perfettamente a suo agio, voltandosi sorridente ad affrontare il volto dell'amico.

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    Abigail Billie Olsen ♦ 15 anni | Tassorosso | Sheet
    I ragazzini che si erano messi ad osservare l'espositore assieme a Billie, ben presto, vennero trascinati via a forza dai loro genitori per andare a fare le compere per cui erano venuti. La ragazza a stento se ne accorse incantata com'era a fissare quel meraviglioso manico di scopa esposto nella vetrina davanti ai propri occhi. Il legno del manico era tanto lucido che, a tratti, non si sarebbe detto esser neppure legno vero; le rifiniture attorno alla coda che tenevano la scopa vera e propria assicurata al manico erano eleganti e distinte, con quei poggia piedi dall'aria tanto comoda che probabilmente avrebbe potuto volare per ore e non essere mai stanca! Continuò a fissare incantata l'oggetto dei suoi sogni indifferente alle occhiate che dentro e fuori dal negozio le venivano rivolte, totalmente estranea a quello che le stava succedendo attorno in quel momento. Ogni volta sempre la stessa storia: quando si concentrava su qualcosa tutto il resto del mondo svaniva. Nel Quidditch, un paio di volte, questa sua caratteristica le era costata un bell'infortunio! In un paio di partite, al suo secondo e quarto anno, era stata tanto concentrata a cercare di afferrare il boccino appena individuato che aveva totalmente ignorato i bolidi spediti in sua direzione; al secondo anno ci rimise la scopa ed una dolorosissima slogatura della spalla dovuta alla caduta da dieci metri d'altezza, l'anno precedente invece si ruppe il braccio che aveva proteso per afferrare il boccino. Almeno era riuscita ad afferrarlo, il che portò Tassorosso a vincere l'incontro.
    Ad ogni modo, tornando a quel giorno di fine estate, il suo essere totalmente assorta nella contemplazione della Firebolt le impedì di pensare al fatto che probabilmente avrebbe dovuto recarsi al Paiolo Magico per incontrare l'amico cui lei aveva dato appuntamento. L'orario era passato da vari minuti ma lei non ne aveva la più pallida idea: per quanto le riguardava avrebbe potuto essere lì soltanto da pochi secondi. Fu quindi una enorme -e spaventosa- sorpresa il sentire la voce di David gridare dal nulla, proprio accanto a lei.
    Billie sobbalzò sentendo il cuore schizzarle rapido in gola, un fiotto di adrenalina a scorrerle rapido per tutto il corpo mentre appoggiandosi ora con la mancina al davanzale esterno del negozio si portava la destrorsa sul petto a tentare di calmare il battito frenetico del suo cuore. Poteva quasi sentire quel rapido pulsare a diretto contatto con il proprio palmo per quanto stava andando veloce in quel momento. «Dio mio, Dave!» esclamò la ragazza sollevando ora lo sguardo sulla figura del ragazzo comodamente poggiato contro la vetrina davanti a sé. «Mi hai fatto venire un infarto!» Come se fosse la prima volta, poi. «Ma quando sei arrivato?» domandò rendendosi conto solo ora di come, in effetti, non si fosse minimamente resa conto del suo arrivo fino a quel momento. O meglio, fino a quando lui non le ha urlato nelle orecchie senza alcun tipo di preavviso.
    Solo a quel punto, nuovamente stabile sulle sue gambe e totalmente presente, rivolse all'amico un enorme sorriso andando successivamente a lanciarsi contro di lui per uno dei suoi soliti abbracci super calorosi e ricchi di affetto che amava dispensare ai suoi amici anche nei momenti più strani ed impensati. Gli gettò le braccia al collo andando a sollevare nel mentre anche la gamba destra come per darsi maggior slancio, sinceramente e genuinamente felice di rivedere finalmente il ragazzo dopo tutte quelle settimane trascorse a casa e lontana dal mondo magico. «Mi sei mancato!» disse con la solita spontaneità prima di staccarsi da lui e guardarlo con il suo sorrisone tutto denti. «Peccato che Sophie non abbia potuto unirsi a noi, mi sarebbe piaciuto rivedere anche lei prima del rientro a scuola...» aggiunse poco dopo con un leggero broncio a distorcere la linea delle sue labbra. «Ma vabbè! L'importante è che stia bene e che ci rivedremo fra pochi giorni!» riprese subito dopo scacciando via quel breve attimo di malinconia. Non era da lei abbattersi o mostrarsi triste, preferiva sempre soffermarsi sui lati migliori di qualunque situazione. E questa non era da meno. Distaccandosi di qualche passo da David e dalla vetrina del negozio, Billie recuperò dalla sua borsetta la lettera spiegazzata ricevuta qualche giorno prima dalla scuola. «Allora, dimmi: come sono andate le vacanze? Pronto per tornare a scuola?» domandò la studentessa con fare leggero ed allegro, l'impazienza a farsi quasi palpabile nella sua voce. «Io non vedo l'ora!»

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