Apertura a.s. 1995-1996

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    Professore di Rune Antiche Preside di Hogwarts
    Niels Vestergaard
    Il sapere è il bastone della vita
    01 settembre 1995 ~ h: 18.45 circa


    Seduto al centro del tavolo degli insegnanti, il Prof. Vestergaard, nonchè preside di una delle Scuola di Magia e Stregoneria più importanti di tutto il pianeta, sorrideva malinconico. Ogni anno restare seduto al centro di quel tavolo pesava sempre un po' di più: quell'anno non dovette soltanto contrastare le voci del consiglio studentesco che lo volevano vecchio e pensionato, ma soprattutto dovette fare i conti con la sensazione di aver perso. Perso tempo, perso energie, perso spazio. La sua figura era conosciuta con il titolo di professore e non di preside. Aveva lasciato un'impronta misera e flebile in quegli anni passati nella sua torre-ufficio. Sospirò osservando la Sala gremita di studenti e celebrando con loro la cerimonia dello Smistamento.
    Ogni anno il Cappello Parlante sembrava trovare una chiave di volta per motivare gli studenti, vecchi e nuovi, ed accoglierli in quella struttura che tutti sentivano come una "casa". Non solo Serpeverde, Corvonero, Tassorosso e Grifondoro dunque, ma soprattutto il senso di famiglia e di protezione che Hogwarts sapeva dare. Il tempo come preside stava per scadere e lui si sentiva immensamente grato per l'opportunità e un ingrato per non averla sfruttata. Per questo motivo, quell'anno le cose sarebbero state un po' diverse. Al solito, il Cappello Parlante parlò delle diversità tra le quattro Case come fossero uno stimolo per arricchirsi gli uni con gli altri. Chiese ai Tassorosso di insegnare l'importanza di essere pazienti, ai Corvonero di diffondere il senso della curiosità, ai Grifondoro disse di far capire la forza dietro ogni paura ed ai Serpeverde chiese di mostrare la fatica dietro ogni loro successo. Parole sagge, come sempre. Parole che colpirono anche il Preside.
    Vestergaard si alzò quando l'ultimo dei ragazzi smistati si diresse verso il tavolo dei Grifondoro e si avvicinò al leggio con il solito sorriso rassicurante stampato sul volto. << Benvenuti ai nuovi e bentornati ai vecchi studenti. Hogwarts sarà sempre qui a darvi il bentornato a casa >> Esordì sempre con la stessa frase procurando un applauso diffuso in tutta la Sala Grande. Lo lasciò sfumare da solo prima di riprendere a parlare << La scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts vanta tra i suoi studenti i migliori maghi e streghe di tutto il continente europeo: questo deve essere sempre un grande motivo di orgoglio per tutti noi. Perpetua Fancourt, Newton Scamander, Albus Silente, Merlino. Questi sono solo alcuni dei Maghi e Streghe più celebri che, esattamente come voi, hanno coltivato loro stessi all'interno di queste mura. Possano essere sempre lì, ad ispirarvi >> Lasciò cadere quella frase tra la folla che ora lo guardava rapita, in attesa della parte più toccante del discorso. << E' inutile negare e sarebbe ancor più stupido ignorare i nostri periodi Oscuri. Ne abbiamo vissuti e come sempre accade per ogni ciclo vitale, ne vivremo ancora. >> Il preside prese la bacchetta e attirò a se un oggetto dalla forma quadrata che pareva essere enorme, nascosto da un velo nero. << Ebbene, la mia più grande speranza è che voi possiate sempre ricordare che Hogwarts ha ospitato studenti di grande prestigio che hanno fatto la storia rendendo grande il loro operato, ma soprattutto è composta di persone che con ogni loro azione desiderano migliorare il futuro dell'interno modo magico. >> con un cenno della mano, Vestergaard indicò tutta la Sala Grande. Si stava riferendo ad ogni singolo studente che aveva la possibilità di rendere migliore il mondo, pur restando nell'anonimato << Ogni singola azione, possa essa sembrarvi fragile come una bolla di sapone ha un peso enorme quando viene svolta con il più nobile degli intenti. Abbiate la forza di non resistere alla solidarietà, all'uguaglianza e alla semplicità. Non ignorate il potere di una buona azione: Hogwarts ha bisogno delle vostre scelte per tornare ad essere prestigiosa. >> Con un gesto della mano, finalmente Vestergaard scoprì l'oggetto nascosto dietro al telo e la figura nel quadro sospeso grazie alla magia salutò la Sala Grande gremita << Perchè di ogni combattente verrà riconosciuta la forza ed il coraggio. Questo quadro è un elogio alla memoria di Jeremiah Warrington, ex studente scomparso prematuramente durante la battaglia di Hogwarts del 1979 e verrà appeso all'ingresso della scalinata principale. Possano le sue gesta essere d'esempio per tutti noi. >> Il preside si fermò, dando spazio alla folla di applaudire la figura che ancora salutava imbarazzata. << Inoltre in Sala trofei verrà istituita una nuova teca "al valore", dove gli studenti che perseguiranno la via della giustizia troveranno un posto per sempre. >> E così concluse un discorso lungo ed incentrato sul valore personale.
    Il vero scopo di tutto questo fu dimostrare quanto preside e Ministero della Magia fossero allineati e determinati ad annientare qualsiasi forma di forza oscura presente e futura. Ad Hogwarts stava iniziando un anno di vera integrità morale.

    ~ PARLATO: #3f4883
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    Aidan Warrington

    Serpeverde - Adottato - Bipolare - Retrocognitivo

    « Se le persone fossero pioggia, gli altri sarebbero pioggerellina e lui un uragano. »



    Anno nuovo, stessa vita. O quasi. Addosso portavo l'uniforme di Serpeverde ed ero fiero di appartenere a quella Casa: mai avevo desiderato trovarmi altrove. Appuntato sul petto il distintivo di prefetto: ero onorato di esser diventato un punto di riferimento per i miei concasati. Passai un mese intero a dirmi che se mi avevano eletto prefetto era perchè avevo le capacità per esserlo e per affrontare i G.U.F.O. e che sarei dovuto ripartire da lì per costruire il me stesso che desideravo da tempo. Ci avevano creduto loro, perchè non dovevo farlo io?
    L'inizio dell'anno mi portava sempre buone sensazioni: ero a casa, ero accettato ed ero pronto a scrivere la mia storia. Ero felice. Davvero. Giunti ad Hogwarts la Sala Grande ci accolse e da brava massa disordinata e decisamente troppo allegra, ci dirigemmo a spintoni e sorrisi verso i rispettivi tavoli. Seduti a chiacchierare tra di noi, ebbi il tempo di incrociare vari sguardi: Lisbeth, Harper, alcuni dei Tisdale, Rooney e la sua tipa Grifondoro decisamente troppo eccitati dopo un'estate da soli, vicino a loro la Weasley che avevo conosciuto a Londra e che mi era parsa tutto sommato simpatica. Intravidi tra i Corvonero Dempsey che sembrava più palestrato che mai. Sorrisi scuotendo il capo. In quel primo giorno niente sembrava poter scalfire quella frenesia da ritorno.
    Entrarono i ragazzini del primo anno, pronti per essere smistati e come sempre ebbero la capacità di zittirci tutti quanti. La Gautier li accompagnò verso il centro della Sala, dove il Cappello Parlante venne esibito ed intonò la sua filastrocca: quest'anno parlò di onore e orgoglio, di Hogwarts e di coraggio. Anche questo fu un bel colpo messo a segno. Applaudii ad ogni Serpeverde che si stava unendo a noi, gettando qualche fischio verso i nuovi Grifondoro.
    Conclusa la cerimonia si alzò il preside pronto a fare quel classico discorso di inizio anno.
    L'unica cosa a cui pensai fu al cibo che avrebbero servito subito dopo.
    Seguii le sue parole inizialmente con interesse e successivamente con varie perplessità. Dove stava andando a parare? Si capiva perfettamente che le sue parole si dirigevano verso un colpo di scena, preannunciato da quel velo nero svolazzante.
    Quando fu scoperto il quadro e venne fatto il nome del fratellastro perduto, tutto divenne nero. Tutto si offuscò ed io non capìì più nulla.


    ~ PARLATO: #045e46
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    Joakim R. Rooney
    Grifondoro - Audace - Innamorato - Metamorfomago
    « Non ha confini il coraggio che nasce dall'amore e per amore si realizza. Pretende di muovere le montagne e spesso le muove »
    Hogwarts ci stava aspettando ed io ero felice di non farla attendere più del dovuto. Sembravo un bambino di cinque anni a Natale: nonostante fossero passati cinque anni pieni dal mio ingresso in quella scuola, quell'anno tutto sembrava nuovo. Avevo Holly al mio fianco. L'estate mi era scivolata addosso in modo diverso proprio perchè ero stato costretto a starle lontano più del dovuto, ma ora potevamo recuperare e ritrovare la nostra intesa. Entrammo ad Hogwarts chiacchierando con gli altri studenti; lei esibendo il distintivo di Prefetto, io quello di Capitano di Quidditch.
    << Che ne dici di sederci vicino al tavolo dei professori? Se non sbaglio il posto dei prefetti all'apertura dell'anno è quello >> Holly avrebbe dovuto rassicurare e guidare gli studenti del primo anno, pertanto i prefetti erano quasi obbligati a stare in bella vista durante la cerimonia dello smistamento. Entrai in Sala Grande e la persi di vista a causa della calca che si era formata; prendemmo posto una volta che la ritrovai. << Sei emozionata? >> Le sussurrai prima di darle un bacio sulla fronte, leggero e dolce. Chiacchierammo per un tempo che mi parve infinito e poi quelli del primo anno entrarono in Sala Grande. Lo smistamento fu più lento del previsto -o così mi sembrò- ed io applaudii ad ogni Grifondoro reclutato ed evitai di rispondere ai cori di Serpeverde: ero abituato a quei presuntuosi ragazzi che spesso avevano tanto da dire e niente da dimostrare. Sotto al tavolo, lontano da occhi indiscreti, posai una mano sulla gamba di Holly, nella speranza che lei posasse a sua volta la mano sulla mia. Ero innamorato più del primo giorno.
    Quando lo smistamento si concluse, la Sala Grande venne pervasa da un tremore d'attesa carico di adrenalina: il discorso del preside era indicativo per l'inizio dell'anno e significava cibo e libertà in arrivo. Gettai uno sguardo verso il tavolo di Grifondoro: avevo una gran voglia di intavolare più discorsi possibili. Ero a casa. Stavo bene.
    Le parole di Vestergaard mi lasciarono perplesso dall'inizio alla fine. Onore, gloria, prestigio...guardai Holly con un'espressione interrogativa sperando che lei cogliesse i miei dubbi. Quando il quadro di Jeremiah Warrington venne esposto, ci capii ancora meno, ma prima di proferir parola attesi che il Preside finisse.
    << E' successo qualcosa che non so? Perchè a me non risulta di essere in guerra. >> Dissi infine coinvolgendo i Grifondoro che avevo attorno. Prima il Ministero della Magia ed ora Hogwarts si comportavano come se fossimo ancora avvolti da tempi oscuri << Qui stanno dando tutti di matto. E poi, chi è quello del quadro? >>

    ~ PARLATO: #a73638
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    Benjamin Dempsey
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    « Chi non è perseverante, non otterrà alcun cambiamento »
    << Visto che sono tuo fratello maggiore, ho chiesto al prefetto Tassorosso di tenerti d'occhio >> mi presi la briga di dare ad Isaac la notizia prorpio un secondo prima di sparire dalla sua vista. La folla di studenti mi inghiottì ed io mi feci trasportare in direzione del tavolo della mia Casa, giustamente opposto a quello dei Tassorosso. Alzai il braccio per salutare mio fratello che stava allegramente dirigendo un fantastico dito medio nella mia direzione. Carino per essere un Tassorosso, vero? Comunque tra noi le cose funzionavano così e ci stava bene.
    Mi sedetti al tavolo dei Corvonero scegliendo un posto qualsiasi e salutando qua e la i ragazzi al tavolo << Ehi, Tisdale! >> chiamai il ragazzo che era del mio stesso anno facendogli gesto di sedersi di fronte a me; per quanto amassi la folla sentivo il bisogno di avere un viso amico vicino << Come è andata la tua estate? >> La prima risposta che immaginai fu "piena di fratelli": mi sarei tagliato un braccio prima di offendere la famiglia Tisdale che comunque mi piaceva, tuttavia avendo un fratello gemello e sentendone tutto il peso, non potevo immaginare cosa potesse provare lui che non soltanto aveva una gemella, ma altri due marmocchietti attorno.
    Riuscimmo a chiacchierare elegantemente per buona parte dello Smistamento e ci zittimmo al discorso del preside che fu lungo, tedioso e carico di interrogativi. Mentre parlava mi presi la briga di osservare la Sala Grande e la mia attenzione venne catturata da un Serpeverde in particolare che sembrava aver visto un fantasma. Quando Vestergaard fece il nome del ragazzo ritratto nel quadro io non riuscii a non escalamare << Ma Warrington non è quel Serpeverde che gioca come Battitore? Non sapevo avesse un fratello >> sussurrai la nozione in direzione di Anrai e attesi pazientemente che quello potesse parlare liberamente

    ~ PARLATO: #2c3852
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    Quando la frittata è fatta, non si può certo tornare indietro. Ogni volta che Roan usciva dalla capanna del Guardiacaccia si sentiva fiero un po' meno fiero di ciò che aveva realizzato. Stesse sbagliando, stesse agendo nel giusto, non sapeva cosa importasse davvero. Non era mai stato uno studente modello, ma si era impegnato giorno dopo giorno e non era bastato: le sue paure lo avevano fregato.
    -Ed io ho fregato loro con questa meraviglia-. Guardò la bottiglia che ormai da qualche minuto non sapeva più dire che cosa contenesse. Non era ancora così perso però, da dimenticarsi degli impegni.
    -Devo solo sedermi e stare zitto-. Anche cercare di mettere un piede davanti all'altro. Era quello il motivo per cui era lì. Almeno era ciò che si ripeteva: nessuna missione, nessun intento. Posò quella roba e si gettò dell'acqua in faccia sprofondando nel lavandino. Se avesse potuto immaginare per sé una vita peggiore di quella quando era entrato ad Hogwarts probabilmente si sarebbe avvelenato. Aveva le labbra secche e gli occhi rossi. Si pulì con un asciugamano, ed uscì rifacendo la strada che aveva fatto mille altre volte.

    Le matricole, così come coloro che erano tornati per proseguire gli studi, affollavano la stanza grande. Al tavolo dei professori il Preside sedeva imperioso nonostante l'età. Era affascinante come gli anni per lui non sembrassero passare, e non era stato certamente uno dei più carismatici della storia.
    Roan entrò quando la cerimonia ancora non era iniziata. Il preside stava salutando i nuovi, e nessuno si accorse praticamente di lui. Certamente molti dei professori lo notarono, e non erano certo suoi estimatori.
    -Un piede dietro l'altro-. Si disse andando ad occupare il suo posto che, al tavolo, era quello più a sinistra nel segmento secondario alla destra di Vestergaard. Incontrò molti sguardi di disapprovazione mentre passava cercando di non essere notato.
    «Scusate il ritardo». Sussurrò ai professori che erano già seduti accanto a lui. Ovviamente non interessava a nessuno ma alcuni si girarono verso di lui, i loro sguardi erano altezzosi e disgustati. «Ho avuto... Tipo... Un problema» Fece un gesto con la mano come se cercasse le parole per giustificarsi. «Uno di quelli intestinali». Fortunatamente sussurrava e nessuno a parte i vicini lo udì. Questi fecero una smorfia e non lo degnarono più di attenzione. Roan si voltò verso i ragazzi, tirò su col naso e si sforzò di non tossire.
    Ora è meglio che stia zitto.
     
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    AL RAVENCLAW IV ANNO LA MENTE SALE
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    Alan Anraí Tisdale
    Won't you tell me what the wise men said?
    Il viaggio era stat tranquillo, passato ancora una volta con i fratelli e gli amici in un via vai di ritrovo.
    Ma per quanto amasse i viaggi in treno, era sempre un sollievo ritrovarsi a rimirare la sagoma scura contro il cielo serale del castello, specie se quello era l'annuncio di un nuovo anno in cui poteva cercare nuove domande e nuove risposte, sul mondo e su di sé.
    Eppure, non si sentiva del tutto tranquillo.
    Da qualche parte nel suo cuore si agitava un piccolo sentimento di preoccupazione.
    Preoccuparsi era soffrire due volte, aveva letto da qualche parte... Eppure, non sapeva come non preoccuparsi né sapeva cosa lo preoccupasse.
    Un presentimento, cresciuto nel periodo in cui i suoi genitori avevano ricominciato ad essere agitati come quando lui e Am erano piccoli: ricordi confusi si sovrapponevano con perfetta coincidenza su situazioni recenti.
    Qualcosa stava cambiando e non in meglio, probabilmente.
    Ma doveva cercare di non pensarci, mentre entrava nel castello, mentre prendeva posto al tavolo della sua casa e salutava i compagni.
    Stavano aspettando il grande momento della serata, lo Smistamento dei nuovi arrivati, quando Jimy, suo compagno di anno e casata, lo salutò sedendosi accanto a lui.
    Quel ragazzo era un balsamo per qualsiasi negatività: la sua genuinità e la sua simpatia mettevano chiunque a proprio agio e Al fu grato per la fortuna di poterlo chiamare amico.
    Oltretutto, era uno dei pochissimi, se non l'unico, a chiamarlo con il suo secondo nome, cosa che gli ricordava di essere qualcosa di più di "Al" o peggio: dell'altro gemello.
    Ciao Jimy! Caotica ed estenuante come sempre, quando hai a che fare con mia sorella... Sai che quest'anno ha tirato di nuovo fuori la storia dell'Acromantula? Ho dovuto dissuaderla dal prenderne una di nascosto e sai bene quanto sia difficile dissuadere Am da fare qualsiasi cosa voglia...
    Tre mesi che per molti sarebbero stati quiete e riposo, per lui diventavano un concentrato di tensione per tenere d'occhio l'uragano Am.
    A te come è andata? Vedo che hai già segnalato tuo fratello alle autorità!, scherzò, indicando con un cenno del mento il gemello Dempsey al tavolo Tassorosso, già pronto a combinarne una delle sue ma prontamente trattenuto dal prefetto della sua casata.
    Se Isaac ed Amelia avessero avuto modo di frequentarsi, probabilmente il castello sarebbe crollato dopo secoli di storia.
    Quelle mura avevano resistito a una guerra? Per Alan non era una garanzia: quei due insieme potevano essere paragonati a un cataclisma.
    Dopo la risposta dell'amico e conversazioni con lui e con gli altri che man mano li raggiungevano o trovavano tempo per parlare con loro tra uno smistato e l'altro - Alan applaudì per tutti, ma forse un po' di più per i nuovi corvetti?, udì le parole del Preside, a cui prestò particolare attenzione.
    Più l'uomo proseguiva, più il ragazzo sentiva crescere quell'apprensione dentro di sè.
    Che ragione poteva esserci di fare un simile discorso, se un pericolo o una minacia non fossero stati davvero probabili, se non addirittura imminenti? Era forse anche questo che agitava i suoi genitori e i suoi parenti?
    Quando fu rivelato il quadro di Jermiah Warrington, Alan si ritrovò a trattenere il fiato, drizzand la schiena e irrrigidendosi.
    Quello era il volto del ragazzo che sua madre aveva conosciuto, di cui aveva sentito parlare poco, in modo contraddittorio e amaro.
    Potevano esserci stati alterchi ai tempi della scuola, ma la sua scomparsa aveva segnato molti.
    Ebbe la distinta sensazione di non essere il solo a rimanere colpito dall'evento, ma furono le parole di Jimy a riconnetterlo, seppure non pienamente, con il mondo reale. Il suo capo si girò automaticamente verso il tavolo Serpeverde, cercando un volto in particolare.
    Ed eccolo lì: "l'altro Warrington".
    Visibilmente sconvolto.
    Si... Era suo fratello...
    Avrebbe voluto aggiungere che i due probabilmente non avevano fatto nemmeno in temo a conoscersi davvero, ma chi era lui per dire come fosse stata l'infanzia di uno e la gioventù dell'altro?
    Anche se a giudicare dall'espressione del Warrington vivente, quello era un colpo particolarmente pesante, nel bene o nel male.

    ~ PARLATO: #71D0FF
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    Edited by Isolde Máiréad Cornwell - 3/9/2019, 12:36
     
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    « Chi non è perseverante, non otterrà alcun cambiamento »
    Era bello tornare a sedersi in un posto diverso, in un ambiente che coltivava una parte di me: quella che pur allontanandomi dalla mia famiglia, mi stava dando un'identità personale. Era difficile bilanciare entrambi i mondi: la mia famiglia seppur riuscisse a non far sentire nè me, nè mio fratello dei mostri, non riusciva a capirci completamente. Non sapeva come relazionarsi a questo mondo che per me stava diventando così fondamentale.
    L'aspetto positivo di questo giro sulla giostra delle emozione è che io ed Isaac siamo riusciti ad unirci ancor di più, anche se Hogwarts gli ha dato mille occasioni in più per diventare il classico combina guai. << Bhe, Alan, mi è capitato di trovare un Prefetto Tassorosso sull'Hogwarts Express. Giuro che non sono andato a cercarla, anche perchè non ho capito bene cosa significhi essere prefetto, a parte per la questione dei punti >> Feci spallucce raccontando la verità. Suonava strano in effetti << Comunque non sarebbe male se Isaac si desse una regolata, anche se non ha mai male fatto a nessuno >> in fin dei conti, i suoi scherzi partivano per caso e quasi sempre non finivano a far male a nessuno. Ma non si sa mai, ecco. << Prevenzione. >> Chiusi il discorso scuotendo la mano in aria, come se stessi proteggendo il fratellino minore, quando in realtà proteggevo i suoi punti, i suoi compagni e me dalle battutacce sulla sua stupidità.
    << Siamo andati in campeggio sul lago di Garda quest'anno. Generalmente i miei scelgono sempre l'Italia per passare le vacanze. E solitamente ci buttiamo ai campeggi, spesso al lago. Ci sono posti meravigliosi, sai? Con tutti quei colori... e le temperature! Il sole è così diverso rispetto a qui! >> Feci vari cenni d'assenso quando mi parlò di sua sorella. Era una ragazza fuori di testa e ringraziavo il cielo che ancora non avesse stretto amicizia con mio fratello; quei due messi insieme avrebbero potuto distruggere buona parte di Hogwarts. << Ci sa andare piano tua sorella. Le Acromantule sono animaletti graziosi e con tutte quelle zampette, chissà quante cose possono fare contemporaneamente. >> Ironizzai: erano davvero poche le creature più improbabili delle Acromantule, ci voleva fantasia per desiderarne una al quarto anno di scuola. Dopo soltanto un anno che si frequentava il corso delle Creature Magiche.
    Il discorso si fece immediatamente più cupo con la fine di quello del Preside. Quel "era suo fratello" che Alan aveva pronunciato con un sussurro rigido. Restai in silenzio, cercando di pensare a tutto quello che sapevo di Aidan e l'unica cosa che riuscii a pronunciare fu << Non si sono mai conosciuti comunque. >> e dopo qualche altro istante << Deve essere orribile vivere una situazione di questo genere. Si vede che nessuno ha pensato di avvisarlo. E' un colpo basso >>

    ~ PARLATO: #2c3852
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    « 15 anni - Il Sole - Grifondoro »

    PARLATO#993366
    PENSATO #d279a6


    Fu difficile contenersi dall'abbracciare e non fermarsi a chiacchierare con chiunque incontrassi. Avevo speso tre quarti del mio viaggio in treno su e giù per i vagoni a salutare i miei amici e dispensare qualche saluto e qualche consiglio alle matricole, che entravano quest'anno. Non appena partito il treno, mi ero subito infilata la divisa, avevo appuntato la spilla da Prefetto orgogliosamente al pullover e avevo cominciato con i miei oneri ed i miei onori.
    Ci avevo messo un po' a trovare Joakim, in mezzo a quel ammasso di gente, ma, una volta ritrovati, avevamo trascorso un po' di tempo a riaggiornarci riguardo le settimane passati distanti. Ora, stavo tornando ad Hogwarts ed ero -se possibile- ancora più felice degli anni scorsi. Tenevo per mano, forse la persona più importante al mondo, dopo i miei famigliari ed ero stata investita di un onore non indifferente, venendo scelta come Prefetto.
    Nel viaggio verso il Castello, Joakim mi ricordò che non avrei potuto sedermi dove volevo quest'anno. Almeno non all'apertura dell'anno scolastico e, rinsavita dalle mie stesse emozioni, mi voltai verso di lui ed annuii concitata: -Oh, sì! Grazie per avermelo ricordato!- esclamai nervosa, prendendogli la mano e giocherellando con le sue dita: -Fosse stato per me, mi sarei seduta anche al tavolo dei Tassorosso, tanto sono agitata- mi passai una mano sulla fronte, cercando di calmarmi, ma era più forte di me. Ero troppo entusiasta.
    Per ciò, quando varcai la Sala Grande, fui quasi presa da un'emozione ancora più forte di quella provata il mio primo anno, allo Smistamento. Ero pienamente felice e dovetti trattenermi dal mettermi a piangere per la gioia prima che entrassero i ragazzini per essere smistati.
    Nessuno avrebbe voluto una Prefetto singhiozzante.
    Riuscì a tranquillizzarmi un po' Joakim con un leggero bacio sulla fronte ed io sollevai lo sguardo su di lui, mordendomi il labbro: -Si nota tanto, eh?- chiesi inarcando le sopracciglia, rispondendo alla sua domanda, prima di prendere un profondo respiro: -E' solo che... La sento una cosa così importante e grande e non voglio deludere le aspettative di coloro che mi hanno concesso questo onore!- gli spiegai, portandomi una mano al petto, voltando lo sguardo ai professori.
    Come da previsione, non riuscii e trattenere la gioia, ogni qual volta che un ragazzino veniva smistato a Grifondoro. Mi alzai in piedi per ognuno di loro, battendo le mani come una foca infoiata e sorridendo a tutti con il mio solito entusiasmo esagerato. Sentii qualche occhiataccia di derisione addosso, proveniente soprattutto da parte dei Serpeverde, ma non mi importava. Ero felice che le fila di Grifondoro si stessero riempiendo di nuovi, promettenti, giovani animi.
    Quando lo smistamento, finalmente, finì, sentii le spalle rilassarsi e, immediatamente, andai a stringere la mano di Joakim, che era andata a posarsi sulla mia gamba, dolcemente, in un gesto di rassicurazione. Mi voltai a dedicargli uno sguardo emozionato e gli sorrisi, mentre spostavamo assieme lo sguardo sulla lunga tavolata, composta dai nostri compagni e dalla nostra famiglia.
    Inspirai a pieni polmoni, prima che il preside prendesse la parola. Eravamo tutti molto trepidanti di sentire il discorso che aveva preparato per quel inizio d'anno e ci zittimmo all'unisono, quando cominciò a parlare. Le sue parole lasciarono confusi tutti: perchè ci parlava delle grande gesta dei grandi maghi, che aveva studiato lì? Che fine avevano fatto i discorsi sull'impegnarsi, sull'aiutarsi a vicenda e sulla meraviglie di Hogwarts? Aggrottai la fronte e mi voltai verso Joakim nello stesso istante in cui lui si voltò verso di me, con la mia stessa espressione interrogativa in volto. Ah, quindi non ero solo io quello che lo stava trovando strano. Scrollai le spalle al dubbio di Joa, perchè davvero non sapevo di cosa il preside stesse parlando.
    -Ci ha appena definiti "combattenti"?- bisbigliai, sporgendomi appena verso Amelia. Mi aspettavo una qualche battuta tipo "Io sono un cavaliere, non un combattente! Ma come si permette?", ma non ebbi il tempo di ascoltare la sua risposta perchè proprio in quel momento il drappo nero, che copriva un quadrò si volatilizzò, scoprendo il soggetto della pittura. Restai senza fiato, quando venne pronunciato il nome del ragazzo rappresentato e, immediatamente, il mio sguardo saettò verso il tavolo dei Serpeverde, tra i quali militava l'altro Warrington, il nostro Warrington. Lo vidi congelarsi sul posto, come se gli avessero appena lanciato addosso una secchiata di acqua gelida: -Oh, no...- mormorai, mentre la sala si riempiva di bisbigli. Joakim si domandò chi fosse quello nel quadro ed il mi umettai le labbra prima di rispondergli, senza distogliere lo sguardo da Aidan: -Quello è Jeremiah, è morto nella battaglia di Hogwarts e... sembrerebbe essere qualcosa tipo il fratellastro di Aidan- scossi le spalle, ora tornando a guardare Joakim: -Le voci dicono che non sembra abbia un buon ricordo di lui, anzi- gli spiegai con un inspiro profondo, tornando a guardare Aidan: -Chissà come si sente- mi chiesi, prima che partisse un applauso confuso ed incerto alla chiusura del discorso del preside.

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    Per buona parte del viaggio in treno David era stato nascosto per evitare sua sorella. E poi, all'arrivo a scuola, era andato a sistemarsi subito al tavolo dei Tassorosso come suo solito, sedendo insieme alle amiche Billie e Sophie. Ogni anno a partire dal suo secondo a scuola, la parte per lui più importante del Banchetto di Inizio Anno era appunto il banchetto. Non prestava mai grande attenzione allo Smistamento, né tanto meno al discorso del preside. Dopotutto non si trattava mai di qualcosa che lo riguardava in prima persona, o che poteva suscitare la sua attenzione in qualche maniera.
    Quell'anno, però, le cose erano ben diverse. Durante lo Smistamento prestò attenzione quando venne chiamata "Brooms, Caroline Morgana", e scrutò la mocciosa mentre quella andava camminando tutta smorfiosa a sedersi sullo sgabello davanti al tavolo dei professori. Per poco, però, non gli prese un accidenti quando sentì il Cappello Parlante gridare il nome della Casa in cui il petulante piccolo mostro avrebbe passato i successivi sette anni. Serpeverde? Seriamente? Una Brooms a Serpeverde? Beh, spiacente, ma proprio no. «Da questo momento in poi, quella maledetta mocciosa non è più una Brooms. Sono ufficialmente di nuovo figlio unico!» esclamò il ragazzo con sicurezza e fastidio al tempo stesso, rivolgendosi alle sue migliori amiche, mentre con sconforto andava a lasciar cadere la testa sul tavolo. Inutile dire, quindi, che non seguì per niente il resto dello Smistamento, e che perfino il suo stomaco si chiuse. Ora non aspettava più con ansia nemmeno il momento di mangiare, voleva solo lasciare la Sala Grande e andarsene a letto.
    Completamente a sorpresa, a ridestare la sua attenzione fu invece il discorso del preside. Qualcosa che non si aspettava, visto lo scarsissimo interesse che aveva provato per tutti i suoi discorsi precedenti. In effetti, più che le parole del preside a catturare l'attenzione fu quello che una volta scoperto si rivelò essere un quadro. Un quadro che a quanto pareva ritraeva uno studente di Hogwarts che aveva perso la vita durante la battaglia del 1979. Ciò che più di ogni altra cosa catturò la sua attenzione fu proprio il nome di quello studente. Jeremiah Warrington. Warrington. Immediatamente, con uno scatto talmente rapido da dargli quasi il colpo di frusta, la sua testa si voltò in direzione del tavolo di Serpeverde, cercando con lo sguardo il coetaneo che portava quello stesso cognome. Non ebbe troppa difficoltà ad individuare il ragazzo in questione, visto che non erano poche le teste voltate verso di lui in quel momento. Interessante...
    Quando si trattava di farsi gli affari degli altri, Dave era forze il ragazzo più curioso e ficcanaso di tutta la scuola. Prima o poi veniva sempre a scoprire che cosa la gente cercava di nascondere. Ed ora era diventata sua intenzione scoprire che cosa nascondeva quel ragazzo in particolare, e che legame poteva avere con il tipo del quadro presentato dal preside. Ma comunque aveva indubbiamente tempo per scoprirlo, e ci si sarebbe dedicato nel corso dell'anno scolastico, anche a costo di andare a fare personalmente delle indagini in luoghi come la biblioteca della scuola. Sicuramente, una volta scoperto l'inghippo, sarebbe stato in grado di metterci su un articolo degno di essere considerato tale. Avrebbe finalmente potuto dimostrare alla Zabini di essere il miglior giornalista di tutto il Cavillo, ed avrebbe ottenuto in quel modo grande onore!
    Per il momento, comunque, si limitò a memorizzare tutta la parte finale del discorso del preside. Quello era indubbiamente un inizio. Magari avrebbe potuto cominciare a scrivere qualcosa riguardo a quello che il preside aveva annunciato. E forse, una volta pubblicato quello, nuove informazioni gli si sarebbero potute palesare per buttare giù l'articolo di gossip che desiderava. Ottenere il permesso della Zabini, e soprattutto della professoressa Dumal, per poterlo pubblicare era solo un inutile dettaglio.


    ~ PARLATO: #FFCC66
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    « Corvonero - IV anno - Timido - Brillante - Scheda »
    Il viaggio sull'Hogwarts Express non era stato dei migliori, ma Aiden confidava nel banchetto d'inizio anno: uno dei momenti più grandiosi, ad Hogwarts, e tra i suoi preferiti, con esso si dava anche il benvenuto ai nuovi smistati. Ad Aiden piaceva rivedersi in tutti quei primini preoccupati e desiderosi di cominciare la loro avventura, poiché si ricordava bene quel mix di emozioni, tra tensione, paura, incertezza, ma anche una certa dose di adrenalina e baldanza. E poi, il cibo era fenomenale. Nulla a che vedere con ciò che cucinava sua madre... La signora Jones aveva tante buone qualità, certo, ma non era una brava cuoca. Il giovane Corvonero si era ritrovato tante volte a sognare il cibo di Hogwarts, d'estate, talmente tanto da pensare che non sarebbe mai più riuscito ad apprezzare la cucina della donna. Fortunatamente, non era morto di fame. Però Hogwarts gli era sempre mancata profondamente per tutto il periodo estivo.

    Varcando la Sala Grande, infatti, fu colto da un'enorme stretta al cuore. Un unico brivido gli percorse il corpo allampanato, mentre un sorriso naturale gli si formò sul volto fin troppo stanco da quel viaggio infernale. Era finalmente tornato a casa: tutto sarebbe andato bene finché sarebbe rimasto lì, al sicuro, tra i suoi compagni, a studiare ciò che amava. Si sarebbe potuto tirare su di morale... O forse no? Beh, sarebbe stata soltanto una sua decisione e non voleva perdere tempo. Non doveva pensare a Lisbeth, seduta al tavolo di Serpeverde con chissà chi... Doveva essere indipendente.

    Cominciò la sua opera decidendo di sedersi vicino a due volti che conosceva bene: Alan Tisdale e Benjamin Dempsey, già incrociato precedentemente nel vagone cinque dell'Espresso. Alan era una delle persone più buone e rassicuranti al mondo, quindi vederlo non fece altro che aumentare il volume del suo sorriso ancora di più (se umanamente possibile!) e decise di prendere posto al suo fianco.

    « Che mi sono perso? » Esordì, sfiorando con lo sguardo entrambi i compagni di casata. Si stava forse infilando in una conversazione appena cominciata o avevano finito di parlare? Non avrebbe voluto risultare sgarbato, ovviamente, né disturbare i due ragazzi.

    Si persero tra le chiacchiere, almeno finché non cominciò la Cerimonia di Smistamento. Il giovane si ritrovò ad applaudire per chiunque, non solamente per i ragazzini smistati a Corvonero, e si perse più e più volte nei suoi pensieri. Fu il discorso del preside a riportarlo coi piedi per terra. C'era qualcosa nelle parole di Vestergaard che gli mise addosso una strana apprensione, una forte inquietudine che non si seppe spiegare. Razionalmente, sarebbe potuta solo essere colpa del suo umore nero, ma notò che anche lo sguardo di Alan racchiudeva lo stesso sentimento del suo. Un discorso del genere si sarebbe spiegato solamente se si fossero trovati ancora in quei tempi bui, tempi di guerra e caos che né Aiden né i suoi genitori avevano mai vissuto... Ma il Corvonero ne conosceva tutti i dettagli, tanto ne aveva letto al riguardo.
    Così, quando venne svelato il quadro di Warrington, Aiden sussultò, ma decise di non rispondere alle domande di Jimy. Ascoltò semplicemente, il silenzio tra i ragazzi grave e teso.

    « È quel ragazzo lì, vero? Aidan, dico, » e fece solamente un cenno con la testa ad un Serpeverde dall'espressione indecifrabile, seduto tra gli altri. L'aveva riconosciuto perché giocava nella squadra di Quidditch da tempo.

    « Dite che... Stia bene? Mi sembra un po' pallido... »

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    « 01.09.1995 - 4T Team - Start of Something New»


    Sarebbe stato un inizio anno come ogni altro - ognuno al proprio tavolo fatta eccezione per quelli che avevano da salutare amici di altre case che non avevano fatto in tempo a ritrovare sul treno e nel tragistto fino a lì, lo smistamento dei nuovi, accolti calorosamente in ogni caso, il discorso del Preside, il banchetto...
    Ma qualcosa non andò come previsto, perché il discorso del Preside cgettò un silenzio tombale sulla Sala intera per qualche secondo, prima che il classico mormorio concitato dei commenti "discreti" ne prese il posto con lo stesso fragoroso ronzio di uno sciame di cavallette.
    In mezzo alla confusione che si era venuta a creare, sembrava impossibile ritrovare un briciolo di quiete, mentre sguardi saettavano da una parte all'altra, da un viso all'altro, finendo per convergere su pochi elementi: il preside, il quadro, il Serpeverde che sembrava sul punto di esplodere.
    Sedute ai lati estremi della Sala, Autumn e Amelia si guardarono: la piccola sembrava terrorizzata, cercando la rassicurazione della maggiore e trovando nel suo sguardo solo confusione.
    Tum avrebbe voluto mettersi a piangere e urlare che non era colpa sua e non c'entrava niente con la storia del ritratto, sicura che Warrington e Harper avrebbero cercato di sfruttare quell'occasione per farle pagare l'insolenza ardita che aveva avuto in Sala Comune.
    Ma si rendeva conto allo stesso tempo che una simile dichiarazione non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione, dando proprio il pretesto per ricatturare la non benevola attenzione dei due concasata.
    Si sentiva tremare tutta, come se ogni sua forza si concentrasse nelle gambe e nella schiena rigida: alzarsi e scappare, alzarsi e gridare a qualcuno di fare qualcosa, qualsiasi cosa...
    Se le sue parole, e solo quelle, avevano scatenato in Warrington una furia terribile, che cosa stava provando ora che veniva esposto così a tutta la scuola?
    Am..., sussurrò la piccola Tisdale, come se la sorella all'altro capo della sala potesse sentirla.
    Alan dispensava ottimi consigli e organizzava piani impeccabili, Albert trovava sempre il modo di conciliare punti di vista divergenti e sapeva farla ridere come nessun altro.
    Ma era sua sorella, era Amelia quella che aveva sempre pensato fosse capace di azione.
    Dopotutto, era Re Artù con la gonna, le diceva sempre. Era il cavaliere pronto a intervenire per riparare le ingiustizie e i torti.
    Nessun'altro, agli occhi di Tum, poteva fare qualcosa, se non lo avesse fatto Amelia.
    E forse per il legame di sangue che correva tra loro due, tra tutti e quattro i ragazzi Tisdale, Amelia la osservava come se capisse il tumulto interiore e solo un cenno di assenso chiuse quel silenzio, prima che la Grifondoro, mentre imprecava tra sé e sé per l'azzardo a cui si preparava - Merlino mi schianti... -, alzandosi in piedi sopra la panca e sopra il tavolo della sua casata (a ramengo le pietanze che le finivano sotto le scarpe, avrebbe saltato la cena se doveva!), raccogliendo coraggio e aria nei polmoni, gridò rivolta al tavolo degli insegnanti:
    Non vedete che quel ragazzo sta male? Fate qualcosa!
    Il suo sguardo ora sfidava ogni insegnante: probabilmente le sarebbe costata la punizione a vita e l'odio dell'intera casata per aver fatto eprdere loro ogni punto da qui al suo M.A.G.O., ma per Giove! quello che andava fatto andava fatto e non c'era rivalità di casata che reggesse: un ragazzo stava male per quello che stavano facendo, qualcuno doveva dire e fare qualcosa.
    Saltò giù dal tavolo e fece per dirigersi a passo spedito verso il tavolo degli insegnanti, se una mano non l'avesse afferrata e trattenuta: Alan.
    Il Corvonero guardò la sorella con rigida comprensione, prima di alzarsi anche lui, mentre entrambi venivano raggiunti da Albert.
    Lei guardò entrambi i fratelli per un momento come se non li conoscesse, concentrata sul suo obiettivo - il quadro - com'era, ma presto riconobbe la loro solidarietà e insieme cercarono di dirigersi dal Preside.
    Se Amelia fosse finita in punizione, non ci sarebbe andata da sola.


    ~ Amelia: #FF7171 ~ Alan: #71D0FF
    ~ Albert: #FF7F50 ~ Autumn: #7FFFD4

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    Edited by Isolde Máiréad Cornwell - 13/5/2020, 16:22
     
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    31 anni Ex Corvonero Bibliotecario Sfigato
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    Mattew Camomilla
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    Erano passati ormai diversi anni, tredici per l'esattezza, da quando Matt aveva terminato la scuola, e non pensava che ci sarebbe tornato mai più. L'ultima volta che aveva messo piede a Hogwarts, era nel ben mezzo del regime di Voldemort, e quelli come lui erano stati privati perfino del diritto di considerarsi maghi. Se a ciò si aggiungeva l'insolito colore azzurro dei suoi capelli, dovuto a quella malattia che quasi lo uccise quando era bambino, per lui le cose ai tempi della scuola erano state anche peggio che per gli altri figli di Babbani. L'unica ragione per cui era sopravvissuto a quegli anni era Faramir Gondor, il suo eroe, colui che aveva lottato strenuamente per difenderlo per anni. Ma poi Faramir era uscito da scuola un anno prima di lui, e Mattew aveva quasi perso la faccia. Letteralmente. Dei bulli avevano cercato di asportargliela via con un Diffindo, e il regime non aveva fatto nulla per impedirglielo, ragione per cui tutt'ora aveva una cicatrice che gli tagliava diagonalmente il viso. Visti quei presupposti, quindi, era assurdo anche solo provare a pensare che Matt desiderasse rimettere piede dentro Hogwarts. Ed invece, all'inizio di un nuovo anno scolastico, eccolo lì, seduto in un angolino in fondo al tavolo dei professori.
    Aveva passato anni a lavorare come bibliotecario presso la biblioteca Merlino&Morgana a Bristol. Aveva anche preso casa in affitto abbastanza vicino a quel luogo, in modo da poter andare a lavoro in autobus, visto che non aveva la patente per Materializzarsi e in casa non aveva un camino collegato alla Metropolvere. Siccome era estremamente maldestro non gli permettevano di maneggiare volumi antichi o delicati, perché c'era sempre il rischio che li rovinasse per sbaglio, ma comunque se la cavava bene nel suo lavoro, e gli piaceva molto quella biblioteca. Un po' meno apprezzava il dover seguire sempre i nuovi arrivati o gli studenti di Hogwarts in stage, ma comunque lo faceva sempre con piacere. E poi, sul finire dell'estate, a sorpresa gli era arrivata dai vertici della biblioteca la proposta di trasferimento altrove. A Hogwarts. Lì per lì era rimasto molto perplesso, e se avesse dato una risposta definitiva così su due piedi, probabilmente avrebbe detto che no, grazie tante, ma non aveva la minima intenzione di andare a lavorare a Hogwarts. Ci aveva invece pensato su per qualche giorno, ed infine aveva accettato. Dopotutto la paga era un pochino più alta, e per una persona nelle sue condizioni di estrema povertà, con un debito enorme contratto dalla sua famiglia da ripagare, qualche soldo in più non faceva affatto male, anzi tutto il contrario.
    E dunque, in vista dell'inizio del nuovo anno scolastico, Matt aveva fatto le valigie e si era trasferito a Hogwarts, dove sarebbe rimasto fino all'estate successiva, quando sarebbe poi tornato a casa sua per le vacanze. Come era ovvio immaginare, per lui fu estremamente strano entrare nuovamente in quel castello, soprattutto perché ovunque si girava non faceva che vedere luoghi che gli facevano riaffiorare alla mente i ricordi degli anni passati a scuola. E di quei ricordi ben pochi erano piacevoli, la maggior parte non lo erano affatto. Già varcare il portone d'ingresso gli aveva fatto tornare in mente quella volta in cui Faramir e Alyssa lo avevano salvato da una punizione del tutto immotivata e crudele che aveva ricevuto, quando frequentava il quinto anno. Entrando in Sala Grande, invece, aveva lasciato cadere uno sguardo nostalgico sul tavolo di Corvonero, dove parecchie volte si era seduto vicino a Luka o a Faramir cercando di passare del tutto inosservato agli occhi di chiunque altro per non essere preso di mira. Guardare il tavolo di Grifondoro, invece, gli fece tornare in mente Etienne Stone, che si era divertito a maltrattarlo fin dal suo primo anno; ricordi simili riaffiorarono anche puntando lo sguardo sul tavolo di Serpeverde, che all'epoca era abituato a tenere sempre d'occhio per accertarsi che nessuno si alzasse da lì per andare a cercarlo. Dopotutto il suo carattere timido e la sua paura di tutto e tutti lo avevano reso il bersaglio preferito dei bulli della scuola da ben prima che Voldemort salisse al potere.
    Quel giorno, però, le cose non erano più come erano state un tempo. Non sarebbe andato a sedersi al tavolo di Corvonero insieme ai suoi compagni di Casa, ma al tavolo dei professori insieme agli altri adulti. Siccome all'interno della scuola aveva un ruolo secondario rispetto a quello degli insegnanti, il suo posto a tavola non era al centro ma ad un lato, ed ovviamente gli andava più che bene così. Era più difficile, stando in disparte, che qualcuno notasse la sua presenza, nonostante la sua figura spiccasse comunque abbastanza a causa del colore insolito dei suoi capelli e della grossa cicatrice che aveva in viso. Matt aveva comunque intenzione di farsi notare il meno possibile, e di continuare a fare lo stesso per tutto l'anno scolastico. Ci teneva ad evitare di essere preso di mira dagli studenti anche ora che era adulto, visto che ne aveva avuto più che abbastanza quando era un ragazzino.
    Non scambiò più di qualche convenevole con il resto del personale della scuola, balbettando timidamente quando gli veniva rivolta la parola, ma si ammutolì completamente quando i ragazzi iniziarono a mettere piede in Sala Grande. Mentre gli studenti prendevano posto ai tavoli delle quattro Case, prese un bel respiro e cercò di stare il più calmo possibile. Ai tempi della scuola aveva sviluppato una fortissima empatia, che gli permetteva di percepire le emozioni di chi lo circondava come fossero state le sue. Tuttavia era da quando lui stesso era uno studente che non si trovava in una situazione con così tante persone tutte insieme, e quindi non era certo di essere pronto alla travolgente valanga di emozioni che avrebbe sentito. Stava infatti già iniziando a sentire male alla testa prima ancora che tutti gli studenti si fossero seduti. Per la maggior parte erano felici, anche se riusciva a percepire qualche caso isolato che lo era decisamente di meno, nonostante gli venisse impossibile individuare di chi si trattasse. Con uno sguardo al tavolo di Tassorosso, Matt individuò David, il ragazzo che aveva seguito durante lo stage che aveva fatto in biblioteca quell'estate, e gli rivolse un sorriso ed un breve cenno di saluto, ma quello sembrava così preso da altro che probabilmente non lo notò nemmeno. Avrebbe comunque avuto modo, durante il corso dell'anno, di chiedergli dei suoi progressi.
    Durante la cerimonia dello Smistamento, fra la gioia e l'eccitazione generale, Mattew sentì spiccare lo sconforto misto a rabbia che riuscì ad individuare provenisse proprio da David, mentre quella che poteva solo immaginare fosse una sua parente andava a sedersi al tavolo di Serpeverde. Poi venne il discorso del preside, e la situazione cambiò immediatamente. L'uomo stava parlando di Hogwarts e dell'importanza di alcune persone che vi avevano studiato in passato, per poi spostare il discorso sulla guerra e sui momenti bui che la scuola aveva passato. Ovviamente Matt si ritrovò subito a ripensare ai momenti terribili che lui stesso aveva vissuto in prima persona, tanto che un brivido gli percorse la schiena senza che lui potesse fermarlo, facendolo tremare vistosamente per alcuni istanti. Fu a quel punto che il preside scoprì il quadro di Jeremiah Warrington, studente di qualche anno più grande di Matt che aveva perso la vita durante la battaglia del 1979. Lui personalmente non aveva mai parlato con quel ragazzo, ma ricordava di essere stato molto dispiaciuto di sentire della sua morte; si trattava, dopotutto, di un evento davvero triste.
    La comparsa di quel quadro, comunque, fu seguita da reazioni di ogni genere da parte degli studenti presenti in sala. Mattew sentì come se qualcuno gli avesse tirato un possente cazzotto in petto, strappandogli via tutta l'aria dai polmoni. Emozioni. Tante. Diverse. Intense. E soprattutto tutte insieme. Non riusciva a distinguere a chi appartenessero, ma le stava provando come fossero le sue, al punto che iniziò a girargli la testa vorticosamente ed iniziò a provare un forte senso di nausea. Non era mai riuscito a controllare pienamente quel potere, nonostante avesse imparato ormai da molti anni a conviverci. Ed ora, che per la prima volta dopo così tanto tempo si ritrovava nuovamente in una sala gremita di gente che provava emozioni travolgenti, doveva ammettere che era completamente fuori allenamento, e rischiava di crollare.
    Poi, all'improvviso, riuscì a distinguere un'emozione più intensa di tutte le altre. Non riusciva a classificarla in maniera definita, ma a differenza di tutte le altre riusciva a percepire da dove veniva. Apparteneva ad un ragazzo seduto al tavolo di Serpeverde, del quale non conosceva né il nome né le motivazioni per tanto coinvolgimento. E Matt riusciva a percepirla fin troppo per i suoi gusti, tanto che non riuscì a reagire in alcun modo. Voleva voltarsi verso chi aveva seduto accanto per chiedere chi fosse quel ragazzo, ma non ne trovò le forze. Riuscì solo a rimanere immobile, respirando affannosamente, e cercando di non svenire per l'intensità di quell'emozione altrui che stava provando. E quello, già da solo, non era affatto un compito semplice.


    ~ PARLATO: #93f1f5
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    Abigail Billie Olsen ♦ 15 anni | Tassorosso | Sheet
    Appena scesa dall'Espresso Billie si era messa subito alla ricerca dei suoi migliori amici. Cambiatasi d'abito indossava adesso la sua nuovissima divisa di Tassorosso che, a differenza di quella usata nei due anni precedenti, le calzava perfettamente. Appuntata sul petto aveva la sua spilla da Prefetto mentre i capelli erano stati legati in un'alta coda di cavallo così che durante il banchetto non le avessero dato alcun fastidio. In punta di piedi aveva cercato i suoi amici nella calca di studenti appena scesi dal treno e, una volta individuati, si unì a loro per raggiungere il Castello. Inutile dire quanto fosse elettrizzata all'idea di poter finalmente mettere di nuovo piede nei territori di Hogwarts.
    Finalmente riunita a David e Sophie si sentiva completa e felice, al settimo cielo. Percorse con loro tutta la strada fino all'ingresso della scuola chiacchierando con i due del più e del meno ma, soprattutto, cercando di confortare il nuovo Capitano della squadra di Quidditch del Tassorosso in merito allo Smistamento della sorella. Billie era sicura di dove la piccola peste sarebbe andata a finire, ma David aveva negato con tutto se stesso quella possibilità portando alla fine la ragazza ad arrendersi alla sua convinzione e cercare semplicemente di confortarlo facendogli presente che qualunque Casa fosse stata scelta, non sarebbe mai stata Tassorosso. La cosa sembrò tranquillizzarlo solo in parte oltre al fatto che, essendo sua sorella una primina, durante tutta la durata del banchetto non avrebbe potuto avvicinarsi a lui visto che al momento, mentre loro stavano varcando le soglie del Castello, lei si trovava assieme a tutti gli altri undicenni sulle barche che li avrebbero condotti attraverso il Lago Nero ad Hogwarts per la prima volta. Inoltre, anche una volta arrivata, lei sarebbe rimasta assieme al resto dei ragazzi del primo anno ad attendere di essere Smistata, in piedi, davanti ai professori, mentre loro tre sarebbero stati comodamente seduti al tavolo di Tassorosso a rimirare da lontano la scena al sicuro dalla sua presenza. Per finire, una volta smistata -in qualunque altra Casa- sarebbe andata a sedersi al relativo tavolo e non avrebbe potuto alzarsi per raggiungerne un altro. L'impegno di Billie e Sophie riuscì a distrarre David per un po'. Avevano raggiunto la Sala Grande e si erano andati a sedere al lungo tavolo di Tassorosso più o meno verso la sua metà, così da lasciare un po' di spazio all'estremità più vicina al tavolo dei professori per far accomodare i futuri nuovi membri della Casata.
    Avevano iniziato a chiacchierare e rilassarsi, a salutare i loro compagni ed amici ed aggiornarsi con loro sulle novità delle vacanze. Billie aveva ricevuto i complimenti di alcuni coetanei per la nomina a Prefetto, ma la maggior parte delle attenzioni venne calamitata da David per la sua promozione a Capitano della squadra di Quidditch. Il discorso le fece tornare alla mente il piccolo bisticcio cui aveva preso suo malgrado parte sul treno, ma si forzò di scacciar via il pensiero all'istante per concentrarsi sulla felicità del momento. Questa, tuttavia, non durò a sufficienza. Ben presto i primini fecero il loro ingresso nella Sala e il trio delle meraviglie tornò tutto teso a pensare ad una sola ed unica cosa: Caroline Morgana Brooms. Dato che il suo cognome iniziava per B il suo turno arrivò abbastanza in fretta e, quando il Cappello si posò sulla sua testa, ci volle poco perché il responso risuonasse chiaro e forte per tutta la Sala Grande: Serpeverde. Lo sguardo di Billie finì immediatamente sul suo amico che, attonito, si ritrovò a disconoscere sua sorella e abbattersi -letteralmente- sul tavolo. «Forza, David!» esclamò la Tassorosso andando a circondargli le spalle con un braccio, la voce carica di quello che voleva essere conforto. «Magari è la volta buona che la disconosceranno anche i tuoi genitori...» tentò di tirarlo su la ragazza in quello che poteva sembrare un discorso piuttosto controverso e discutibile. Tuttavia David le aveva sempre raccontato di come la sorellina amasse farlo impazzire con dispetti di ogni tipo perché difesa costantemente dai loro genitori, magari adesso che era stata smistata in Serpeverde li avrebbe delusi abbastanza da portarli un po' di più dalla parte di David... no?
    Ad ogni modo la Cerimonia finì ed il banchetto poté finalmente iniziare. O meglio, quasi. Il Preside si levò in piedi per il consueto discorso di inizio anno il quale, questa volta, s'incentrò particolarmente sul voler ricordare come ogni buona azione avrà sempre un valore enorme per quanto a volte potrebbe non sembrare. L'uomo cercò di sottolineare l'importanza dell'integrità morale e della solidarietà andando infine a svelare a tutta la scuola un dipinto alla memoria di un ex studente scomparso prematuramente sedici anni prima. Un certo brusio percorse l'intera Sala quando il nome del ragazzo risuonò forte fra le mura della camera. Billie stessa si ritrovò a sgranare appena gli occhi e schiudere le labbra, raddrizzando la schiena per voltarsi a guardare d'istinto la lunga tavolata di Serpeverde. «Ha detto Warrington?» mormorò a bassa voce alla volta di David e Sophie, dopo un secondo, con tono complice. «Warrington come Aidan Warrington?» domandò, concitata, con una vaga nota di triste sorpresa nella voce. Non aveva mai parlato personalmente con lui ovviamente e per questo non poteva dire di conoscerlo perciò non poteva sapere se avesse avuto un fratello od un cugino o qualunque altro tipo di parente che potesse corrispondere al ragazzo ritratto in quel dipinto. Tutta la scuola -o quasi, comunque, era mezza voltata verso di lui il che portò Billie a stringere le labbra fissando le altre tavolate quasi con rimprovero. Se il suo sospetto fosse stato fondato e quel dipinto fosse stato per la commemorazione di un suo parente scomparso, tutte quelle occhiate curiose non avrebbero fatto altro che peggiorare la situazione per il povero ragazzo.
    A quel pensiero si ritrovò a sbuffare appoggiando con forza il viso contro la propria man destra, il gomito puntellato sul tavolo come sostegno; era già il secondo Serpeverde per cui si ritrovava a provar dispiacere quel giorno: che diavolo le stava capitando?!
    Il pensiero tuttavia fu rapido e fugace; a spezzare l'atmosfera bene o male pacata della Sala solo percorsa da un comune brusio di sottofondo, intervenne l'urlo di una Grifondoro che, salita sul relativo tavolo, aveva attirato l'attenzione generale portando Billie a mettersi ben dritta sul posto e fissarla con le sopracciglia ben alte sulla fronte, un'espressione imbarazzata sul viso per quello che quella ragazza aveva appena osato fare. Ma soprattutto per il momento in cui aveva deciso di farlo. Era realmente il caso di balzare in piedi sul tavolo dei Grifondoro poco dopo l'annuncio del Preside atto a commemorare uno studente morto anni prima durante la guerra? Doveva essere davvero coraggiosa. O folle! «Io non ho capito cos'è successo.» mormorò Billie ai suoi amici, sincera, chiedendosi chi stesse male. Lo sguardo venne ancora una volta portato sulla figura di Warrington -il Serpeverde, tuttavia il tavolo era distante e lei non sufficientemente alta da poter vedere bene fino a lui. Se stesse annaspando, piangendo o stramazzando al suolo, da lì non riusciva proprio a vederlo. La ragazza Grifondoro, comunque, scese ben presto dal tavolo iniziando a muoversi per la Sala diretta verso la zona dedicata ai professori, ma fu presto raggiunta da altri ragazzi alzatisi dai rispettivi tavoli fra cui un Tassorosso che non le parve di riconoscere in un primo momento. Bastò che lui si voltasse appena per andare a fermare la ragazza perché Billie si piantasse una mano in faccia con espressione terrorizzata. «Oddio no, ti prego, non fare casini!» mormorò fra sé e sé riconoscendo nel giovane studente della propria Casata il nuovo Portiere della squadra di Quidditch, Albert Tisdale.

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    Edited by Billie - 4/9/2019, 20:29
     
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    Lisbeth Wilson

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    La Sala Grande era gremita di gente, mai come quell'anno il trambusto sembrò duplicato. Lo Smistamento era avvenuto in maniera classica e come sempre il Cappello Parlante aveva fatto sfoggio delle sue doti canore, elencando i pregi ed i difetti di ogni Casata. Nuovi elementi furono inseriti in Serpeverde e - come sempre - il tavolo aveva festeggiato i vari bambini uno ad uno, nonostante alcuni fossero fratelli di... Sapeva che quei poveri ragazzini avrebbero dovuto guadagnarsi il rispetto di molti suoi con-casati per via della loro parentela con qualcuno di un'altra casa e la cosa le fece voltare gli occhi al cielo. Alcuni di loro sapevano essere davvero stupidi, probabilmente i più stupidi della scuola, quelli tutti muscoli o bellezza e senza un briciolo di cervello. Il discorso del Preside non faceva una piega, seguiva in parte la linea di pensiero di Lisbeth ma aveva come un campanello d'allarme nella testa e non sapeva come spegnerlo. Aveva la sensazione netta che qualcosa non andasse in quelle parole ma non sapeva dire neanche lei cosa; ciò che più la colpì però furono le ultime parole del Preside. Lo sguardo - inevitabilmente - cadde su Aidan che era seduto qualche posto più a destra di lei, sul lato di fronte. Ricordava vividamente la reazione di Warrington nei confronti di Autumn e quel quadro, quel dannatissimo quadro sarebbe stato appeso proprio ad Hogwarts, sotto gli occhi del fratellastro stesso. Autumn Tisdale non sapeva, evidentemente, quale tasto era andata a toccare e la spiegazione fu netta al tavolo Serpeverde. Tutti i ragazzi erano girati verso il quindicenne, tutti senza esclusione di colpi...temeva che qualcuno avrebbe potuto infierire, lo temeva alla massima potenza. Sapeva che nemmeno alle altre Case mancassero elementi particolarmente insensibili e che avrebbero fatto di tutto per buttare ancora più giù il ragazzo. Gli occhi verdi di Lisbeth saettarono verso la piccola Tisdale, quando quella più grande decise di attirare l'attenzione su di sé - forse per aiutare Warrington, forse no - ma l'impresa riuscì abbondantemente.
    Avrebbe voluto incontrare lo sguardo di Thomas, erano in pochi a tenerci un minimo ad Aidan Warrington. Mentre tutta la Sala Grande era distratta dall'altra Tisdale, Lisbeth ebbe il tempo di alzarsi e andarsi a sedere vicino al Serpeverde.
    - Aidan! Aidan, riprenditi.-
    Sussurrò al viso del ragazzo, visibilmente sconvolto. Non aveva capito se stesse per svenire o meno, ma qualcuno avrebbe dovuto raccoglierlo nel caso ed accompagnarlo in Infermeria.
    Tutti adesso sapevano che la situazione familiare di Warrington non fosse idilliaca e tutti avrebbero compreso il grande problema che affliggeva Aidan, pur non conoscendolo nei dettagli.
    "Dov'è Harper quando serve, maledizione!"
    Non aveva tempo di mettersi a cercarlo con lo sguardo. Diede una sorta di schiaffo sulla coscia al Serpeverde, cercando di farlo riprendere da quel trance nel quale era caduto. Quando diceva che avrebbe voluto una Casata più unita, era proprio quello che intendeva e invece... alcuni Serpeverde invidiosi acclamarono il quadro e iniziarono a prendere in giro l'altro Warrington.
    - State zitti, decerebrati.-
    Qualcuno smise subito, alcuni continuarono sottovoce ma sapeva che avevano paura di lei. Gli anni precedenti Lisbeth non si era tirata indietro nello schiantare altri ragazzi. Non si era affatto pentita di aver mostrato il suo lato più emotivo, in quel momento non le importava proprio. Aiutare un con-casato in difficoltà serie era da sempre una sua prerogativa.


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    Il viaggio di Sophie in treno era stato tranquillo. Nulla di che. Ormai era il suo quarto viaggio verso la scuola di Magia e Stregoneria tra le più famose, una delle poche grandi scuole di magia, e la cosa le sembrava normale. Il primo anno era stato quello più importante, non sapeva in che casa sarebbe andata, che cosa avrebbe dovuto fare. Ma poi era andato tutto in discesa. I suoi viaggi sempre simili. Se non viaggiava con qualche amico, si accodava ai Tisdale, che comunque sotto alcuni lati erano praticamente cugini. O al massimo approfittava del viaggio per conoscere qualcuno di nuovo, indottrinare gli studenti più piccoli...cose così!
    La cosa più importante era diventata il banchetto. Quello si che non se lo poteva perdere! Era il momento più bello della giornata. Nulla era bello come una tavola imbandita, piena del più delizioso cibo del pianeta. No no, potevano levarle tutto, ma non quel momento. Nulla come un banchetto può rinfrancare l'animo affaticato dal viaggio. Ma che poi...fatica per cosa che era stata seduta a leggere, ridere e scherzare per tutto il tempo! Ma dettagli!
    Aveva cercato i suoi amici Billie e David già nell'esatto momento in cui le sue scarpe avevano toccato il suolo. Le ballerine, quelle scomode. Ma per il Banchetto di inizio anno ci voleva un tipo di abbigliamento decoroso, il che implicava proprio le calzature più scomode del pianeta terra. Ah! Quanto le mancavano le sue amatissime converse.
    Fatto sta che li aveva raggiunti e insieme se ne erano andati direttamente al loro tavolo. Aveva anche cercato di agguantare Albert Tisdale, in modo che anche lui le stesse vicino. Non per qualcosa. Più che altro le piaceva avere il Tassorosso intorno, le metteva allegria, le ricordava casa e sapeva come procurarsi il cibo migliore. Allo stesso tempo non poteva certo star lontana da David e Billie! Doveva commentare con loro lo Smistamento, capire quali soggetti sarebbero stati spine nei fianchi, chi promettenti. Magari si poteva scovare anche qualche promessa del Quidditch da addestrare a dovere e poi piazzare nella squadra di cui David era ora il Capitano.
    Sophie non realizzò subito che quello smistamento per David sarebbe stato diverso dai precedenti. Se lui non ne avesse fatto parola. Sophie non avrebbe minimamente ricordato la piccola quanto malefica seconda Brooms. Non le piaceva. Non che la conoscesse davvero. Solo che da tutto ciò che David le aveva raccontato, lei aveva deciso che non le piaceva per niente. Insieme a Billie, comunque, si impegnò a distrarre il Tassorosso e, una volta seduti, ci avrebbe pensato il cibo.
    Ah, no. Non il cibo. Prima lo smistamento, poi il discorso interminabile del Preside.
    "Nooooo." Per fortuna il piagnucolio fu solo mentale. Si accasciò sul tavolo per tutto lo smistamento, sollevandosi solo quando le sue orecchie sentirono il cognome "Brooms". Ovviamente non poteva perdersi la tragedia che avrebbe avuto luogo appena il Cappello Parlante avesse aperto la sua piega per decretare che la piccola Brooms sarebbe diventata una...Serpeverde.
    Catastrofe.
    Billie provò a consolare David, ma sicuramente riuscì a far andare di traverso la saliva che Sophie stava ingoiando. Iniziò a tossicchiare e ridere allo stesso tempo.
    - Stavo per morire Bì! - Cercò di placare il rossore che le era salito sul viso. Al massimo lo avrebbe coperto con i capelli sciolti.
    - Comunque non ha mica tutti i torti. E al massimo ti puoi trasferire a casa di una di noi. Mamma ti adotterebbe. - Dopotutto Luka aveva una passione per i randagi e troppo pochi figli, visto che tre ormai non avevano più bisogno della culla e il quarto a breve avrebbe fatto di nuovo risuonare le mura domestiche di strepiti ed urla che Sophie, per quanto non vedesse l'ora di avere un nuovo fratellino o sorellina, non moriva dalla voglia di sentire ancora.
    Lo smistamento finì e toccò al preside e al suo annuncio. Sophie roteò gli occhi e, sbuffando, tornò con la fronte sull'angolo del tavolo.
    - Ho fameeeeee. - questa volta il piagnucolio, sebbene sussurrato, era udibile almeno a chi se ne stava nelle sue immediate vicinanze. Billie e David per primi, probabilmente anche Albert. - di questo passo vi ritroverete con un Battitore in meno. Morirò di fame! -
    Melodrammatica come sempre, non era nulla in confronto al dramma vero che si sarebbe consumato di li a poco. Un altro. Perchè tra Brooms e Warrington non si poteva avere un banchetto senza scenate.
    Bisognava dire che non fu effettivamente colpa del Serpeverde questa volta. Solo del suo defunto fratellastro.
    Alla domanda di Billie fece un segno di assenso del capo.
    - Suo fratello maggiore credo. Jeremiah. Mamma lo chiama Jem. Credo si conoscessero. Andavano a scuola insieme. Forse ad un anno di distanza. Non ricordo. So solo che è morto a scuola. - Si strinse nelle spalle non potendo dare maggiori informazioni. La madre non era stata molto esaustiva. Forse neanche Luka sapeva tutto bene bene come avrebbe voluto.
    Anche lei lanciò un'occhiata al Serpeverde, se non fosse che fu una Grifondoro a catturarla per prima.
    - MEL! - Aveva parlato con tono troppo forte, se ne rese conto solo dopo. Si affrettò a tapparsi la bocca con ambo le mani. Gli occhi che tornarono a Warringhton. Effettivamente non aveva una bella cera.
    Sophie fece per alzarsi, neanche lei sapeva per cosa. Aiutarla, fermarla. Qualcosa! Ma Alan fu più veloce. La Tassorosso immaginò volesse fermarla, ma invece la affiancò. E così fece Albert.
    - Sono matti... - Ma nella sua voce non c'era nient'altro che non fosse piena e completa ammirazione. - Completamente matti. -
    E più ripeteva quanto i Tisdale fossero folli, più cresceva la sua ammirazione.


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