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    Questo topic è dedicato ai PG che vogliono raccontare le loro sensazioni e le vicissitudini con un singolo e significativo post.

    Per le role vere e proprie potete aprire una discussione.

     
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    Stage alla Gringott - Post abilità Retrocognizione

    « Serpeverde - Retrocognitivo - Scheda »
    Lo scorso anno il mio stage alla Gringott si era svolto prettamente addosso alle carte, quest'anno le cose sembravano diverse. Per la prima volta, forse anche grazie ai risultati scolastici conseguiti nel corso degli anni, avevo in mano qualcosa di completamente diverso: per la prima volta mi avevano affidato un manufatto Maya. Si trattava di un semplice vaso presumibilmente utilizzato per far riposare le pozioni derivanti da piante velenose. Avevo il giusto sospetto che la banca avesse già provveduto ad analizzare il manufatto, ma mi aveva chiesto una relazione approfondita su ciò che avevo di fronte.
    Spesi giusto un paragrafo sulla composizione del vaso, descrivendo come appariva, quanto era profondo, dichiarando le sue misure e l'estetica.
    Tutto questo l'avevo fatto senza toccare mai l'oggetto, ma sfruttando unicamente la bacchetta e mantenendomi a debita distanza. Indossavo i guanti di drago, il che aveva reso un'operazione semplice come quella della misurazione una vera impresa.
    Presi mentalmente un appunto: valutare l'oggetto con la magia prima di fare qualsiasi cosa.
    Finito quel paragrafo, feci un passo indietro, mi tolsi il guanto destro in modo da avere una presa salda sulla bacchetta preparandomi alla vera scoperta di ciò che mi attendeva. << Specialis Revelio >> pronunciai con delle incertezze: avevo appreso quell'incanto lo scorso anno e nonostante avessi imparato a padroneggiarlo, si rivelava comunque una magia ostile e di alto livello. Senza contare che non avere la più pallida idea di ciò che avevo di fronte non aiutava.
    Chiusi gli occhi e mi concentrai, focalizzando la mia attenzione mentale sul vaso. Costruendolo con la mia immaginazione, rendendolo reale. Immaginai quel che doveva accadere, aprii gli occhi e ritentai. << Specialis Revelio >>
    Il vaso tremò sul suo piedistallo, colpito dalla magia. Trattenni il respiro maledicendomi di non aver intuito il possibile pericolo: sperai con tutto me stesso che quel manufatto non cadesse a terra e soltanto quando tornò ad essere completamente immobile, io tornai a respirare. La magia non aveva sortito alcun effetto, il vaso non si era colorato, scaldato o alterato in alcun modo, questo diceva molto sull'inesistenza di prime protezioni. Puntai nuovamente la bacchetta sul vaso, questa volta con maggiore sicurezza << Surgito >> Sapevo di non essere preciso: quello era un incantesimo che annullava gli effetti di incanti lesivi minori, non avevo la certezza che funzionasse anche per gli oggetti. Tuttavia, tra le mie poche possibilità, avevo scelto di utilizzare anche quella. Lanciai anche un Finitus Incantatem, terminando così le mie risorse ed il vaso nemmeno allora si mosse. Sembrava non esserci alcuna protezione.
    Scrissi tutto nella relazione che avrei dovuto consegnare al funzionario della banca.
    Sicuro di non poter far altro, pronto a lanciare un incantesimo di allerta nel caso in cui mi fosse accaduto qualcosa di spiacevole, indossai il guanto di pelle di drago e toccai il manufatto; dopo un leggero brivido fui felice di accertare che non era accaduto nulla. Tolsi i guanti ed appoggiai le mani interamente sul vaso, sfiorando interamente la superficie alla ricerca di particolarità che potevano attirare la mia attenzione: volevo provare ad ascoltare la magia che, come insegnavano ad Hogwarts, lasciava sempre delle tracce.
    Chiusi gli occhi e mi concentrai sul manufatto, cercando di utilizzare un potere che altri non avevano: dovevo solo permettere al mio corpo di convogliare la magia e di andare indietro nel tempo. Di viaggiare libero e sereno poiché ero certo che nulla di male poteva accadere in quel luogo. Dopo alcuni momenti in cui ascoltavo soltanto un respiro che avevo obbligato ad essere regolare, intravidi un fiume, una terra lontana, verde ed incolta e compresi che il riferimento a quell'istante doveva essere legato ai Maya del Belize, uno dei luoghi a loro sacri. La comunità si era riunita e sparpagliata sulle rive del fiume dove più di un sacerdote era immerso nell'acqua, pregando. Ogni famiglia possedeva un vaso molto simile a quello che stavo ispezionando.
    Restai concentrato sul luogo, respirai a fondo, continuando a mantenere una forte concentrazione sulla visione, incurante delle goccioline di sudore che scendevano lungo la schiena. Prima che la visione diventasse sfocata e sparisse, vidi le persone entrare in acqua ed immergere il vaso per contenere una parte di quel fiume benedetto. Nonostante quest'ultima parte divenne sempre più lontana e sfocata, appresi come probabilmente avevano usato quel vaso.
    Quando riaprii gli occhi, mi ritrovai a prendere una boccata d'aria, come se fossi stato in apnea. Mi aggrappai al piedistallo su cui era poggiato il vaso e attesi che la testa smettesse di girare in quel modo così vorticoso. Mi costrinsi a controllare il respiro ed attesi minuti infiniti prima di ritrovare me stesso.
    Avrei voluto lanciare un altro incanto all'interno del vaso, per capire se c'erano tracce dell'acqua che era stata contenuta lì, ma sapevo di non averne le forze magiche. Evitai ulteriori sforzi e compilai la relazione aggiungendo tutte le probabilità che avevo intuito dalla visione, sottolineando che con un'ulteriore analisi avrei potuto scoprire che quel vaso era stato utilizzato per scopi non magici e che, quindi, per la Gringott aveva scarso valore.

    ~ PARLATO: #034b38
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    [Olivander - 10 dicembre]


    Fino all'età di undici anni, Harry era stato un bambino come tanti altri. La mattina sveglia sempre alla stessa ora, sempre per andare nella stessa scuola e sedere allo stesso banco, con gli stessi amici e i nemici. Quelli che a dieci anni non sai che fine faranno, ma bulli sembra quasi un complimento e una promessa per loro. Poi si era svegliato quella mattina da ormai undicenne e tutto era cambiato, la sua fiducia non doveva più essere riposta solo nella testa o nei libri. C'era qualcosa di più potente di tutto quello, un canalizzatore di energia, di magia che avrebbe aiutato qualsiasi mago ad esprimersi, a funzionare davvero: la bacchetta magica. L'idea di possederne una poi, era straordinariamente eccitante. C'erano tante cose al mondo che non si potevano capire se non si provavano e il legame tra il mago e la propria bacchetta era esattamente uno di quelli. L'imprinting che c'era stato il primo istante che aveva preso tra le mani quel legno d'Ebano che proteggeva il Crine d'Unicorno era qualcosa che Harry non sarebbe stato capace di descrivere a nessuno. Bastava un "Anche tu?" "Sì, anche io!", perché chi capiva lo aveva provato sulla propria pelle e non servivano troppe parole per spiegarlo. Imparare a conviverci poi era stato un continuo imparare; un tira e molla tra le sue capacità, le aspettative della bacchetta nei suoi confronti e quelle sue nei confronti della bacchetta. Doveva essere infallibile? Doveva ubbidire perfettamente? Lui doveva lavorare un po' di più sul proprio carattere per essere quello perfetto per lei? Un equilibrio costantemente messo alla prova e assestato solo dopo qualche anno. Era diventata una compagna fedele e il loro legame era sempre stato fatto di reciprocità, pazienza e tanta devozione. Adesso invece di una bacchetta rotta cosa rimaneva, se non il suo proprietario rotto a sua volta? Dal momento in cui l'aveva vista, spezzata e con il nucleo esposto sul terreno della Foresta Proibita, qualcosa di Harry si era completamente arrestato. Così, di punto in bianco. L'aria aveva lasciato i suoi polmoni e il tempo si era interrotto violentemente, come accade spesso in un momento di profonda incredulità e shock. A peggiorare la situazione era stata l'impossibilità di portarla immediatamente da Olivander, anzi, il Corvonero si era dovuto svegliare - era mai andato veramente a dormire?! - la mattina dopo ed era dovuto correre dal Capocasa di buon ora inventando la scusa di averla calpestata. La prima volta aveva portato la bacchetta da Olivander, nella speranza che almeno il nucleo potesse salvarsi, ma le notizie non erano state delle più positive. A quanto pareva il nucleo era rimasto esposto troppo a lungo ed era irrecuperabile anche se avesse provato a cambiargli il legno. E per Harry era stato come perderla una seconda volta. Due giorni li aveva passati a studiare e a non avere per niente appetito, né troppa pazienza e piuttosto suscettibile. Insomma, una delle sue versioni peggiori. "Potrai cambiarla, vedrai!" Gli aveva detto una sua compagna di casata, come se il problema fosse la sostituibilità di un pezzo di legno qualunque. Non si trattava della bacchetta, ma della sua identità da mago da quando aveva scoperto di esserlo. Quelle conversazioni non avevano fatto altro che irritarlo ancora di più, rendendogli faticosa l'accettazione: la sua bacchetta andava sostituita, punto. Che lui lo volesse o no. Così quel giorno, carico di non troppe aspettative e con un atteggiamento inconsciamente oppositivo, venne accompagnato dal negozio del Fabbricante di Bacchette più famoso del mondo magico, che quel giorno aveva lasciato il proprio studio ad uno dei suoi apprendisti ormai esperti. Il Professore quel giorno ebbe però la decenza di aspettarlo fuori. Quanto sarebbe stato imbarazzante essere sotto gli occhi di qualcuno e non riuscire a trovare più la bacchetta adatta? Perché il problema per Harry era quello: lei era perfetta e ora non ne avrebbe mai più trovata un'altra uguale. Ma a quanto pareva, il problema sembrava essere esattamente quello, in realtà. - Non avrebbe alcun senso farle provare una bacchetta di identica costruzione alla sua precedente, Signor Holmes. - Perché ovviamente ci aveva provato a chiederlo, ma comunque non aveva funzionato. Strinse le labbra a quella risposta, lasciando che lo sguardo cadesse sconsolato sul bancone che lo divideva dall'uomo dall'altro lato. - Non si scoraggi, in realtà è normale non poter aspirare ad averne una uguale. Vede, la bacchetta cresce con il suo proprietario, - Quando l'uomo cominciò a parlare, Harry sentì una fitta di amarezza al cuore. , lo sapeva benissimo cosa voleva dire trovare la propria compagna di viaggio ad undici anni e crescere insieme a lei. Quello che non sapeva era come riprendere da zero all'ultimo anno di Hogwarts. Già quello era un periodo delicato, fatto di molti cambiamenti, l'idea di cambiare anche la bacchetta lo stava mettendo profondamente a disagio, ma consapevole del fatto che probabilmente una parte di lui fosse andata perduta per sempre insieme alla bacchetta d'Ebano. - E non è possibile restare esattamente uguale a quando si aveva undici anni, sbaglio? O meglio, si potrebbe, certamente, ma non lo augurerei mai a nessun mago. - Scosse la testa contrariato, cercando con insistenza lo sguardo sfuggente di Harry, che per quei giorni aveva totalmente perso il proprio naturale fascino e la sua espansività. Era diventato schivo e fin troppo irritabile. Non appena l'uomo capì che il ragazzo non sarebbe stato mai completamente d'accordo con lui, si schiarì la voce e si scusò per andare a prendere qualche bacchetta che poteva fare al caso suo. L'atteggiamento oppositivo di Harry era ben visibile dal suo comportamento non verbale. Avrebbe voluto essere ovunque, meno che lì, circondato da mille e più bacchette che, lui ne era sicuro, non avrebbero mai fatto al caso suo come l'altra. Non appena il signore fu di ritorno, lasciò sul bancone tra loro quattro scatole, cominciando ad aprirne una alla volta, tornando poi indietro alla prima per sfilarla dalla sua custodia e porgerla al Corvonero. Harry rimase a fissarla per qualche istante. Era possibile provare disagio alla sola idea di provare altre bacchette? Il sentirsi in colpa non era qualcosa che il Caposcuola aveva messo in conto ed era una sensazione stranissima. - Legno d'Abete, 13 pollici, nucleo di Piuma di Ippogrifo. Un bilanciamento interessante, ottima per gli incantesimi di Trasfigurazione. - Le labbra del Corvonero si curvarono appena verso il basso non appena la strinse nella mano. Aveva una consistenza diversa, era più lunga della sua... al paragone involontario, Harry dovette fare dietrofront. Lui non aveva nessuna bacchetta al momento. Eppure c'era qualcosa di sbagliato nello stringere quella. La mosse piano e tanto bastò far uscire dalla sua punta una scintilla più rumorosa di quanto nessuno dei due si aspettasse. - Opterei per il no. - Il suo tono era seccato, come se fosse finito in quel negozio per uno sciocco malinteso e non perché avesse veramente bisogno di una bacchetta nuova. - Concordo. - Asserì l'uomo, afferrandola di nuovo con delicatezza per riporla nella sua scatola. Forse aveva sbagliato a giudicarlo, consegnandogli una bacchetta che credeva adatta a lui, quando in realtà Harry l'aveva sentito bene, neanche lui era piaciuto a quel bastoncino. - La seconda: legno di Bosso, 12 pollici, con nucleo di ali di Fata. Potrebbe sembrare un accostamento insolito, ma magari proprio per questo potrebbe funzionare. - Harry si costrinse ad afferrarla in meno tempo rispetto alla prima. E quella era una bacchetta, seriamente? Provò ad agitarla una volta, ma non successe niente. Era normale non percepirla per niente? Sembrava di reggere un ramo di un albero e niente più. La agitò di nuovo, ma niente. Alzò lo sguardo sull'uomo, alzando un sopracciglio. - Ora non le faccio funzionare neanche più. - Il suo inconscio tradì il proprio senso di colpa, come se fosse stata una sua responsabilità se l'altra si era rotta. A livello conscio era stato complicato accettare di non poter far ricadere la colpa su niente e nessuno, anzi, fosse tornato indietro magari l'avrebbe solo stretta più saldamente, ma senza cambiare null'altro. Assolutamente. - Oh lo sa come vanno queste cose, la connessione può esserci o no. Può essere troppo potente o troppo debole. In questo caso azzarderei la seconda opzione. Quindi andrei avanti provando la terza: legno di Fico, 12 pollici, con nucleo di artigli di Murminch. - I confronti erano inevitabile e si susseguivano nella mente del Corvonero in modo automatico, senza che neanche avesse il tempo di invertire la rotta dei pensieri. "Lei era più leggera, più lunga e she fit better." Cercando quantomeno di non far prendere loro il sopravvento, Harry si allungò ugualmente ad afferrarla, rigirandosela tra le dita e passandola da una mano all'altra. Agitò piano e una piccola scintilla uscì dalla punta. - Come la sente? - Domandò allungandosi leggermente sul bancone per osservare la sua impugnatura. Il Corvonero strinse le labbra. La sentiva bene? Era diversa da quella che aveva prima, questa sembrava mediocre e debole nei suoi confronti. Anche perché il problema non era solo come si sentiva lui nei confronti della bacchetta, ma anche viceversa. Era risaputo che anche una bacchetta perfettamente funzionante, in mano alla persona sbagliata, diventava la più insulsa tra le bacchette. Era esattamente ciò a cui Harry si sarebbe preparato. Il primo mago al mondo a non avere una bacchetta. Già lo leggeva come titolo della Gazzetta del Profeta della prossima uscita. Percepì il cuore cominciare a battere più forte, mentre l'ansia saliva alimentata da pensieri e loop completamente disfunzionali. - Non la sento. - Rispose. La voce strozzata nel pronunciare quella realtà che al momento lo terrorizzava. Con un formicolio sotto pelle, Harry allungò di nuovo la mano per consegnare all'uomo la sua bacchetta. Neanche quella andava bene. La sua, anni prima, l'aveva scelta - e lei aveva scelto lui - dopo solo il secondo tentativo. Ed era stato amore a prima vista. Doveva provare le stesse identiche cose adesso per la nuova? Quello era un guaio. - Sa, molti più maghi e streghe di quello che si pensa vengono da noi dopo aver accidentalmente rotto le proprie bacchette. Che sia stato un incidente o colpa loro, cambia molto per un mago, eppure quando si tratta di prendere la nuova tutti sono improvvisamente titubanti e poco convinti. Come se non potessero più averne una, né meritarla. - L'uomo stava visibilmente pesando le proprie parole con attenzione. Probabilmente riconoscendo la delicatezza di quel momento, con quella conversazione sperava di alleggerire un po' il momento e il peso che Harry sentiva di avere addosso, come se fosse stato l'unico. Il Corvonero incrociò lo sguardo sul commesso, lasciando che il corpo si rilassasse per un secondo appoggiato ora al bancone di legno massiccio. - E alla fine l'hanno trovata? La bacchetta intendo. - Domandò con sguardo innocente, come un bambino che chiede alla maestra d'asilo se i genitori torneranno mai a riprenderlo o se ormai era stato abbandonato per sempre. La morsa intorno al suo petto a sciogliersi lentamente e la mente finalmente a fare silenzio, per ascoltare la risposta a quella domanda fondamentale. - Il legame tra un mago e la sua bacchetta è speciale e diverso da qualsiasi altro. È normale che ci si senta come aver perso una parte di sé. - Quelle parole fecero abbassare di nuovo lo sguardo del Corvonero che non voleva essere scoperto così esposto e dolorante. Era sempre stato solo Harry fino ad undici anni, poi era cambiato tutto. L'immagine che aveva di se stesso finalmente incastrata - come il pezzo mancante di un puzzle - al posto giusto. Aveva trovato e capito chi fosse e il suo posto nel mondo era diventato Hogwarts con una bacchetta alla mano. E invece adesso? La scuola si avvicinava sempre di più alla sua conclusione e la sua amica fidata... sospirò corrugando la fronte e stringendo le labbra tra loro. Qualsiasi cosa per non permettere alle emozioni di venire troppo in superficie. - Com'è normale trovarne un'altra. - Aggiunse con voce sottile. Quelle parole erano ora come una carezza rassicurante per quel bambino di undici anni che aveva perso la propria àncora e la propria bussola tutto d'un tratto. - Nessuno è mai tornato qui per andare via a mani vuote, Signor Holmes. Ci vorrà forse più tempo del previsto per trovarne una, ma stia sicuro che è in questo negozio in questo momento. - Era lì, dovevano solo trovarsi. L'idea che fossero vicini e che avessero solo bisogno di tempo, alleggerì Harry aiutandolo ad allontanare alcune delle sue ansie. L'uomo gli diede qualche secondo di silenzio prima di vederlo annuire e sorridere appena. - Andiamo avanti? - Domandò incrociando di nuovo il suo sguardo. - Andiamo avanti. - Gli porse la mano affinché proseguisse a consegnargli la seconda bacchetta. Ne provò altre quattro prima che una scatola sul secondo scaffale a destra, vibrasse catturando immediatamente l'attenzione di entrambi. L'uomo tornò su Harry, alzando le sopracciglia. Era lei che stavano aspettando da ormai circa venti minuti?! Il Caposcuola annuì alla tacita domanda e subito l'uomo si mosse per sfilarla dalla pila e posarla sul ripiano. - Legno di Nocciolo, 13 pollici con nucleo di crine di unicorno. Un nucleo che le è caro, a quanto pare. Prego. - Disse prima di porgergliela. Era innegabile l'attrazione che Harry provava per quella bacchetta al solo guardarla e per quel motivo, fu timoroso di toccarla. Se fosse stata quella giusta sarebbe stata un sollievo e una disperazione al tempo stesso, maledette ambivalenze. Il sollievo d'aver trovato la bacchetta giusta finalmente e la disperazione di aver simbolicamente messo fine al suo rapporto con quella precedente. Fece scivolare le dita sul manico, prima di afferrarla saldamente. Era rigida al punto giusto, quasi come la vecchia e il formicolio che adesso sentiva nella mano non era lo stesso che aveva sentito legato all'ansia e alle preoccupazioni. C'era magia lì dentro e lui riusciva a sentirla. La strinse un po' più forte, prima di rigirarla di nuovo tra le mani e agitarla appena. La punta d'illuminò prima di spegnersi velocemente. - Le bacchette in legno di Nocciolo sono molto sensibili allo stato emotivo dei loro padroni, molto spesso lo rispecchiano. - Spiegò subito l'uomo, notando la scintilla e il veloce spegnimento. Aveva visto talmente tanti maghi passare da quel negozio che ormai era in grado di comprenderli anche con pochi sguardi e poche parole. Quella sua spiegazione voleva essere in parte anche per rincuorarlo. - Per questo bisogna stare particolarmente attenti se ci si trova in uno stato alterato. Potrebbe sprigionare troppa forza in modo imprevedibile. Per questo è una bacchetta anche molto devota. - Harry si era sentito perso e spaesato per quei giorni passati senza una bacchetta e ora gli si era presentata una tra le più devote? L'idea che fosse stato scelto lui da lei - e non viceversa - lo rincuorò profondamente. - Una sua particolarità è che, dopo la dipartita del proprio padrone, tende ad appassire. Si potrebbe provare a salvare il legno con un altro nucleo, ma in casi come quello del Crine d'Unicorno non ci sarebbe speranza. La bacchetta risulterebbe completamente morta ed inutilizzabile. - Il Corvonero sorrise appena mentre la osservava rapito e con estrema attenzione. - Davvero? - Rialzò lo sguardo sull'uomo ora più sicuro e l'uomo annuì. Non stava provando la stessa cosa che aveva provato ad undici anni. Lì c'era stata euforia, eccitazione, voglia di cominciare e di mettersi alla prova; adesso invece aveva avuto disperatamente bisogno di un'àncora a cui aggrapparsi e lei si era offerta di salvarlo. Una bacchetta che richiedeva un controllo emotivo non indifferente, ma che allo stesso tempo funzionava esattamente come lui e che inevitabilmente lo avrebbe messo davanti a delle emozioni che avrebbe voluto magari nascondere. Quello sarebbe stato un equilibrio delicatissimo da trovare e mantenere. Soprattutto in vista dei M.A.G.O. Lo avrebbe costretto a prendersi cura di sé, nelle proprie sensazioni e dei propri stati d'animo, perché diversamente sarebbe stato un disastro. - È lei. È decisamente lei. - Avvisò, senza dare il minimo segno di volerla riporre nella sua custodia. - Oh l'ho notato. - Asserì compiaciuto l'uomo. - Penso che collaborerete in modo straordinario insieme. - Annuì avviandosi alla cassa per preparargli il conto e la scatola. Prima di lasciarlo andare però, lo salutò con una promessa: - Si prenda cura di lei. - Ma Harry sapeva benissimo che sarebbe stato the other way around.

    #EEEBD3 Parlato #1F1F33 Pensato

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    Notturn Alley


    Mi strinsi meglio la mantella addosso, era la prima volta che andavo a Notturn Alley in vita mia, e nonostante fosse pieno giorno, quel posto metteva comunque i brividi.
    Pareva che lo facessero a posta a esporre solo insegne trasandate e riempire le vetrine di oggetti inquietanti.
    Per fortuna trovare l'Inkheart non fu troppo difficile nonostante la folla di gente non molto raccomandabile che circolava per la via. Ma non avevano di meglio da fare?
    Ero tornata da Galway solo il giorno prima, dopo aver passato là Natale, il mio compleanno e Capodanno.
    Le serate di gala con mio padre erano state sia una tortura che uno spettacolo penoso, ma non mi era stato permesso di esimermi neanche una volta, ed ero stata costretta a sorbirmi il patetico tentativo di mio padre di risollevare la reputazione familiare.
    Per fortuna, non ero mai stata tanto attaccata al mio status di purosangue e avevo sempre trovato ridicolo il sistema di valore dell'aristocrazia magica. Tuttavia lo scandalo dei miei genitori mi aveva bruciato molti ponti e, in futuro, avrei dovuto contare solo sulle mie forze mentre gente come Malfoy tirava avanti a raccomandazioni.
    Il lato positivo almeno era stato che avevo potuto vedere la mia sorellastra per un po' in quei giorni.
    Comunque ora che ero tornata a casa non vedevo l'ora di disintossicarmi da quell'ambiente, da tutta la falsità che mi aveva lasciato addosso.
    Entrai nella piccola bottega guardandomi intorno curiosa, ma senza la minima esitazione.
    Quello non era un piano avventato, ma un desiderio che mi portavo dietro da molto tempo.
    Avrei fatto venire un colpo a mio padre? Beh, per quello c'erano gli incantesimi copri tatuaggio che ora potevo fare anche fuori da scuola vista la maggiore età appena raggiunta.
    Tuttavia, non credevo gli avrei davvero nascosto la cosa. Non mi veniva più così facile mentire e farmi invisibile solo per compiacere gli altri, anche perché non m'importava più di avere l'approvazione degli altri.
    Avrei avuto tempo fino a giugno per pensarci comunque, visto che non avrei più rivisto mio padre fino ad allora.
    -Posso aiutarla signorina?- mi chiese il proprietario del negozio avvicinandosi a me e guardandomi dall'alto in basso.
    Chiaramente non ero il suo solito tipo di clientela a giudicare dall'energumeno sdraiato a pochi metri da noi che si stavo facendo tatuare l'intera schiena.
    -Salve, vorrei un tatuaggio, chiaramente- esordì con ovvietà rivolgendogli un sorriso di cortesia e estraendo un pezzo di pergamena dalla tasca: -questo è il disegno che voglio- lo informai passandoglielo.
    -Molto bene, hai già 17 anni?- l'altro replicò prendendo il pezzo di pergamena e guardando curioso cosa volevo tatuarmi.
    -Si- lo rassicurai storcendo il naso al fatto che mi avesse dato del tu, ma mostrandogli subito il mio documento.
    Il goblin ci diede un'occhiata, controllando la data di nascita e poi sorrise: -Buon compleanno allora, siediti pure che iniziamo subito- mi invitò indicando una poltrona dal lato opposto all'energumeno poco raccomandabile.
    Well, that was easy, pensai soddisfatta andando a sedermi mentre l'altro sistemava il disegno che gli avevo portato.
    Alla sua muta domanda gli porsi il polso sinistro, mostrandogli dove volevo fare il tatuaggio.
    -Significato particolare?- chiese lui appoggiando il design sulla mia pelle per lasciare il segno da seguire poi col punteruolo.
    Feci spallucce, non volendo dare troppi dettagli: -È l'illustrazione di un libro che ho letto, e ho anche un gatto nero- spiegai brevemente.
    -Ah, gli animali, come non affezionarsi?- commentò quello, un po' fintamente a mio parere, perciò mi limitai ad annuire e lasciarlo lavorare, rispondendo occasionalmente ad altre domande su Lucifero.
    Avevo davvero trovato quel disegno in un vecchio libro di racconti, anni prima, c'era un gatto nero, seduto sulla luna con due pipistrelli che volavano in lontananza. E forse mi sentivo un po' come quel gatto, sospeso nel vuoto e solitario, o forse era semplicemente un bel disegno e non dovevo trovare una spiegazione a tutto.
    Man mano che il tatuaggio prendeva forma sotto il punteruolo mi sentivo sempre più felice.
    Era un misto tra la soddisfazione di riuscire finalmente a realizzare un piano di vecchia data e l'euforia di avere finalmente 17 anni e la libertà di poter fare una cosa simile.
    -È perfetto- commentai a tatuaggio finito alzando il polso all'altezza dei miei occhi per ammirare meglio il risultato.
    In quel momento però mi fu chiaro che quello non era l'unico tatuaggio che volevo quel giorno.
    -Vorrei farne anche un altro più piccolo- decisi sul momento mentre il goblin disinfettava quel primo tatuaggio.
    Poteva sembrare stupido dare tanta importanza a un animale, sicuramente mia madre l'avrebbe pensata così, però in sette anni Lucifero era l'unico su cui avevo potuto contare sempre, lo avevo avuto a fianco nei momenti peggiori e migliori della mia vita, e sapevo che avrei voluto avere il suo ricordo indelebile sulla mia pelle.
    Optai per una semplice L e ci mettemmo una decina di minuti prima che decidessi il font da usare, finì per optare per una semplice calligrafia in corsivo e farla sul lato dell'indice, sempre sulla mano sinistra.
    Dopo quell'ultimo tatuaggio pagai il goblin e lo ringraziai prima di uscire da lì sentendomi stranamente più leggera.
    I was starting to feel more like myself.


    ~ PARLATO:#9D4EDD
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    Edited by Persephone - 2/1/2022, 13:45
     
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