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    [6:30 - Hogwarts, Foresta proibita]

    Un alito di vento soffiava da una direzione qualsiasi verso una direzione ignota. Ancora non c'era sole, era mattina presto. L'orario in cui, normalmente, il Guardiacaccia di Hogwarts iniziava a svolgere le proprie mansioni. Le stesse che, negli ultimi tempi, aveva trascurato in maniera molto colpevole. Nonostante ciò non si sentiva in colpa, almeno non ancora. Si era lavato, si era vestito, ed era uscito da quella baita che chiamava "casa" per controllare le zucche e la natura all'esterno.
    Proprio così, doveva essere un compito semplice. Eppure alle 6:30, esattamente quindici minuti dopo, si muoveva silenzioso tra li alberi. Le gambe piegate e l'atteggiamento furtivo, decisamente molto fuori dal comune. Per una persona come lui sicuramente, eppure avanzava spedito finché, proprio in quel momento, un verso ferino, bestiale, non attirò la sua attenzione. Proveniva dalla direzione che stava seguendo oltre gli alberi.

    «Cazzo...» Disse sottovoce perché aveva capito la situazione. Rimase per un po' fermo dietro un albero, senza muoversi. Le gambe gli tremavano leggermente e nella mano destra già spuntava la bacchetta.

    Roan Becker non era solito andarsene in giro per la foresta a quell'ora del mattino. Era già tanto che si fosse svegliato puntuale, perché stranamente le bottiglie erano rimaste riposte nella credenza. Aveva uno strano sospetto la notte prima ma, nonostante tutto, aveva dormito profondamente. Dopo essere uscito sull'uscio, tenendo la porta di legno aperta alle proprie spalle, aveva notato qualcosa di strano: uno studente che entrava nella foresta proibita. Non era un mistero che la baita del Guardiacaccia fosse proprio li al limitare della foresta, ma evidentemente quello studente, che qualcosa voleva tenere nascosto, non si era esattamente curato di quel dettaglio. Certo, era buio ed era lontano, non lo vide e non lo riconobbe ma nonostante questo lo inseguì.

    «Maledetti scocciatori irresponsabili... Come si fa a non capire che è pericolo? Sono convinto che gli segassero il cranio all'interno ci troverebbero così tanto materia organica da fertilizzare l'intero Wessex!» Corse quindi in quella direzione ma senza urlare ed entrò nel bosco.
    -Ma dov'è finito?- Ora, Roan Becker non era certamente un prodigio. Non era un mago eccezionalmente dotato, era un ubriacone, un fanfarone, non sapeva aver a che fare con gli altri ed aveva un pessimo senso dell'umorismo misto ad un'intrinseca volgarità. Non era un genio nemmeno nel suo lavoro, e certamente non gli erano affidate mansioni particolarmente complesse, ma c'era una cosa che sapeva fare maledettamente bene: seguire le tracce di qualcuno. Non si capisce per quale motivo, non era certo cresciuto nei boschi o in mezzo alla natura, eppure con essa aveva un rapporto particolare. Avrebbe quasi potuto dire che lei gli parlasse e, nonostante tutto, era comunque un tipo atletico. Certamente poteva correre e raggiungere un ragazzino, così come trovarne facilmente le tracce. Quella volta rimase sorpreso.

    A terra non sembravano esserci tracce ed il ragazzino era sparito. Dubitava si fosse nascosto perché non ne avrebbe avuto motivo, ed infatti non si era accorto di lui. Così si posizionò quasi accovacciandosi, c'era qualcosa di troppo strano e finalmente capì osservando una traccia più distante. L'aveva trovata ma era lontana e così quella successiva, ed erano sempre più profonde e la parte posteriore, che corrispondeva al tallone, sempre meno evidente cosa invece contraria nella parte della punto.
    -Sta saltando?- Era una domanda retorica perché ai suoi occhi ciò era molto evidente. Non erano salti in avanti di cui sarebbe stato capace uno studente perché erano distanziati a più di un metro e fatti senza rincorsa.

    Così lo aveva seguito fino al momento di rendersi conto di tutto.
    «Maledetto...» Disse sottovoce. -Proprio qui, in questa scuola? C'è soltanto una cosa che può significare... ma non posso parlarne con nessuno, mi prenderebbero per pazzo-.

    Nessuno si accorse di lui. Si dileguò ritornando alla propria baita e preparò immediatamente le sue cose.
    «Me la vedrò da solo...»

    [12:00 - Diagon Alley]

    Era appena terminato il suo giro. Roan aveva indosso un impermeabile scuro e camminava per le vie di Diagon Alley. Aveva comprato il necessario riponendolo in una valigetta che portava con sé. Si guardava in giro con sospetto.
    «Stai calmo...» Si disse con voce quasi canticchiante ma un istante dopo digrignò i denti dal nervoso.
    -Lo caccerò e vinceremo noi... Semplice e diretto-. Si disse mentre tanti altri maghi erano indaffarati nelle proprie faccende e, qualsiasi fossero, nessuno gli dava peso. Qualcuno, riconoscendolo, lo salutava e per lo più erano studenti lasciati liberi a pascolare. Forse quel giorno non c'erano lezioni?


    Ho una bella idea in mente.
     
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    Irene Hayles
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    Quell'impermeabile beige era quasi un segno di riconoscimento per noi Obliviatori. Ci rendeva anonimi, ci permetteva di nascondere la bacchetta facilmente, ci adeguava allo stile dei babbani -con i quali ci trovavamo la maggior parte delle volte a lavorare-, ma ci rendeva decisamente riconoscibili tra i maghi, che ci avevano soprannominato The Trenches, proprio per quel capo di abbigliamento che indossavamo in molti. Io lo trovavo molto pratico e -nel mio armadietto- ne avevo tre; due neri e uno baige, che intercambiavo spesso.
    Quella mattina, ero uscita per le strade di Londra con il cappotto chiaro, ed ero uscita presto, rispetto alle altre volte, perchè qualcuno ne aveva già combinata una di prima mattina: un bambino che non voleva andare a scuola e, in un momento di particolare capriccio, era diventato tutto viola, spaventando a morte la bambinaia.
    Il resto della mattinata era proseguita come al solito e l'ora di pausa era arrivata fin troppo presto.
    Arrivai giusta alle 12:00 a Knockturn Alley, accesso più vicino allla Londra magica rispetto a dove mi trovavo. La attraversai a passo spedito, dirigendomi verso Diagon Alley, dove avrei dovuto recarmi al Ghirigoro per ritirare una copia aggiornata del Codice Civile a Penale che avevo ordinato. Non avevo molto tempo, se volevo concedermi un pranzo come si deve, magari ad uno dei chioschetti poco distanti dal Ministero, per cui mi diressi sicura verso la libreria.
    Nel passare, però, il mio sguardo indugiò su una figura particolare, che era appena uscita da uno dei negozietti della via ed ora si guardava attorno con fare circospetto e decisamente sospetto. Proseguii sulla mia strada, ma rallentai per prendermi più tempo per osservare l'uomo ed il suo atteggiamento. Quando, però, lo sentii boffonchiare qualcosa tra sè e sè, intuii che ci fosse qualcosa di losco sotto, perciò mi convinsi che fosse il caso di lasciar da parte il Ghirigoro e fermarlo.
    Con un inspiro profondo, virai verso destra e bloccai delicatamente il suo vagare: -Salve- lo salutai, cercando il suo sguardo ed accennai ad un sorriso: -L'ho vista un po' disorientato, posso aiutarla?- cominciai, scrutando attentamente tutta la sua figura, soffermandomi con lo sguardo sulla valigetta che stringeva quasi spasmodicamente in mano.

    #332900Parlato #302217 Pensato
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    Col passare del tempo, evidentemente, l'atteggiamento del Guardiacaccia di Hogwarts era stato notato. Proprio la cosa che avrebbe voluto evitare Roan. Rimase interdetto quando una donna gli si avvicinò con fare spavaldo e deciso. Dimostrava un carattere forte e, certamente, questa cosa lo intimoriva in parte.Aveva dei bellissimi occhi verdi ed i capelli castani che le scendevano alle spalle.
    Nonostante gli sorridesse era ovvio, dalle sue parole ed anche dallo sguardo indagatore, che non si fosse fermata per chiedergli di fare conoscenza.
    -In realtà non sarebbe tanto male come idea...- Fermò immediatamente il pensiero da cascamorto perché le domande della donna incombevano pesantemente su di lui.

    Provò a fare una risata distensiva a mezza bocca. Le sorrise ampiamente cercando di ricorrere a tutte le sue, scarse, doti d'attore.
    «Salve». Iniziò salutandola stringendo gli occhi per apparire simpatico e parlando affabilmente. «Ehm, io? No ma si figuri... Non sono disorientato». Si lasciò andare in un'altra risatina.
    -Sta calmo, vediamo cosa vuole...- Si disse distogliendo lo sguardo e stringendo freneticamente la valigetta.
    Guardandola meglio aveva pressapoco la sua età. Doveva essere stata una studentessa di Hogwarts quando lo era anche lui, probabilmente avrebbero potuto conoscersi ma il suo viso non gli era particolarmente familiare.
    «Ci conosciamo?». Le chiese fissandola con i suoi occhi azzurri abbastanza intensamente. Stava iniziando a sudare leggermente, forse a causa della pressione. «Mi presento, sono Roan Becker, il Guardiacaccia di Hogwarts...». Le allungò la mano destra che era libera.

    «Stavo solo svolgendo alcune commissioni vostro onore». Disse seriamente come se si trovasse innanzi ad un giudice per poi lasciarsi andare ad una risata forzata. Non era convinto di riuscire ad ingannarla, si vedeva che era una tipa fin troppo sveglia.
     
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    Irene Hayles
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    Certo, il mio approccio non era stato dei migliori. Non mi ero presentata,
    ero arrivata in picchiata su di lui senza qualificarmi in alcun modo. Probabilmente anche io sarei andata sulla difensiva, anche se non avevo nulla da nascondere. Mi passai appena la lingua sulle labbra ed cercai di indossare un sorriso più cordiale, a labbra chiuse, mentre l'uomo mi rispondeva con delle risatine nervose e delle risposte un po' abbozzate. Quando distolse lo sguardo dal mio, con un altro risolino stranito, strinsi le labbra tra di loro ed inclinai la testa, aspettando che mi desse una risposta più sicura ed approfondita. Lo osservavo, nel frattempo, mentre alcuni tratti mi diventavano famigliari, così come l'atteggiamento. Dovevamo per forza esserci incrociati nei corridoi di Hogwarts al suo tempo. L'età non poteva divergere troppo dalla mia, quindi -forse- era per quello che mi sembrava di averlo già visto. Di certo, non era stato nella mia casata. Quella era una certezza, che si consolidò quando si presentò. Rimasi, tuttavia, interdetta dalla sua qualifica e mi ritrovai a fissarlo con labbra dischiuse: -Oh, quindi lei non ha mai lasciato il Castello- scherzai, annuendo, prima di allungare la mano in risposta e stringere la sua: -Mi ricordo un certo Becker...- annuii, assottigliando lo sguardo; forse gli avevo tolto anche qualche punto durante la mia prefettura: -Grifondoro?- gli chiesi. Poteva tranquillamente essere uno degli amici di scuola di mio fratello Peter, vista l'età, ma -soprattutto- quel nome evocava ricordi nebbiosi ed offuscati, ma c'erano: -Irene Hayles, comunque- mi presentai di rimando, lasciando andare la mano dell'uomo ed affondando le mie nelle tasche del trench: -Obliviatrice, al Ministero- annuii, inclinando la testa di lato, come per poter indicare con un cenno del capo l'istituzione. Tornai solo allora ad osservare quella valigetta, che sembrava contenere qualcosa di importante, a cui Roan prestava particolare attenzione. Mossi lo sguardo dalla valigia agli occhi dell'uomo, con un'espressione furba, ma divertita mentre mi spiegava quello che stava facendo lì, apostrofandomi in maniera parecchio bizzara e strampalata: -Vostro Onore?- gli chiesi, alzando il mento verso di lui, infossando un sopracciglio, prima di aggrottarle entrambe: -Si sente sotto interrogatorio?- gli chiesi preoccupata, mentre rideva ancora. C'era proprio qualcosa che non andava in tutto quel suo modo di fare, perciò cercai di indagare ulteriormente, provando a farlo parlare: -Commissioni importanti? Ci sono novità sul territorio di Hogwarts? Strane creature che richiedono provvedimenti speciali?- gli chiesi allora, distogliendo appena lo sguardo dal suo, per non farlo sentire ancora più a disagio.


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    Uno sguardo poteva bastare a capirsi o disprezzarsi. Certo la situazione, così come l'approccio audace della ragazza, non erano effettivamente concilianti. Fatto sta che Irene Hayles aveva un carattere inflessibile e si dimostrava rigorosa ed attenta.
    Capendo di trovarsi innanzi ad una situazione ormai compromessa il povero Roan penso di avere soltanto alcune soluzioni plausibili. La prima prevedeva indicare un punto alle spalle della donna ed urlare "oh mio dio, che cosa è quello!?" per poi, sperando che Irene si girasse, darsela a gambe levate. La seconda, decisamente più plausibile, vuotare il sacco sperando in un qualsiasi aiuto e di trovarsi dinnanzi una persona ragionevole.

    «Irene Hayles...» Ci rifletté ad alta voce. Era sicuro di averlo già sentito, aveva immaginato bene poc'anzi. Qualcosa li univa e si trattava degli anni come studenti, forse in classi ed anni diversi. Era plausibile pensare che fosse addirittura stato un prefetto.
    «Si... Esatto! Grifondoro...» Stava per dire qualcosa di spiacevole come "allora oltre che bella sei anche intelligente" ma si fermò fulminato dal suo sguardo.
    -Questa mi fa a pezzi, nasconde un falso sorriso ma sono costretto a fidarmi di lei-.

    «Okay, va bene». Abbassò la voce e si guardò ancora in giro. «Sei scaltra, te lo concedo, ma non sono io il cattivo della storia. Almeno non di questa storia...» Tirò su l'indice sinistro su come a puntualizzare che stesse continuando a parlare.
    «Vieni sediamoci a quel bar, signora obliviatrice. Meno in piedi siamo e meno ci notano... Tanto non avevi granché da fare giusto?» Era una domanda retorica perché la superò andando verso i tavolini con fare guardingo.
    «Ah dammi del tu, ovviamente. Ormai siamo soci». Probabilmente era rimasto per troppo tempo sobrio e distinguere ancora una volta gli odori ed i sapori gli dava alla testa. Fatto sta che Irene aveva intuito che qualcosa non andava, e non sapeva se gli avrebbe creduto ma lui aveva bisogno di una mano.
    Si sedette ad un tavolino aspettando che lei facesse lo stesso. Avrebbe ordinato un drink analcolico qualsiasi e non lo avrebbe nemmeno bevuto. Stringeva ancora freneticamente la valigetta che posò davanti ai suoi piedi per tenerla sempre d'occhio.
    -Non sono strumenti delicati, ma se qualcuno la urta faranno un gran casino-. Gli mancavano soltanto gli occhiali da sole per sembrare un pazzo paranoico.
     
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    Irene Hayles
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    Quel mio approccio poteva essere efficacie quanto disastroso. Sarebbe potuta andare in qualsiasi modo, sarebbe potuto finire male, se quella persona fosse stato un maniaco, se fosse stato pericoloso o instabile.
    Ma qualcosa mi dice che non mi avrebbe fatto del male, forse era lo sguardo, forse era l'espressione. Forse era quella sensazione che mi dava l'idea di conoscerlo. Sta di fatto che lo approcciai e mi dissi che avrei affrontato le conseguenze passo per passo.
    La reazione che ebbi di rimando mi fece quasi sorridere anche perchè intesi che Roan Becker non era in alcun modo pericoloso. Mi rincuorò anche il fatto che lavorasse ad Hogwarts e che, comunque, dovesse aver frequentato il Castello nel mio stesso periodo. Mettendo insieme tutte quelle circostanze e rilevazioni, potei dirmi abbastanza sicura di poter proseguire quella conversazione.
    Mi presentai, quindi, e lui ripetè il mio nome, quasi come per poterselo imprimere nella mente. Annuii con un piccolo sorriso, prima di ampliarlo quando confermò il mio sospetto: -Sì, mi sembrava una faccia conosciuta- mormorai, inclinando appena il viso di lato e chiudendo un occhio: -Mi sa che abbiamo frequentato assieme Hogwarts per più di qualche anno- commentai poi, prima che lui prendesse una decisione su quella strana situazione nella quale ci trovavamo e mi invitasse a sedermi con lui, per farmi raccontare cosa stesse succedendo.
    Boccheggia, presa in contro piede, mentre mi guardavo attorno. Lo vidi già avviarsi verso uno dei tavolini: -Ahm, io...- balbettai: -...Io veramente...- cercai di protestare, ma poi realizzai che un po' di tempo per quell'uomo l'avevo e decisi di lasciar che quello che doveva succedere, succedesse. Mi strinsi nella spalle, riflettendo tra me e me: -Oh, d'accordo- sbuffai, sistemandomi il cappotto addosso.
    Deglutii, prima di compiere quei pochi passi per raggiungere quello strano individuo che ancora stringeva la valigetta misteriosa tra le mani.
    Mi sedetti al suo fianco, spingendomi i capelli all'indietro e aprendo un po' il trench che mi si chiudeva sulla gola: -Non ho molto tempo- misi le mani avanti: -Ma spero sia abbastanza- commentai, prima di sporgermi appena verso l'uomo: -In che cosa sarei sua socia?- gli chiesi, prima di correggermi: -Tua socia-.


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    Roan non riuscì a trattenersi dall'apparire frenetico. Era come se una forza incontrollabile lo trascinasse verso un'ansia senza fine. Aveva paura e non voleva ammetterlo a sé stesso, non sapeva se fosse più grande il desiderio di rendersi utile o l'incubo di finire male. Era sicurissimo di ciò che aveva visto e sentito, ed ora innanzi a sé aveva un funzionario del Ministero. Una tosta, abituata ad usare la magia, doveva per forza essere una super donna che il destino gli aveva mandato. Voleva assolutamente convincersi di questo.
    Irene si sedette vicina a lui e ciò lo sorprese abbastanza. Era una posizione più intima in un certo senso, sicuramente funzionale per scambiarsi parole a bassa voce. La donna si era già calata nella parte, cosa ottima per la commedia che, di lì a breve, sarebbe andata in scena.
    Fece per schiarirsi la voce e la guardò intensamente e seriamente come non aveva fatto fino a quel momento.
    «C'è qualcosa che non va ad Hogwarts. Qualcosa di molto pericoloso, e si mimetizza». Si rendeva conto di essere stato enigmatico e si guardò ancora in giro. Proprio in quel momento il cameriere servì da bere, Roan lo pagò.
    «Stamattina presto, qualcuno è entrato nella foresta proibita e si è trasformato...» Fece una pausa ancora una volta, Voleva quasi che ci arrivasse da sola come per un'intesa.
    «C'è un lupo mannaro ad Hogwarts». Concluse e nel dirlo un brivido gli salì lungo la schiena come se potesse sentire quella bestia feroce alitargli dietro la nuca. Si chiese se non avesse fatto bene a parlargliene. In effetti non aveva preso in considerazione l'idea di poter avere un aiuto esterno. Irene non sembrava la tipa che si sarebbe tirata indietro innanzi alle difficoltà, ma quella era una grossa difficoltà. Roan non era davvero sicuro che lei lo avrebbe aiutato, ma da quando l'aveva trovata poteva dire di contarci in larga parte. Era convinto che si fossero incontrati per una ragione ben precisa.
     
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    Non ero del tutto convinta che quel mio comportamento fosse professionale. Mi ero lanciata in un ambito che non era il mio, non ero un Auror, un detective, ma per qualche motivo quell'uomo mi aveva trascinato con sè ed io gliel'avevo lasciato fare.
    Sebbene fossi in pausa, per cui fuori dall'orario di servizio, mi sentivo quasi fuori posto, mentre mi sedevo accanto all'uomo e mi interessavo di quel suo atteggiamento, del perchè apparisse così nervoso. Lui, dopo un po', si era fidato di me e quando qualcuno dimostra fiducia è difficile girarsi dall'altra parte.
    Lo guardai, quindi, preoccupata, quando anche lui mi fissò di rimando, serio e con espressione preoccupata. Sbattei le palpebre quando cominciò a parlare: qualcosa che non andava non era decisamente un buon inizio di discorso.
    Cercai di contenere la mia preoccupazione, inspirando profondamente, preparandomi ad ascoltare l'uomo, finchè non mi parlò di un lupo mannaro.
    Alzai il mento, rizzando la schiena, tenendo gli occhi fissi sull'uomo, rimanendo impasibile, mentre il mio cervello ragionava: -E non siete a conoscenza della presenza di qualcuno affetto da licantropia all'interno del castello? Professori, studenti...?- chiesi, azzardando alla malinformazione dell'uomo. La presenza di un licantropo doveva essere comunicata al Ministero e se Roan aveva ragione, quell'individuo si trovava all'interno dei confini della scuola
    senza permesso, minando alla sicurezza stessa di tutti gli inquilini della struttura: -Oppure Animagus? O metamorphomagus?- chiesi, inclinando il viso, senza mettere in dubbio cosa avesse visto il guardiano.
    Era, tuttavia, una notizia da prendere con le pinze e, se fosse stata confermata, si sarebbe dovuto muore il Ministero per recuperare il suddetto lupomannaro.
    Inspirai, passandomi appena la lingua sulle labbra, per umettarle, prima di posare una mano sul braccio dell'uomo, per confortarlo. Pareva davvero scosso: -Lei, comunque, sta bene?- gli chiesi, quindi, prima di ricordarmi che mi aveca chiesto di dargli del tu: -Nel senso, non hai dovuto affrontarlo di persona, giusto? L'hai solo visto- gli chiesi per essere certa che lui stesso non fosse stato colpito.

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    Mentre parlava, Roan Becker, era teso come una corda durante il tiro alla fune. Il Guardiacaccia di Hogwarts era sicuro di ciò che avesse visto e poco gli importava se si trattasse di un animagus piuttosto che di un licantropo vero e proprio. Ciò che contava era che, se la scuola ne era a conoscenza, lui non era stato informato e non avrebbe potuto consentire ad una creatura del genere di aggirarsi libera nella foresta.
    Irene, in ogni caso, sembrava realmente colpita dalla rivelazione. Gli credeva, ed era già un primo passo. Non aveva messo indubbio ciò che aveva visto ma ciò che sapesse, e questa era già una cosa. D'altronde era possibile che ad un uomo, con un ruolo forse non importante ma abbastanza delicato, fossero tenute nascoste delle cose? Era possibile che pensassero che non se ne sarebbe reso conto dell'esistenza di un lupo mannaro nemmeno se questi gli fosse passato davanti canticchiando.
    Di una cosa soltanto era certo: quella bestia, mago, o qualsiasi cosa fosse, era un pericolo ed un disonore per la scuola. Avrebbe dovuto parlarne col Preside, ma in realtà, sebbene non fosse certo un grande mago, era convinto di poter raddrizzare la situazione da solo.

    Quando Irene gli appoggiò la mano sul braccio si sentì inspiegabilmente rassicurato da lei. Aveva mantenuto la calma, era evidente che fosse abituata a discorsi e pressioni del genere. Aveva anche mantenuto la lucidità necessaria. La ringraziò con lo sguardo ma non osò toccarla. Le indirizzò un sorriso caldo.

    «Sto bene, se c'è una cosa in cui sono bravo è muovermi silenziosamente nella foresta. La conosco come le mie tasche... Ho assistito solo a parte delle trasformazione, era troppo veloce perché lo seguissi. Però l'ho visto e probabilmente non si è accorto di me». Pensò bene che fornirle tutti i dettagli fosse la cosa necessaria.

    «L'ho individuato questa mattina presto, Non sembrava un adulto, ma potrei sbagliarmi perché era buio. Di certo chi non ha niente da nascondere non si intrufola nella foresta proibita di primo mattino...». La considerazione poteva essere ritenuta valida.
    «Credo che dovrò parlarne col Preside. Devi aiutarmi ad indagare su questa cosa, non possiamo permettere che la scuola subisca uno scandalo del genere. Già mi immagino il panico che genererebbe una notizia del genere se sapessero che lupi mannari vanno in giro per il castello».
     
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    L'uomo sembrava sinceramente preoccupato e mettere in dubbio le sue parole sarebbe stato controproducente nel farmi dire tutte le informazioni di cui avevo bisogno. Perciò, cercai di metterlo a proprio agio e seguirlo nel suo discorso, prestandogli la massima attenzione. Nel frattempo, la mia mente ragionava velocemente. Non era mia responsabilità e non era mio compito immischiarmi in affari del Quarto Livello -ossia l' Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche-, ma avrei potuto aiutarlo e mettersi in contatto con loro per accertarsi di questa presenza sgradita.
    Allo stesso tempo, però, mentre pensavo a questo, qualcos altro mi suonava strano. Aggrottai le sopracciglia, quando l'uomo aggiunse altro, per chiarirmi al meglio la situazione ed io inspirai, confusa: -Mi scus* Scusami- lo interruppi, scuotendo appena la testa, i capelli che seguirono il movimento mi finirono dietro la spalle: -...hai detto questa mattina? L'hai visto trasformarsi questa mattina?- chiesi, inclinando la testa aggrottando la fronte. Lasciai qualche secondo intercorrere tra di noi, mentre lo osservavo attentamente: -Di solito, di mattina, i lupi mannari tornano alla loro forma umana e non il contrario, giusto?- chiesi, per non suonare aggressiva nella mia puntualizzazione. Com'era possibile che un lupo mannaro si trasformasse di mattina, quando la luna aveva ormai ridotto il suo effetto sulla Terra. Non sapevo se quella fosse stata una notte di luna piena, ma decisi di non indagare oltre, aspettando che l'uomo mi desse una risposta riguardo quel mio commento.
    Tuttavia, annuii alla sue successive parole: -In qualsiasi caso, sì; hai visto qualcosa di anomalo e la cosa va segnalata al Preside- concordai con lui sul da farsi, ma quando poi coinvolse anche me nel suo piano, balbettai appena: -Ahm, io posso aiutarti entro i miei limiti delle mie conoscenze e competenze- gli spiegai, inclinando appena la testa: -Vedi, gli Obliviatori non ne sanno molto su queste cose- sollevai le spalle, prima di rassicurarlo: -Ma posso... Posso di sicuro metterti in contatto con chi di queste cose ci lavora- gli proposi con un sorriso, poi strinsi le labbra, in segno di scuse: -Con me sei capitato male- scherzai.
    Speravo davvero che riuscisse a risolvere quel piccolo mistero, che sembrava sconvolgerlo.


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    Roan aveva la mente annebbiata. Come se tutto quelli si trattasse, inspiegabilmente, di un sogno ridicolo dal quale avrebbe dovuto tirarsi fuori. Per la prima volta da quando quella conversazione era iniziata bevve quello che aveva ordinato.
    -Ma... fa schifo!- Si disse probabilmente mostrando sul viso un'espressione invereconda. Mandò giù, comunque, e tornò a guardare Irene che nel frattempo gli aveva negato il suo aiuto asserendo che non fosse il suo ambito. Avrebbe sfidato qualcuno ad affermare che il suo ambito di competenza fosse dare la caccia ai lupi mannari. Forse esistevano davvero delle persone del genere ma non ne aveva idea.

    Pareva che, in ogni caso, avesse trovato il modo, quanto meno, di risolvere la questione. Parlarne al preside di Hogwarts era la mossa più saggia ed il contenuto della valigetta poteva starsene buono per un po'. Si schiarì la voce come se Irene, in effetti confermando ciò che lui diceva. Analizzando bene la questione non poteva essere una creatura magica incontrollata e doveva trattarsi di qualcuno che si trasformava appositamente nella feroce bestia.

    Tutto ciò era inquietante. In ogni caso la presenza della donna lo aveva, in un certo qual modo, fatto ragionare e tranquillizzato. Quindi le sorrise stavolta arrivando ad una conclusione.
    -Devo andare in fondo a questa storia-.

    «Devo dire che mi hai aiutato a ragionare molto. Te ne sono grato e...». Agitò la mano come per disegnare le parole che non gli venivano più. «Non mi sembra di essere capitato proprio male. Insomma, poteva andare molto peggio». Per la prima volta da quando si erano conosciuti le sorrise liberandosi in un lieve risatina. Doveva dire che la trovava interessante sotto molti punti di vista.
    «Dicevi di essere di fretta, non voglio toglierti altro tempo». Si grattò dietro la nuca con la mano destra. Era un po' nervoso, lei lo guardava con curiosità.
    «Magari potremmo uscire qualche volta, che ne dici?».

    Edited by Hatrax - 29/12/2020, 14:16
     
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    Irene Hayles
    You're losing your memory now
    Non mi sarei mai aspettata di ritrovarmi in una pausa pranzo, seduta a quel tavolino a scervellarmi per aiutare uno sconosciuto. Sebbene non fossi abituata agli imprevisti, per qualche motivo, quell'incontro inaspettato era stato quasi... piacevole. Aveva di sicuro dato una ventata di novità alla mia giornata.
    Lo osservai, spostando lo sguardo da lui al bicchiere, che per la prima volta da quando si era seduto aveva preso in mano ed arricciai il naso, imitando la sua stessa smorfia quando bevve. Sorrisi, poi, divertita alla sua espressione: -Scelta sbagliata?- gli chiesi scuotendo piano la testa, prima di spiegargli la mia posizione in quella situazione, che proprio non centrava nulla. Un'Obliviatrice che aiutava in una caccia ad un inquilino indesiderato stonava come storia. Lo osservai, mentre sembrava ragionarci sopra e lo scrutai bene in volto, prima che mi rivolgesse un bel sorriso, meno teso dei precedenti ed io mi ritrovai a rilassare le spalle. Risposi al suo sorriso con uno simile, senza ben capire perchè fossi così ingessata ed abbassai lo sguardo sistemando all'indietro una ciocca di capelli alle sue parole: -Oh- sospirai, imbarazzata, prima di stringermi nelle spalle e schiarirmi la voce: -Beh, poteva anche andarti molto meglio- scherzai, arricciando il naso, sentendomi quasi colpevole: -Mi sono impicciata io, dopo tutto, ma in mia difesa devo dire che ti comportavi in modo alquanto...- tornai a guardare l'uomo, con un sorrisetto: -...sospetto- spiegai, sollevando le spalle prima di sorridere nuovamente per nascondere il disagio e l'imbarazzo per le sue successive parole. Mi ritrovai a balbettare a sguardo basso, presa in contro piede: -Ahm, sì- mormorai appena, prima di sollevare di nuovo lo sguardo all'uomo con un sorriso a labbra strette: -Devo rientrare- annuii, alzandomi piano dal mio posto, incerta, ma poi mi fermai: -Ma sì- sollevai appena le spalle, preoccupata di risultare scortese se avessi rifiutato quel invito a rivedersi. Sollevai appena una mano: -Mi piacerebbe sapere come è andata a finire con questo fantomatico lupo mannaro- spiegai con un sorriso di intesa, prima di arretrare, facendo qualche passo indietro, allontanandomi dal tavolino, rimanendo a fissarlo per qualche secondo prima di alzare una mano in segno di saluto, impacciata: -Beh, allora... Ci si becca ingiro- esclamai, prima di stringermi meglio la cintura dell'impermeabile in vita e allontanarmi, senza guardami indietro, rimproverandomi mentalmente. "Ci si becca in giro", Hayles? Ma sei seria?! Sei ridicola! Ora capisco perchè non hai tanti amici!




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    Edited by Avalon - 23/12/2020, 22:59
     
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