Dai fratello Wilter

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    CORDELIA BLEINE


    Era un pomeriggio insolitamente caldo per essere un pomeriggio londinese di fine febbraio.
    Il sole ormai stava tramontando e le poche poche nuvole che squarciavano il cielo si erano dipinte di tante sfumature di luce rosse e arancio che creavano uno spettacolo mozzafiato per i fortunati che potevano permettersi di ammirare il tramonto sulle rive del Tamigi.
    Cordelia tuttavia, non aveva il tempo di fermarsi ad ammirare il tramonto, in realtà non le interessava proprio niente del tramonto.
    Lei aveva altri impegni quel pomeriggio, era immersa fino al collo nella creazione di un oggetto magico molto speciale per un cliente altrettanto speciale.
    La giovane strega si trovava all'interno della bottega del fabbricante di oggetti magici per la quale lavorava, lui quel pomeriggio non era a lavoro, poteva quindi dedicarsi ai suoi progetti personali.
    La bottega portava il nome di "bottega dei fratelli Wilter" (anche se non c'era nessun fratello). L'insegna con il nome, ben visibile dal corso principale di diagon alley, consisteva in una semplice lastra di ottone con sopra inciso il nome del negozio.
    Al suo interno la bottega presenta un'ampia sala ben illuminata, alle cui parete sono addossate una serie di grossi scaffali sulla quale sono esposti gli oggetti in vendita. Dal lato opposto all'ingresso si trovava invece un ampio bancone in scuro legno di quercia e dietro ancora una porta dalla quale si può accedere al laboratorio.
    Ed era proprio nel laboratorio che si trovava Cordelia, indaffarata attorno a un tavolo sulla quale si trovava lo strano oggetto alla quale stava lavorando.
    La giovane strega indossava una semplice tunica di stoffa nera con i bordi delle maniche rossi, i lunghi capelli biondo oro erano legati in una coda di cavallo alta, preferiva i capelli legati quando lavorava, era più comoda.
    Il rumore di un tintinnio la riscosse dal suo lavoro, qualcuno era appena entrato nel negozio.
    << Arrivo! >>
    Gridò la giovane. Con un rapido gesto della bacchetta fece scomparire il suo misterioso lavoro, dopodiché si stampò sul volto il suo miglior falso sorriso e uscì dal laboratorio.
     
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    Patience Cecilia O'Plumb



    Patience aveva passato la settimana precedente a Warlingham, per un laboratorio su "Il Bezoar di origine vegetale, tra magia asiatica e tradizione babbana". Vista la distanza di Aberlady dall'università, aveva colto l'occasione per fermarsi qualche giorno in più a Diagon Alley per recuperare materiale per il prossimo esame, nel caso specifico una pila di libri alta almeno quanto un elfo domestico, alla cui vista Patience aveva sgranato gli occhi incredula.
    *Poco male, vorrà dire che li rivenderò praticamente come nuovi*, aveva concluso, consapevole che non avrebbe mai trovato la voglia di leggere quell'infinità di pagine e avrebbe come sempre trovato modi alternativi per studiare quanto bastava per passare l'esame.
    Un libro in particolare continuava a squittire, era ricoperto di foglie sotto le quali si intravedevano rametti a cui erano agganciate piccole gemme verde brillante: *mah, forse questo ha una possibilità*, si disse, poco prima di essere letteralmente travolta da una mandria di ragazzine travestite da Spice Girls - una pop band babbana formatasi da qualche anno e che era stata presa di mira qualche settimana prima sul Cavillo a causa dei presunti collegamti di una delle cantanti con la famiglia Malfoy - per il carnevale magico.

    In cerca di una burrobirra al cardamomo e con la borsa viola piena di libri inutili, si affrettò sul corso principale di Diagon Alley, costretta di tanto in tanto ad evitare le scorribande del carnevale. Di soglia in soglia si ritrovò catturata da una vetrina a cui non aveva mai fatto caso prima di quel giorno, la bottega dei fratelli Wilter: all'interno, una ragazza dietro al bancone stava armeggiando con un oggetto che sembrava attirare tulle le sue attenzioni. Patience avrebbe probabilmente fatto bene a concentrarsi su ciò che stava accadendo all'interno, ma svampita com'era il suo sguardo era stato catturato da uno strano marchingegno in vetrina: sembrava una sorta di alambicco babbano, ma al contrario. Aveva due piccole camere a forma di cipolla ma invece che essere collegate da un tubo all'estremità superiore queste erano collegate da una sorta di serpentina alla base. Inoltre, al posto del solito rame, sembravano fabbricate di un materiale scuro, impenetrabile come il metallo ma fragile come il vetro.
    *Ma cos..*, disse tra sè e sè spiaccicando il naso contro il vetro per osservare meglio, e senza rendersi conto che stava in realtà spingendo con la testa contro la porta a vetro, già malmessa prima del suo arrivo. Nel giro di una frazione di secondo si ritrovò catapultata all'interno del negozio: la porta si era aperta con la pressione del suo viso, la borsa con i libri era caduta rovesciando il portaombrelli in peltro - che non aveva mancato di lamentarsi del maltrattamento - posto sull'uscio.
    << Per tutti i tranelli del diavolo! >>, ma la sua frase fu interrotta dalla voce della ragazza al bancone: << Ehm, sì, scusi, salve >>.
    Disse, abbozzando un sorriso mentre con la mano destra cercava di ricomporre frettolosamente lo chignon pieno di nodi sulla sua nuca.
     
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    La scena che Cordelia si trovò davanti non lasciava presagire nulla di buono.
    La cliente appena entrata era una donna giovane, all'incirca sua coetanea, la giovane entrando nel negozio aveva fatto cadere il portaombrelli che adesso aveva iniziato a borbottare lamentele.
    "Quel maledetto oggetto"
    Pensò la giovane.
    "Se non la smette di lamentarsi prima o poi lo getto nel Tamigi"
    Pensò ancora prima di spostare la sua attenzione sulla cliente.
    La prima impressione che ebbe su di lei fu che doveva essere proprio una svampita e, qualcosa che diceva che sarebbe stata anche una grandissima perdita di tempo.
    << Come posso aiutarla? Ho visto che sembra interessante al nostro alambicco… >>
    Disse Cordelia esibendo il suo tono più gentile e cordiale (e soprattutto falso!), quello che riservava ai clienti che già a primo impatto la irritavano.
    "Interessata è un eufenismo" - Pensò - "a momenti questa scema si ammazzava per guardare un alambicco".
    Cordelia si sporse per prendere l'oggetto da sopra alla scaffalatura.
    << È un oggetto meraviglioso, eccezionalmente utile per preparare unguenti e pozioni.>>
    Disse Cordelia lodando le qualità dell'oggetto nella speranza di concludere la vendita nel più breve tempo possibile, liberarsi da quella cliente e tornare al suo lavoro.
     
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    Patience Cecilia O'Plumb



    Alzò lo sguardo, la giovane la stava squadrando da cima a piedi.
    Si rivolse di nuovo velocemente ai suoi libri, cercando di raccoglierli e di prendere tempo. La voce fintamente gentile della giovane la raggiunse mentre i suoi pensieri si stavano ancora affollando sul portaombrelli rovesciato, sui libri a terra, su come se la sarebbe cavata ora nella conversazione.
    Certo, l'alambicco o quel che era la affascinava parecchio, ma le sue finanze erano ristrette e di certo non aveva bisogno di un nuovo oggetto da aggiungere alla sua collezione già ben fornita.
    << Sì, dicevo, buongiorno >>
    Si tirò su stringendo la borsa vinaccia ricolma dei libri appena acquistati sotto il mantello nero rattoppato.
    Con la mano destra sistemò meglio la forcina che portava sempre nei capelli castani, poco al di sopra dell'orecchio sinistro. La strinse tra i denti mentre tirava le ciocche ribelli fuoriuscite dall'acconciatura con la mano sinistra.
    << Scerto è strano per esshere un alambicco >>, biascicò con la forcina tra i denti.
    << Dicevo, strano per essere un alambicco. Come funziona? >>, cercava di prendere tempo mentre, guardandosi intorno, notava elementi sempre più inquietanti sugli espositori. Un marchingegno a forma di mano nodosa giaceva su una mensola dietro al bancone, accanto ad un merlo impagliato che sembrava seguirla con lo sguardo.
    *Creepy*, un brivido le correva sulla schiena. C'era qualcosa di profondamente inquietante in quel posto, nonostante il faccino gentile della ragazza che si trovava di fronte.
    << Vede, un alambicco per funzionare dovrebbe essere fornito di un tubicino sulla parte superiore in modo che il vapore possa fluire dalla prima camera alla seconda. Ma in questo caso il tubo è sotto, di certo non servirà a trasferire vapore...>>
    L'animaletto raffigurato sulla sua forcina incantata stava lentamente prendendo le sembianze di un Occamy, un chiaro segno del fatto che Patience non si sentiva a suo agio in quello spazio poco illuminato e pieno di oggetti stravaganti.
     
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    Elisewin O'Plumb - Elise



    Elise, la giacca in ecopelle nera, un maglioncino verde lungo fino alle ginocchia, calzamaglia nera leggera e scarpe da ginnastica, era arrivata a Diagon Alley con il fiatone.
    Era, ovviamente, in ritardo per il suo appuntamento. Si muoveva veloce fra la folla e rischiò di staccare la testa a una banda di marmocchie, con il suo zaino “Ommioddio, scusatemi!” urlò alle bambine mentre già si allontanava ad ampie e veloci falcate.
    Peccato che una volta arrivata di fronte alla scalinata della Gringott, la Banca dei Maghi, non ci fosse traccia della sua invitata. Elise sbuffò tra sé. Si alzò sulle punte dei piedi e voltò la testa a destra e sinistra, per scrutare sopra la folla… Ma dove diamine si era cacciata sua sorella?!
    Non c’era, ovviamente. Probabilmente, quasi sicuramente, si era dimenticata che si erano date appuntamento per quel giorno, per sistemare alcune questioni burocratiche e anche abbastanza noiose legate alla loro posizione economica.
    Una in ritardo, l’altra assente… Due sorelle per nulla affidabili, su queste cose, le O’Plumb.
    Elise alzò le spalle e si apprestò a girovagare per Diagon Alley, sperando di trovare la sorella. Vagava cercando di ripercorrere a memoria i possibili luoghi del villaggio magico frequentati di solito dalla sorella.
    Finalmente, una volta lasciata la strada principale, il suo cammino si ricongiunse con quello di Patience. Non se ne accorse subito, dovette infatti passare di fronte alla vetrina del negozio “Dai fratelli Wilter” e scrutare distrattamente all’interno per riconoscere la sorella… Sollevò le sopracciglia, con evidente stupore. Si infilò nel negozio dietro di lei ”Cé… ma cosa stai facendo?” esclamò, senza riuscire a trattenersi. Odiandosi subito dopo per aver usato quel tono burbero e spazientito che loro madre usava spesso nei loro confronti quando facevano qualcosa di evidentemente sciocco.
    Rimase sulla porta, col fiato corto, le mani sui fianchi.

    pensiero
    discorso


    Edited by G-Erin - 28/2/2021, 10:46
     
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    Abigail-Cowen-Biography



    La prima impressione avuta da Cordelia nei confronti di quella ragazza si rivelò veritiera, probabilmente quella cliente sarebbe stata solo una grandissima perdita di tempo.
    Negli anni che aveva trascorso in bottega aveva imparato a capire subito quando un cliente entrava per acquistare oppure semplicemente per curiosare. Questo caso rientrava nella seconda casistica.
    Inoltre percepiva anche una sorta di disagio provenire dalla ragazza, come se non avesse capito pienamente dove si trovasse né che genere di articoli vendessero lì; badate bene, non erano articoli illegali - almeno non quelli esposti, gli articoli illegali lei si premurava di nasconderli alla clientela come al proprietario - ma si trattava comunque di articoli particolari pensati per una clientela specifica.
    << Ha ragione, questo prodotto in effetti è decisamente particolare.>>
    Disse la giovane donna accarezzando con delicatezza il tubo che scorreva nella parte inferiore del bizzarro oggetto.
    << Questo particolare alambicco è incantato, nel tubo infatti non scorre il vapore, bensì il liquido che arriva già distillato nel secondo contenitore...>>
    Continuò a spiegare Cordelia.
    Riuscì a terminare la spiegazione giusto in tempo prima di sentire le campanelle sopra la porta tintinnare nuovamente.
    Un’altra giovane donna entrò nel negozio, anche lei avrà avuto circa la sua età.
    Le due donne si conoscevano, le fu subito evidente quando apostrofò l’altra con “Cé” - probabilmente un diminutivo del suo nome di battesimo - in tono seccato.
    A Cordelia quel tono non piacque affatto.
    Già la vendita di presentava difficoltosa, l’arrivo di una seconda persona poteva azzerare tutte le sue possibilità.
    << Buongiorno a lei.>>
    Disse Cordelia alla seconda venuta in tono gentile, ma dalla quale si poteva intuire comunque la sua irritazione, dovuta anche in parte al fatto che entrando non si era preoccupata minimamente di salutare.
    << La sua amica era interessata a un alambicco.>>
    Aggiunse lei in tono asciutto indicando con il dito indice lo strano oggetto.
    Non fece in tempo ad aggiungere altro che la porta si aprì nuovamente ed entrò nel negozio un uomo incappucciato dall’aria tutt’altro che affabile.
    << Salve, sono qui per ritirare il mio ordine.>>
    Disse lui in tono burbero.
    L’uomo era in anticipo, il suo ordine non era ancora pronto e, lei non aveva molta voglia di discutere con quel cliente davanti alle altre due donne.
     
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    Patience Cecilia O'Plumb



    La descrizione del finto alambicco si faceva interessante e Patience si stava facendo l'idea che la ragazza che si trovava di fronte non avesse idea di ciò di cui stava parlando. Chissà che storia aveva quell'oggetto strano, l'opacità e l'impenetrabilità della superficie facevano pensare a lunghe fermentazioni.
    <<che curioso...>>, proferì con lo sguardo fisso sull'oggetto, cercando di prendere tempo per elaborare i suoi pensieri al riguardo.
    DI piante che cambiano profondamente il loro comportamento e le loro proprietà quando lasciate al buio, al riparo da ogni possibile infiltrazione luminosa, beh, gliene venivano in mente diverse. E un tale livello di oscurità all'interno non poteva certo servire a distillare solo del decotto di Grinzafico da spargere sui fiori del giardino.
    <<e quanto costerebbe un attrezzo de...>>
    La sua domanda fu interrotta da una voce familiare. La sorella era piombata nel negozio e il suo tono di voce le provocò un brivido rapido lungo la schiena. Come aveva potuto dimenticarsene? Avevano preso appuntamento alla Gringott mesi prima per sistemare delle questioni familiari. Patience aveva sempre la testa tra le nuvole, ma quando si trattava di questioni burocratiche neanche mille strillettere sarebbero state sufficienti a ricordarle dei suoi impegni.
    <<merlino, la Gringott!>>, disse tra i denti girando lentamente lo sguardo verso la sorella. Il portaombrelli produsse un leggero suono acuto, come a indicare che aveva capito la situazione e ne stava ridendo sotto i baffi d'ottone.
    <<mi sono dimenticata, vero?>>
    *Scusa*, avrebbe voluto dire. Ma era una parola difficile per lei, e lì davanti alla strana ragazza con cui stava discutendo dell'alambicco non era riuscita a pronunciarla. Avrebbe trovato il modo di farsi perdonare più tardi.
    <<il carnevale mi ha distratta e sono finita per caso davanti alla vetrina di... beh, questo posto>>
    Si accorse che non si erano presentate, prese dalla discussione surreale sullo strano oggetto. Si ricompose nel mantello scolorito e si rivolse alla giovane che le stava spiegando seppure goffamente le proprietà dell'alambicco.
    <<mi scusi, sono entrata così, ehm, velocemente>>, goffamente sarebbe sicuramente stato l'aggettivo più adeguato, o forse disastrosamente, percepiva già lo sguardo senza speranze della sorella su di lei, <<e non mi sono neppure presentata. Mi chiamo Patience O'Plumb, lei è mia sorella...>>
     
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    Once a Slytherin
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