Chi di penna ferisce di penna perisce.

Paiolo Magico -SissixChace

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    Chace Lancaster

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    « Non è come nasci, ma come vivi che determina chi sei »




    Era una sera uggiosa, tipica dell'Inghilterra, e Chace già rimpiangeva il suo ultimo viaggio nel sud del Portogallo.
    Da quando aveva chiesto al redattore del suo giornale di restare a lavorare in Inghilterra gli aveva assegnato una serie di articoli uno più noioso dell'altro: recensione di trattati magici, articoli sul traffico delle scope o le migliori ricette casalinghe per la burrobirra. L'articolo più emozionante era stato la storia di una donna che aveva inventato un incantesimo autopulente per scarpe, solo perché la signora era una ciarlatana e l'aveva smascherata immediatamente.
    Tuttavia quel giorno, aveva finalmente un incarico interessante: intervistare Sissi Black.
    Chace ricordava la giovane auror dai tempi della scuola, dove si era sempre battuta per difendere i mezzosangue mentre la scuola era in mano ai mangiamorte, perciò l'ultimo articolo uscito su di lei sulla Gazzetta del Profeta lo aveva infastidito.
    Ziegler poi era un giornalista davvero incompetente, scrivere in modo oggettivo era la prima regola per un professionista che si rispetti, mentre quell'uomo trasudava pregiudizi ad ogni parola. E a dirla tutta, perché sembrava avercela così tanto con i dipendenti del Ministero? Sembrava quasi felice di vederli fallire, e il sesto senso di Chace avrebbe voluto investigare, ma per ora non gli era possibile.
    Si stava dirigendo verso il Paiolo Magico per incontrare Miss Black, curioso di vedere come era cambiata dai tempi della scuola.
    Non erano mai stati in confidenza, ma Chace aveva più volte sentito parlare delle sue imprese e ne aveva visto pure i risultati in qualche suo viaggio.
    Tutto sommato, si potrebbe dire che Chace provava ammirazione per lei, anche se non si faceva illusioni che Sissi sarebbe stata all'altezza delle sue aspettative.
    Le persone sono sempre meglio da osservare distante, era la sua filosofia, così si vedevano meglio i loro lati migliori, e lui era un mago a farli risaltare.

    ~ PARLATO: #4682B4
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    Sissi Black
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    Ingenua. Avevano dato a me dell’ingenua. Ero furiosa, mi sarei mangiata quell’uomo a morsi, strappandogli di faccia quel suo sorriso beffardo e quella sua aria di superiorità. In un momento del genere, con il mondo che sembrava crollarci di nuovo sotto ai piedi, lui che aveva fatto? Aveva ben pensato di creare il panico. Lo avevo detto, mi sarei dovuta fidare del mio istinto fin da subito, quell’uomo aveva un secondo fine e beh, dopo quello che aveva scritto direi che ormai fosse più che evidente. L’unica cosa positiva, in quello schifo di situazione, era che Ashley si stesse riprendendo, che fosse vigile e riuscisse persino a mangiare. Quell’idiota non aveva pensato di parlare di quello, del fatto che lei stesse bene, lui aveva dovuto infangare, aveva dovuto mettere sale sulla ferita. Lo odiavo. Vi lascio immaginare la mia gioia quando avevo ricevuto l’invito di un altro giornalista per parlare. Avrei gettato quel messaggio nel fuoco, se solo non avessi letto la firma. Quel nome mi era familiare, una sorta di fantasma del passato. Sembrava che ai fantasmi piacesse tornare in quel periodo e di certo, un vecchio compagno di scuola era meno terrificante del marchio nero che aleggiava sopra al cottage dei Tisdale. Quindi mi ero messa l’anima in pace ed avevo accettato l’incontro, un po’ detestando l’idea di dovermi di nuovo confrontare con quella realtà, mentre il mio corpo e la mia mente mi dicevano di agire. L’unico pensiero, degli ultimi giorni, era capire chi avesse attaccato e perché. Avevo girato per giorni in cerca di prove, indizi che mi suggerissero chi c’era dietro a quell’attacco così inaspettato, ma l’unica risposta che riuscivo a darmi era l’unica che non volevo accettare. Erano tornati.
    Avevo raggiunto il Paiolo Magico con passo svelto, nervosa, ma cercando di mantenere alto lo spirito e sperando che le cose andassero meglio di quello che credessi e così ero entrata, alla ricerca di una testa bionda. Era biondo vero? Dio erano passati secoli. Presi un grande respiro, incamminandomi nel locale, in cerca dell’uomo. Non ero mai in anticipo, sarebbe stato folle credere che lo fossi quel giorno, ma non riuscendo a trovarlo da nessuna parte presi posto su uno sgabello, di fronte al bancone. Posso bere del whiskey prima di un incontro di lavoro? Qualcuno mi dica di sì, perché altrimenti divento matta.




    Parlato #80002b
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    Chace Lancaster

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    Perso nei suoi pensieri, non si era reso conto di essere in ritardo, ma controllando l'orologio, notò che avrebbe dovuto incontrare Sissi ben tre minuti fa.
    Niente di grave, ma era decisamente inusuale per lui. Essere di nuovo in Inghilterra aveva un brutto effetto sul suo comportamento, se solo potesse ripartire...
    Ma non era quello il momento di pensarci, suo padre aveva bisogno di lui, quindi sarebbe rimasto a casa, a costo di scrivere solo articoli per casalinghe per i prossimi due mesi.
    Afrettò quindi il passo fino a raggiungere l'entrata del Paiolo Magico, e aperta la porta della locanda si guardò intorno, studiando gli avventori per individuare la sua cliente.
    Fortunatamente, aveva visto la sua foto sulla Gazzetta del Profeta poche settimane prima, quindi non gli fu difficile notare la ragazza mora seduta davanti al bancone in mezzo a tutti quei maghi brizzolati.
    Forse c'era la serata bocce al Paiolo? La densità di persone anziane era più alta del solito.
    Chace esitò per un momento mentre osserva la giovane auror, riflettendo su come approcciarla per metterla a suo agio.
    Non poteva darle troppa confidenza e chiamarla per nome, l'avrebbe solo fatta insospettire ancor di più.
    D'altro canto, essere troppo formale avrebbe creato un distacco tra di loro, tale che non si sarebbe aperta completamente con lui.
    Era una scelta ardua, probabilmente la soluzione migliore sarebbe stata non chiamarla proprio e presentarsi direttamente.
    Geniale! riflettè e si avvicino finalmente a lei per salutarla.
    Buonasera, esordì per attrarre la sua attenzione, sono qui per l'intervista, sono Chace, non so se ti ricordi di me dai tempi della scuola, aggiunse sorridendole, e poi si maledì mentalmente.
    Aveva appena deciso di non darle troppa confidenza e invece aveva fatto l'esatto opposto!
    Sperò che lei non la prendesse per il verso sbagliato, ma ormai era partito su quella linea e tanto valeva continuare.
    Vuoi che beviamo qualcosa prima di iniziare? le propose sperando di metterla a suo agio e si voltò a guardare il barista che si affannava a spillare burrobirra, rendendosi conto che, effettivamente, aveva molta sete.

    ~ PARLATO: #4682B4
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    Il problema, probabilmente, era che io non ci avevo mai saputo fare gran che con l'opinione pubblica. Ero sempre stata concentrata sulle azioni, sui fatti, più che su quello che si diceva o meno, anche perché altrimenti negli anni mi sarei dovuta sotterrare. La Black cacciata di casa, il disonore dei Purosangue, la donna poco seria, la sconsiderata, la solita Sissi. Forse anche per questo avevo deciso di scegliere da me il mio nome, ignorando quello che mi era stato dato alla nascita. Perché io ero una di fatti e nessuno doveva mettere su di me un'etichetta che non mi appartenesse, tanto meno un nome. L'idea di tornare quindi a parlare con qualcuno di quello che avevo o non avevo fatto, un po' mi innervosiva. Sarebbe stato più facile se avessi potuto fare e far vedere, stando zitta, evitando di peggiorare la mia situazione. Avevo deciso di fare un'eccezione solo per il nome che quel giornalista portava, ricordando che fosse uscito con la Hay quando eravamo due marmocchie. Quando sentii quel saluto, provenire dalla voce di uno che di certo non era più un ragazzino mi voltai, più per istinto che altro, trovando il viso cresciuto di un uomo che ricordava solamente da lontano il mio vecchio compagno di classe. Sì, forse strizzando un occhio ed inclinando il capo... Scossi la testa a quel pensiero, con una mezza risata sulle labbra. Chace, certo. Lo salutai, cercando di mettere da parte il nervosismo e la preoccupazione di quel momento. Avevo come la sensazione che tutti, in quel locale, stessero leggendo quell'articolo, come se tutti sapessero esattamente chi ero: l'ingenua auror troppo inesperta e figlia del suo nome. Dio, come odiavo quell'immagine che Ziegler aveva dato di me, così distante da tutto ciò che mi rappresentasse. Darei una pessima prima impressione se tu dicessi di sì? Chiesi, con un sorriso sollevato. Avrei pagato una montagna di galeoni per qualcosa che allentasse i nervi e speravo fortemente che la persona accanto a me fosse... non so, aperta? Ricordavo poco di lui, se non che fosse un tipo chiuso e schivo. Il mio contrario praticamente. Ma eravamo cresciuti, no? Voglio dire erano passati tanti di quegli anni che non aveva senso restare aggrappati a quella realtà, che sicuramente nessuno dei due avrebbe voluto rievocare, soprattutto in un momento come quello. Mi voltai quindi verso l'uomo dietro al bancone, facendogli segno con la mano di portarci due Burrobirre, giusto per iniziare. Devo dire che non mi aspettavo il tuo messaggio, non so nemmeno se perché non ti aspettavo in città o se perché credevo non ti ricordassi di me. Che poi c'era poco da ricordare, non ero mai del tutto certa di essere cambiata molto, rispetto agli anni di Hogwarts. Stessi capelli, stessi occhi, stessa fame di avventura, solo in un corpo più maturo, credo.




    Parlato #80002b
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    Ora che la vedeva da vicino Chace notò subito quanto Sissi assomigliasse ancora alla ragazzina coraggiosa che era passata per i corridoi di Hogwarts anni prima insieme a lui.
    Il suo sorriso era gentile, ma il suo corpo tradiva il suo nervosismo.
    Una reazione comprensibile visto l'articolo uscito di recente, ma ora era compito suo metterla a suo agio.
    Va bene se ti chiamo Sissi? le chiese in risposta continuando a usare un'approccio amichevole.
    Non aveva per niente l'area di una Black, si trovò a riflettere. Già sapeva delle sue origini purosangue e di come era stata ripudiata dalla sua famiglia, ma da vicino il contrasto era ancora più assordante. Tutto in lei, dall'espressione del viso, al vestiario e al portamento era ben lontanto dall'austerità della sua famiglia d'origine.
    Era un grosso sollievo per lui. Certo, era in grado di parlare con ogni tipo di persona per il suo lavoro, ma mal sopportava quelle persone che si credevano migliori di altre solo per il loro stato di sangue, e dopo gli avvenimenti della sua adolescenza probabilmente era pure arrivato a odiarle.
    Al contrario, è un ottimo inizio, la rassicurò, non c'è niente di meglio di una burrobirra per finire la serata, commentò osservando il barista mettersi all'opera, mi sono mancate nei miei viaggi, ammise.
    Parlare di sé era sempre un'ottima tecnica per mettere a suo agio l'interlocutore. Del resto chi vuole svelare i suoi segreti di fronte a un completo estraneo?
    Creare una buona intesa era la base per un intervista di successo.
    È vero questo è il periodo più lungo che trascorro a casa da dopo Hogwarts, ammise mantenendo il sorriso e soffocando la disperazione che quel pensiero portava con se, ma mi ricordo assolutamente di te! la rassicurò cercando di cambiare in fretta discorso, non so se hai letto dei miei articoli, ma mi sono occupato anche di rintracciare mangiamorte scappati all'estero, e ho seguito le missioni di altri auror, mi hanno parlato tutti molto bene di te, aggiunse cercando di farle capire che non era qui per infangarla come aveva fatto Ziegler.

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    Quella domanda arrivò come un tuono alle mie orecchie. Era una domanda stupida, di cortesia, ma che in quel momento, con tutto quello che era successo, riecheggiava come se fosse un promemoria dal passato. Sembrò quasi che il mondo volesse ricordarmi chi ero. Io ero Sissi, non l’ingenua Auror che si nascondeva dietro al suo cognome che aveva dipinto Ziegler, non la sciocca dipendente ministeriale troppo giovane per sapere di cosa parlasse, non ero Artemisia Black. Io ero Sissi. La donna che viaggiava in giro per la Gran Bretagna da giorni in cerca dell’uomo che aveva quasi ucciso la sua amica, la stessa che aveva usato ogni briciola di energia magica che aveva in corpo per stabilizzarla, prima di portarla al San Mungo, la donna che era stata la ragazzina che non ci aveva pensato due volte a sfidare un padre violento con un sorriso beffardo, la stessa che se ne era andata a vivere da sola senza avere niente se non il suo smisurato orgoglio, quella che portava le cicatrici di incanti che non erano destinati a lei, ma che si era presa per proteggere i compagni. Ecco chi ero. Sentii un sorriso fiero nascermi in viso, mentre tornavo a guardare Chace. Devi. Risposi, con aria rilassata. Quindi ordinai quelle due Burrobirre, contenta del fatto che l’ex Corvonero non avesse problemi a riguardo. Ero sempre stata un tipo diretto e sfacciato, non mi sarei fatta molti problemi a bere di fronte a lui, però non era di certo quello il momento più adatto per fare delle figure del cavolo, ad essere onesti. Scossi la testa, sorridendo. Ci stava girando attorno, era gentile. Grazie. Dissi, sincera, ma preparandomi a tirare fuori l’enorme elefante che girava per la stanza e che entrambi fingevamo di non vedere. Ovviamente mi hai cercata per gli articoli di Ziegler, quindi ti prego, non farti scrupoli a parlarne, ma ti ringrazio per la delicatezza con cui stai cercando di affrontare l’argomento. Via il dente, via il dolore. I cerotti vanno strappati di corsa e tutte quelle altre frasi ad effetto che a quanto pare piacevano tanto ai babbani. E probabilmente anche a quel pallone gonfiato di Conrad Ziegler. In fondo quello era l’unico modo che conoscevo per fare le cose: rapidamente e a muso duro. Non ero abituata ad avere a che fare con le persone che mi trattavano con i guanti, era strano e non saprei dire se fosse uno strano piacevole o solo uno strano… strano.




    Parlato #80002b
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    Chase annuì quando Sissi le disse che poteva chiamarla per nome e notò immediatamente il suo cambio di postura e la sua rinnovata sicurezza.
    Si, era decisamente molto diversa da una Black, perciò sarebbe stata un'intervista interessante.
    O almeno così sperava, aveva bisogno di qualcosa di stimolante da scrivere.
    Le loro chiacchiere furono interrotte dal barista, che appoggiò davanti a loro i due boccali pieni di liquido ambrato.
    Chace lo prese subito in mano, bevendo un sorso della dolce-amara bevanda per dissetarsi.
    Le parole successive della donna, lo colsero però di sorpresa. Si rese conto che aveva fatto un errore di valutazione sulla ex Grifondoro.
    Forse per errore, o più probabilmente per sessismo, l'aveva approcciata come una donzella nel momento del bisogno, scordandosi che aveva davanti un'auror coraggiosa a cui poco servivano i suoi convenevoli e il suo indorarle la pillola.
    Del resto c'era un motivo se era così ammirata nel settore, nonostante le dicerie messe in giro da Ziegler.
    Sbatte gli occhi una volta di troppo, ma poi si ricompose.
    Si, il motivo è quello, annuì andando dritto al punto come lei aveva chiesto, personalmente penso che l'articolo di Ziegler sia spazzatura, è solo un ammasso di pregiudizi personali contro il ministero, commentò alzando gli occhi al cielo al pensiero: era per uomini come lui che la gente non si fidava dei giornalisti.
    Quindi volevo parlare con te per sapere cosa è successo davvero e scrivere una versione dei fatti oggettiva, le illustrò guardandola dritto negli occhi per farle capire che era sincero e si poteva fidare di lui.
    Sarebbe la tua occasione per dare il tuo punto di vista e informare effettivamente i cittadini di cosa sta succedendo, senza creare il panico solo per il gusto di vendere qualche copia in più, aggiunse per mostrale i vantaggi del suo piano.
    A lui non erano mai interessati i titoli clickbait e le notizie gonfiate solo per vendere testate. Il giornalismo era nato per informare, per far sapere alle persone cosa c'era al di fuori delle loro mura domestiche e avvicinarle a realtà diverse, senza fronzoli e senza bugie.
    Le persone avevano diritto alla verità pura e semplice e il suo scopo era farla venire a galla sempre e comunque.
    Certo, alcune verità erano scomode, altre tremendamente noiose, ma lui non le avrebbe mai compromesso la sua etica professionale per renderle più accettabili.

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    Mi concessi un sorriso rivolto al barista, quando ci portò le Burrobirre, quasi quel gesto mi avesse ricordato dove mi trovavo, riportandomi alla realtà, quando la mia mente si era lasciata portare lontano da quei ragionamenti che poco avevano a che fare con la situazione attuale. Avrei dato la colpa agli eventi degli ultimi giorni, alla stanchezza per le continue ricerche, alla frustrazione per le mancate risposte. Avrei fato la colpa di tutto a quella persona, che nel modo peggiore che riuscissi a pensare aveva deciso di svegliarci. E avrei dato anche un po’ di colpa a me, che fino a qualche giorno prima avrei pregato per essere svegliata. Presi quindi un sorso – un po’ troppo lungo probabilmente – della bevanda che mi era stata portata, prima di tornare a guardare il giornalista e chiedergli di andare al sodo. Non volevo essere maleducata o scortese, ma era un periodo pesante ed ero piuttosto certa che quel ragazzo non mi avesse contatta per fare due chiacchiere. Ridicolo eh, non trovate? Scossi la testa, in fondo ero stata io a crearmi quella vita lì, con tante di quelle conoscenze da essere fondamentalmente sola. Perdonami, non volevo essere scortese, ma non ho un bel rapporto con i giornalisti come potrai immaginare e non sono abituata ad essere trattata come una bambolina di cristallo. Sorrisi, sistemandomi i capelli di lato ed accavallando le gambe, sperando di riuscire a stemperare la tensione. Non so perché tutto quello mi sembrasse così strano, era come se ci fosse qualcosa di non detto che aleggiava nell’aria attorno a noi. O forse ero semplicemente io ad essere nervosa, come ogni giorno dall’attacco di Ashley. Vuoi sapere quello che penso? Ziegler è un uomo furbo – iniziai, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio – Mi ha elogiata molto più del dovuto appena qualche settimana prima di questo suo nuovo articolo, che quindi risulta ancora più forte di quanto non sarebbe dovuto essere. Io non trarrò le conclusioni, lascio che siano altri a farlo, io mi limito a fare il mio lavoro e lo faccio bene. Ricordavo benissimo il mio incontro con Ziegler. Ricordavo quella danza di domande e risposte che avevamo intrecciato, mentre entrambi cercavamo di cogliere l’altro in fallo. Ricordavo il modo in cui aveva cercato di farmi dire che il Ministero non avesse la situazione sotto controllo, il modo in cui insinuava che la calma delle forze dell’ordine fosse preoccupante. E poi questo, un articolo in cui affermava proprio questo, usando le mie parole contro di me, dandomi dell’ingenua ragazzina che non sapeva cosa faceva. Io non ero nella posizione di dirlo, ovvio, ma niente mi avrebbe tolto dalla mente che lui ne sapesse molto più del dovuto di quell’attacco. Ovviamente il caro Conrad si è dimenticato di dire che la stessa ingenuotta fosse quasi svenuta per occuparsi della sua amica e di tutto il resto, quella sera. Dannazione, lo avrei sgozzato con le mie mani! Tu cosa volevi sapere? Chiesi poi. Forse non era stata una buona idea quella di accettare un’intervista con ancora tutta quella rabbia repressa.




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    Chace scosse la testa e le sorrise, errore mio, la rassicurò, sei tutt'altro che una bambola di cristallo, invidio la tua forza sinceramente, aggiunse ammirato dalla sua schiettezza.
    Le persone dirette lo prendevano un po' in contropiede, abituato com'era a persone diffidenti con cui doveva muoversi a passo di valzer prima di ottenere fiducia e risposte, Sissi si stava presentando a lui come una sfida il che rendeva tutto più interessante, e gli faceva venire voglia di decifrarla ancora di più.
    Si, decisamente, annuì quando parlarono di Ziegler, quell'uomo vuole proprio infangare il ministero, commentò, è una cosa spregevole farlo con un avvenimento simile, aggiunse serio, tutte le persone della nostra generazione sono state traumatizzate dalla guerra e dai mangiamorte, e lui sfrutta questo evento per creare sfiducia verso il ministero? È una mossa infima, commentò animandosi più del suo solito, ma gli fu impossibile trattenere lo sdegno.
    Le ferite della guerra erano ancora aperte dentro di lui, pronte a sanguinare al minimo tocco e, diamine, Ziegler non le aveva solo toccate, le aveva proprio accoltellate.
    Fece un respiro profondo per ricomporsi, perdonami Sissi, si scusò dopo quello sfogo, ma sono più che d'accordo con te su Ziegler, non mi piace il suo modo di lavorare, le spiegò.
    Alla sua richiesta di delucidazioni sull'intervista Chace tirò fuori una pergamena e una piuma autoscrivente, questa mi serve per prendere appunti per non scordare niente, chiarí con la ex Grifondoro, se vuoi posso lasciartene una copia dopo, propose per non farla impensierire.
    Voglio sapere la tua versione dei fatti e come procedono le indagini ora, esordì poi entrando nel vivo dell'intervista, sei stata la prima ad arrivare in soccorso di Ashley Tisdale, giusto? Cosa hai trovato? le chiese cercando di farsi un'idea più chiara dei fatti.

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    Le parole del ragazzo – uomo? – mi fecero sorridere. E realizzai in quel momento quanto fosse difficile accostare quelle due realtà. Per lui ero ancora la ragazzina che aveva conosciuto ad Hogwarts? O vedeva la donna che ero diventata? Ed io? Avevo di fronte il biondino scostante di Hogwarts o era un uomo fatto e finito di cui non sapevo esattamente nulla? Sorrisi però, quando mi disse che non mi vedeva come una bambolina di cristallo. Così come sorrisi a quello che venne dopo. Non ero mai stata una tipa da invidiare, c’era ben poco di invidiabile nella mia vita se non i miei amici. Di quelli andavo fiera come di poche cose nella vita, il resto era semplice conseguenza di quello che era successo. La forza, a volte, non era qualcosa che cercavi, ma che eri costretto a trovare quando il mondo ti mette di fronte ad un bivio e quando una delle due strade porta alla fine ineluttabile di ogni cosa. la scelta è effettivamente molto poca, in quei casi. Oh no, ti prego, non c’è molto da invidiare Risi, scuotendo la testa prima di prendere un altro profondo sorso dal boccale che avevo di fronte. Forse avrei dovuto far correggere quella burrobirra con qualcosa di più forte, prima di riuscire a concludere quella serata. Parlare di Ziegler, poi, mi fece salire il nervoso. Mi sentivo così impotente verso le parole di quell’uomo, che improvvisamente erano di fronte a tutti i maghi del regno unito, che mi avrebbero guardato con sdegno, come se io non avessi fatto bene il mio lavoro, come se fosse anche colpa mia quello che era successo. Certo, i miei stessi sensi di colpa non aiutavano a stare meglio e a non notare le conseguenze di quell’articolo nella popolazione. Figurati, non devi scusarti. Anche perché era quello che pensavo anche io in quel momento e niente mi avrebbe tolto dalla mente l’idea che Ziegler avesse quell’intenzione sin dal nostro primo incontro, con le sue parole melliflue e quella cioccolata amara che adesso non riuscivo a mandare giù. Ricordavo persino il nostro scambio di messaggi. Corteggiarmi, diceva lui. Lo avrei sgozzato con le mie mani in quel momento, altro che corteggiamento. Promemoria per me: ascoltare Irene quando si parlava di uomini, lei era decisamente più fortunata di me in quel campo ed evidentemente più furba. Scossi la testa, per cacciare quei pensieri, quando iniziò a tirare fuori il necessario per l’intervista. No, non serve, ma ti ringrazio. Ah quindi i giornalisti potevano anche essere cortesi, buono a sapersi. Io sono arrivata sul luogo dello scontro in seguito ad una richiesta di aiuto di una donna che viveva lì. La medimaga Tisdale stava andando da sua cognata, lei ha lanciato l’allarme. Iniziai a raccontare, prendendo un grande respiro, mentre le immagini di quella notte si sovrapponevano nella mia testa. Io e Steve Rogers, un infermiere del San Mungo, siamo stati i primi ad arrivare. La donna era quasi senza vita e sopra la casa… Non riuscivo ancora a crederci, quel verde brillante bruciava nella mia mente come fuoco. Il marchio nero, il marchio nero era sopra la casa. Quella firma tanto familiare e spaventosa aveva messo in discussione ogni cosa. Stiamo lavorando per capire chi possa averlo lanciato.




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    Chace Lancaster

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    « Non è come nasci, ma come vivi che determina chi sei »




    Chace sorrise mordicchiandosi l'interno della guancia, Sissi si stava rivelando una persona genuina e decisamente interessante, forse non era sempre vero che le persone sono meglio da distante.
    La modestia non ti si addice, l'avvisò divertito, mi ricordo ancora ai tempi di Hogwarts quando difendevi i mezzosangue come me, forse sei un po' incosciente, ma sei sempre stata una forza della natura, la fece riflettere tornando con la mente a quei tempi bui.
    Sissi forse non lo ricordava, ma una volta aveva preso un crucio per Manny, la sua migliore amica all'epoca, prima che si chiudesse completamente in se stesso. Ricordava ancora la frustrazione e il senso di impotenza che aveva provato in quei giorni.
    Avrebbe voluto avere lui il coraggio di difendere la sua amica, ma non ne era stato capace. Sissi invece si era messa in mezzo senza neppure pensarci due volte.
    Se non aveva completamente perso la fiducia in tutti i purosangue era grazie a persone come lei che si erano dimostrate pronte a combattere e opporsi anche se andava a loro svantaggio.
    Parlare di Ziegler li aiutò a entrare ancor di più in confidenza. Del resto avere un nemico comune aiutava a rafforzare le relazioni, e si resero presto conto di avere le stesse opinioni a riguardo. Chace aveva incontrato Ziegler alcune volte, nella redazione dell'Eco dello stregone, e il suo modo di fare era così affettato da sembrare viscido.
    Ascoltò poi attentamente il suo racconto,entrando in modalità professionale e perdendo di vista ogni cosa attorno a loro mentre si concentrava sui dettagli della sua storia.
    Ogni tanto la fermava con domande più specifiche per carpire più dettagli possibili.
    Conoscevi già la signora Tisdale? chiese per avere un quadro più chiaro possibile della serata e capire la relazione tra le due.
    Sicuramente si conoscevano dai tempi della scuola, Ashley Tisdale insieme a Isolde Cornwell erano due eroine. Durante la battaglia di Hogwarts avevano aiutato tanti a scappare, lui incluso. Probabilmente i mangiamorte l'avevano presa di mira perché era un simbolo di resistenza.
    Come sta la medimaga ora? aggiunse, sicuro che i suoi lettori sarebbero stati più coinvolti nei fatti se avesse raccontato tutto da una prospettiva più umana, incentrata sulle persone prima che sui fatti.
    Sentirla parlare del marchio nero gli fece quasi venire un brivido, che fosse davvero l'inizio di una nuova guerra?
    Tuttavia gli pareva difficile crederlo, nelle sue ricerche si era fatto l'idea che i mangiamorte senza Voldemort erano come un pollo senza testa: sbattevano ancora le ali, ma non sapevano dove andare parare.
    Ma questo non gli impediva di fare ancora molti danni purtroppo.
    Non ci sono sospetti, o qualche traccia da seguire? insisté curioso. Era normale che non volesse dargli tutte le informazioni disponibili, le indagini erano sempre così, ma gli sarebbe servito un po' più di materiale per il suo articolo, altrimenti la gente avrebbe avuto davvero paura che la situazione fosse fuori controllo.

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    Edited by Persephone - 10/3/2021, 09:16
     
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    Sorridere in un momento come quello sarebbe stato strano e sorprendente allo stesso tempo, soprattutto se quel sorriso fosse stato sincero e spontaneo. Ero arrabbiata, di quel tipo di rabbia che ti fa vedere rosso e ti impedisce di ragionare lucidamente ed ero preoccupata, sia per Ashley che per tutti gli altri. Chi mi diceva che quello fosse stato un attacco isolato? Chi mi garantiva che non ci sarebbero state altre vittime? E se non fossi riuscita ad arrivare in tempo? E se non fossi stata al posto giusto nel momento giusto? Avevo la testa piena di pensieri, di domanda e di preoccupazioni, circondate a loro volta da piani di azione – solitari e pericolosi per lo più – che mi davano l’illusione di poter essere utile, di fare qualcosa. Però, nonostante tutto, le parole di Chace mi fecero sorridere. E non ne avevo mai abbastanza, dei sorrisi. Mi sfiorai la parte interna del braccio sinistro, là dove avevo fatto quel tatuaggio inventato da ubriaca con Irene. Ridere sempre. Presi un respiro più profondo, con ancora quel sorriso sulle labbra, mentre mi sistemavo i capelli di lato, portando all’indietro quel ciuffo che continuava a ricadermi davanti al viso. Devo darti ragione, la modestia non è il mio forte. Lo guardai negli occhi solo a quel punto, come se fino a quel momento non l’avessi visto davvero, come se avessi lasciato che “il vecchio compagno di scuola” e “il giornalista” fungessero da filtro. Sembrava un ragazzo triste, forse malinconico. Non osavo pensare a cosa avesse passato lui, certa che come tutti noi non se la fosse vista bene, dopo la guerra. Erano stati anni difficili, che in un modo o nell’altro ci avevano segnato. Io ne portavo ancora le cicatrici, lucide e visibili sulla pelle. Ne andavo fiera e non avrei mai voluto che qualcuno usasse la magia per nasconderle o farle andare via. La mia storia era scritta sulla mia pelle. Sono sempre stata un po’ fuori di testa, non preoccuparti di dirlo – ammisi – Ma ho sempre cercato di fare la mia parte. Gli anni al castello mi avevano permesso di diventare la donna che ero e non sapevo quanto fosse positivo, a in fin dei conti ero cambiata molto poco. Forse ero più dura, più disillusa verso l’amore, ma sempre la stessa che si sarebbe lanciata in un dirupo per i suoi amici o per chiunque ne avesse avuto bisogno. Parlare di Ziegler e poi dell’attacco mi fece tornare con la testa al presente, ma più consapevole della persona con cui stavo parlando. Sì, è una mia amica. Risposi, contraendo la mascella. La prima cosa che mi venne in mente fu l’ultima volta che Isolde ci aveva invitati a casa, per le feste di Natale. Tutti insieme, come una famiglia. Ecco, loro erano la mia famiglia. La Tisdale sta bene, per fortuna, dovrebbe tornare a casa a breve. Steve Rogers, l’infermiere che era con me sul posto, è stato fantastico, senza di lui non saremmo qui a raccontare questa storia, non in questi termini quanto meno. Mi feci sfuggire un nuovo sorriso, tornando a bere la mia burrobirra, che ormai iniziava a toccare il fondo del boccale. Ci voleva qualcosa di più forte, altroché. Tornare a pensare al marchio nero mi fece venire i brividi. Se chiudevo gli occhi credevo ancora di vederlo sulla mia testa, spaventoso con tutte le sue promesse. Ad indagini ancora in corso purtroppo non posso dare molte informazioni – mi morsi un labbro, pensierosa, prima di tornare a guardarlo. Avrei voluto urlare a tutti di essere cauti, di stare attenti e restare al sicuro. Ma stiamo vagliando ogni possibile ipotesi, io stessa non mi fermo da giorni per essere certa di non lasciare niente al caso. Spiegai, anche se una vocina nella mia testa mi diceva che fosse inutile continuare ad indagare e che l’unica persona che poteva darmi delle reali informazioni aveva appena firmato un articolo per la Gazzetta del Profeta. Vorrei solo che le persone sapessero che nessuno li ha abbandonati…




    Parlato #80002b
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    Chace si senti un po' fiero di sé quando vide comparire quel sorriso spontaneo sul volto di Sissi. Aveva pure uno splendido sorriso.
    Dov'era il trucco? Nessuno poteva essere così perfetto, riflettè incuriosito dalla sua personalità, così coraggiosa e vivace.
    Essere modesti è sopravvalutato, scherzò, è importante sapere il proprio valore e non nasconderlo, commentò tirando fuori il suo lato più spavaldo fino a quel momento nascosto dietro la sua figura professionale.
    Essere normali è altrettanto sopravvalutato, la rassicurò divertito leccandosi le labbra, essendo un corvonero ho sempre avuto persone fuori di testa intorno, le spiegò.
    Probabilmente il trucco era la furia nei suoi occhi che fece capolino parlando di Ziegler. Si rese conto che c'era una grande rabbia dentro di lei che aspettava solo di esplodere, e chissà chi avrebbe investito quando sarebbe successo.
    Ma come non capirla? Ognuno aveva il suo modo di reagire alle situazioni traumatiche. Lui era diventato chiuso e triste, lei era rabbiosa e ansiosa di reagire.
    Sono contento di sapere che lei stia bene, sorrise sincero, ricordava Ashley come una persona molto dolce e le augurava solo il meglio.
    Si segnò bene a mente il nome di Steve Rogers per includerlo nel suo articolo. Il nome non gli era totalmente sconosciuto, ma non riusciva a associarlo a una faccia o una personalità. Forse uno studente di Hogwarts di qualche altro anno e casata.
    Si fermò un attimo per sorseggiare la sua burrobirra che era solo a metà, al contrario di quello della mora che era già finita e non sembrava averle fatto nessun effetto.
    Probabilmente Sissi sarebbe stata una grande compagna di bevute, mentre lui l'alcol lo reggeva poco, e avrebbe avuto una lunga serie di aneddoti imbarazzanti a riguardo, tipo quella volta che si era messo a correre nudo intorno a un villaggio sperduto dell'India perché gli avevano fatto provare un potente vino locale. Almeno lo aveva fatto in compagnia e non erano state scattate foto, o così sperava...
    Non che sarebbe stata poi una grande tragedia, alla fine aveva un bel fisico e i vari tatuaggi lo rendevano sicuramente più attraente, quindi avrebbe ricevuto più complimenti che critiche, ma forse la sua carriera ne avrebbe risentito un pochino.
    Parlare delle indagini lo riportò sul momento e annuì comprensivo quando spiegò che non poteva dare informazioni sul caso. Non poteva rischiare di allarmare le persone sbagliate.
    Farò del mio meglio per trasmettere il messaggio, promise quando Sissi disse che non voleva che i cittadini si sentissero abbandonati, e riprese in mano la pergamena per dare un'occhiata veloce all'intervista cercando di capire se aveva tutte le informazioni necessarie.
    C'è qualcosa in particolare che vuoi dire ai cittadini? le chiese mentre analizzava le informazioni raccolte fin'ora.

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    La cosa che mi veniva meglio era ostentare il mio carattere. Era un fatto naturale, era più forte di me ed in più di un’occasione, in passato, mi avrebbe fatto comodo nasconderlo, celarlo agli occhi delle persone. Il problema era che non solo non ero capace, ma che, in fin dei conti, non volevo farlo. Io ero questa, nel bene e nel male e se qualcuno avesse avuto qualcosa da ridere poteva voltarsi indietro e prendere la porta con cui era arrivato. Inutile dire che fossero molte di più le persone che decidevano di voltarsi che quelle che restavano. Pochi ma buoni, no? Annuii quindi, quando Chace – avevo deciso che mi piacesse abbastanza da usare il nome, piuttosto che il cognome o la sua professione – mi disse che la modestia era sopravvalutata. Non potevo che essere d’accordo con quello. Cosa c’era di più affascinante di una persona che non si preoccupava di ammettere i propri pregi, quando ne era a conoscenza? Io lo facevo, con la stessa serenità con cui ammettevo i miei difetti ed i miei limiti, la stessa con cui riuscivo ad ammettere persino di avere in testa più corna di una renna a Natale. La normalità è noiosa. Sentenziai, arricciando il naso in una smorfia divertita. Certo, una persona che era stata messa al mondo da una bizzarra unione tra Black e Lestrange ovviamente non poteva pensarla diversamente, immagino, ma avevo sempre creduto che le cose fatte per rientrare in uno schema fossero… sbagliate, credo. Sentirlo parlare di Corvonero mi fece sorridere, fu come tornare a scuola. Beh, in fondo io ero sempre la Grifondoro testa dura e fumantina di allora. Era assurdo quanto poco certe cose potessero cambiare. Tuttavia l’argomento virò ben presto su temi decisamente meno piacevoli della nostalgia adolescenziale e tra Ziegler, il suo articolo e l’attacco ad Ashley, l’atmosfera si incupì in breve tempo. Cercai di dare la mia versione dei fatti nella maniera più neutra possibile, senza far trasparire troppo tutti i miei dubbi su Ziegler e le sue implicazioni in quanto fosse successo. Sapevo che di lì a qualche settimana lo avrei incontrato di nuovo ad Hogwarts e non sapevo se fosse un bene o un male, onestamente. Di certo non vedevo l’ora. Scossi la testa, quando mi chiese se avessi altro da dire. Io non ero brava a parlare con le persone, non era mai stato il mio compito quello e mi sentivo a disagio anche solo perché la situazione lo aveva reso necessario. Io non ci ho mai saputo fare con le parole, ho sempre preferito l’azione. Sono tornata in città oggi per vedere te, perché non so stare ferma. È questo il mio modo per dire a tutti quanto stiamo facendo. Sorrisi, posando poi un gomito sul bancone e lasciando le mie dita affondassero nei capelli, sempre troppo disordinati per sembrare una di quelle brave ed ordinate ragazze che si vedevano in giro per Londra. Sbuffai, guardando la luce del locale riflettersi sul mio ed il suo bicchiere, prima di alzare di nuovo lo sguardo su di lui. Grazie comunque per avermi chiesto ed avermi creduta, avresti potuto semplicemente prendere per buono quello che avevi letto. Sorrisi, ancora. Ero brava a scindere il lavoro dalla vita privata, ma questo non toglieva che potessi essere contenta quando le sue cose si incontravano. Mi ha fatto piacere vederti.




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    Chace sorrise, sentendosi sempre più a suo agio.
    Certo, lui e Sissi avevano caratteri parecchio diversi, ma si rese conto che aveva di fronte una persona genuina, una di quelle che è come si presenta, una da cui non devi guardarti le spalle per paura che ti pugnali al momento in cui meno te lo aspetti.
    Persone così erano rare e un toccasana in un mondo così pieno di falsità e cattiveria.
    Non ti preoccupare, sono bravo io per tutti e due, la rassicurò quando ammise di non essere brava con le parole, penso che i miei lettori apprezzeranno che tu ti sia presa il tempo per rassicurarli, la confortò.
    Mise via la pergamena, convinto di avere abbastanza materiale per scrivere un buon articolo e si riconcentrò sui loro dintorni, tornando alla realtà.
    Poi scosse la testa, no, non ho creduto a quell'articolo neanche per un secondo, le disse perentorio, come ho detto, ti conoscevo già di fama, sapevo che non eri minimamente la sprovveduta che ti aveva fatto sembrare Ziegler, storse il naso all'idea.
    Ed a quel punto sapeva di aver fatto la cosa giusta, al direttore del L'Eco dello Stregone sarebbe piaciuta sicuramente quella storia, anche solo per il gusto di mettersi in contrasto con la Gazzetta del Profeta di cui erano rivali, ma soprattutto perché avrebbero rivelato la verità, smascherando la Gazzetta e i suoi toni fuorvianti.
    Le sorrise rincuorato dal suo commento, sono stato contento anch'io, ammise rendendosi conto di come quel breve incontro fosse riuscito a distorglielo dai suo problemi attuali e regalargli un po' di pace momentanea, quasi gli dispiaceva che non fossero mai diventati amici dentro Howarts.
    Se ti va potremmo rivederci quando l'articolo sarà finito e te ne porterò una copia, si offrì rendendosi conto che le sarebbe piaciuto vederla ancora, magari la prossima volta beviamo più seriamente, aggiunse osservando divertito la sua burrobirra già finita, anche se ti avverto che reggo male l'alcol e potrei rendermi ridicolo, rivelò ridendo di gusto e si passò una mano tra i capelli disordinati. Chissà che avrebbe combinato sta volta.

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