|
|
|
Blake era già stufa. Il viaggio in treno era stato abbastanza stancante di suo, con quella marea di studenti esagitati in giro, super felici per chissà che assurdo motivo, ma si rendevano conto che stavano andando a scuola?
Quindi trovarsi ora nell'atrio ad attendere che iniziasse lo smistamento le pareva seccante, oltre che inutile.
Poteva sentire intorno a se l’eccitazione e l’ansia dei compagni, ma non la toccavano minimamente. La cerimonia era per la giovane irlandese un’inutile pacchianata e del sistema delle case non gliene importava assolutamente niente.
Che quel pezzo di stoffa la mettesse dove voleva, si sarebbe adattata, si sarebbe fatta qualche amico strategico per avere sempre chi le passava gli appunti se si ammalava e qualcuno con cui passare il tempo libero se non voleva stare sola, come aveva sempre fatto.
Sapeva farsi amare facilmente dalle persone, era lei a non apprezzare mai nessuno.
E poi era lì solo perché quella era l’unica scuola magica dell’Inghilterra, ma era molto scettica riguardo alla preparazione che avrebbero potuto darle, non le pareva molto intelligente un sistema in cui ogni nazione aveva una sola scuola disponibile, senza rivalità e competizione la gente si adagiava, vivendo al di sotto delle sue potenzialità, e Hogwarts non sarebbe stata da meno.
L’unico lato positivo di questa faccenda, era che sarebbe finalmente stata lontano da casa e da quei pedanti dei suoi genitori, così fissati con l’ostentare il loro stato di sangue, nonostante il prestigio dei purosangue fosse ormai palesemente in declino.
Eppure quelli non sembravano rendersene conto, notò riconoscendo a vista i ragazzi impettiti e arroganti che provenivano dalle famiglie per bene del mondo magico, e poi c’erano i nati babbani, quelli che tremavano come foglie, quasi andassero al patibolo.
Idioti, uno in fila all’altro. Come se quel momento valesse davvero qualcosa, come se tra sette anni non sarebbero comunque usciti di lì tutti assieme, indifferentemente dalla loro casata.
La sfortuna poi di avere un cognome con la M la costrinse ad aspettare per dei minuti buoni, mentre lei si spazientiva ogni secondo di più, desiderosa di farla finita solo per poter andare a mangiare.
E in più dovevo assolutamente andare a controllare come stesse Lucifero. Se qualche elfo maldestro avesse anche solo torto un baffo al suo gatto avrebbe fatto una brutta fine.
Quando finalmente la professoressa chiamò il suo nome, le venne da sbuffare, scocciata che ci fosse voluto tanto.
MacMillan, Blake.
Senza un minimo d’esitazione, Blake percorse a passo svelto la distanza tra lei e il cappello magico e si sedette, partecipando suo malgrado a quella sceneggiata.
Quando la stoffa soffice le accarezzò la fronte, alzò gli occhi cercando di guardarla di sbieco.
Smistami come vuoi, sussurrò perentoria, e fa veloce che ho fame, aggiunse ritornando a guardare le tavolate per nulla impressionata.
Almeno qui era sicura che la cucina sarebbe stata meglio di quegli orrendi intrugli salutisti che le rifilavano a casa.
|
|
.
.
