Rowan Tahamont
11 y.o. / pureblood / ( "Parlato" - "Pensato" )
L'idea di essere un mago non l'aveva mai allettato più di tanto. L'unica differenza che sentiva nella propria vita, rispetto a quella precedente in cui aveva sempre e comunque respirato aria magica, era la presenza di un cosetto di legno che obbediva alla pronuncia di un incanto. Niente di più, niente di meno.
La verità? L'attenzione, almeno per il momento, era focalizzata unicamente sull'intento starsene in silenzio mentre si faceva i cavoli di... com'è che si chiamava la protagonista del momento? A Rowan nemmeno era chiaro, a dire il vero. E probabilmente neppure gli interessava staccarsi da quell'espressione apparentemente fredda ch'era abituato ad assumere la sua faccia quando provava disinteresse.
L'unica sicurezza che aveva a riguardo era che la tipa del sesto anno a cui buttò un'occhiata – che stava parlando da interi minuti alla tavolata –, sembrava una gran pettegola. Talvolta la diva pettegola gli faceva pure qualche domanda, ma Rowan le riservava dei deboli sì e no con la testa e poi tornare ai fatti suoi, chinando la testa e abbassando gli occhi neri su un punto indefinito del tavolo, che scivolavano lungo la superficie di esso. La prima notte a Hogwarts si stava rivelando esattamente come se l'era immaginata per dodici lunghi anni, per quanto fosse possibile per un bebè la cui unica ragione di vita era riempire il pannolino di cacca e rigurgitare le pappette alla frutta sui vestiti dei genitori. Cioè normale, una serata normalissima.
Per il resto, nell'attesa del suo turno per essere smistato in una delle quattro case, Rowan si manteneva la testa, il mento anzi, sul palmo della mano non occupata e il gomito poggiato sul lungo tavolo. La voci di corridoio che fuoriuscivano dalle labbra della pettegola si fecero ovattate mentre i pensieri nella testa via via più intensi, finché non sussultò in maniera impercettibile al suono della voce del cappello che lo chiamò a gran voce.
Così, con placidità nei movimenti e a testa china, Rowan si avvicinò al luogo d'interesse, per poi farsi poggiare il cappello sopra la testa color ebano.
"Aspetta, Signor Cappello" Sospirò, facendosi un po' seccato. "prima che tu parli... vorrei dirti una cosa: guai a te se mi metti in Corvonero." Iniziò a dire, poggiando i palmi sulla seduta e allontanando le spalle dallo schienale. "Solo perché possiedo numerose origini asiatiche non vuol dire che sia un genio in tutte le discipline possibili e immaginabili. Sono stato chiaro?" Quasi sbuffò, lasciandosi andare a un sonoro sospiro, infine mettendosi a braccia conserte. Così palesò il volere di chi non ammetteva repliche, in attesa del verdetto...
Di solito non era così acido, aggressivo... era solo molto agitato e molto a disagio. Insomma, in parole povere non vedeva l'ora di tornare al suo posto...
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Rowan Tahamont11 y.o. / pureblood / ( "Parlato" - "Pensato" )L'idea di essere un mago non l'aveva mai allettato più di tanto. L'unica differenza che sentiva nella propria vita, rispetto a quella precedente in cui aveva sempre e comunque respirato aria magica, era la presenza di un cosetto di legno che obbediva alla pronuncia di un incanto. Niente di più, niente di meno.
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