Smistamento di Paxton Young

Corvonero

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    PAXTON YOUNG "Vedeva ogni mossa con facilità: non c'era bisogno di una scacchiera."
    PENSIERO: "#COLORE" - PARLATO: #COLORE
    Non c'era stata mattina negli ultimi cinque anni che fosse iniziata in modo differente. Che fosse il suo compleanno o una qualsiasi festa comandata, il nonno mi faceva trovare sul tavolo della colazione la settimana enigmistica babbana o la scacchiera degli scacchi magici: ogni singola mattina, compresa quella del mio Smistamento. Dobbiamo proprio? mi lamentai, prima di bere una tazza di the bollente, Anche questa mattina, nonno? Mio nonno era stato un fiero membro della Casata dei Corvonero e, come lui, anche i miei genitori: dire che non spingessero tutti e tre perchè anche io venissi smistato in Corvonero sarebbe stata una menzogna. Ora, non che qualcuno mi avesse detto con chiarezza per quale motivo dovessi risolvere un enigma ogni mattina, ma pareva un requisito fondamentale che avrebbe aiutato il Cappello Parlante nella sua decisione. Certo era che quel loro rituale mattutino era qualcosa che aspettavo con ansia ogni mattina, in attesa di mettermi alla prova - amavo risolvere quei piccoli enigmi quotidiani - ma oggi era un giorno speciale. Non lamentarti, Pax. ordinò il patriarca, Piuttosto, dimmi qual è la soluzione dell'indovinello. Qual era la soluzione? La mia vita può durare qualche ora, quello che produco mi divora. Sottile sono veloce, grossa sono lenta e il vento mi spaventa. Chi sono? Tutto quello che avrei voluto in quel momento era continuare la mia colazione o tornarmene in camera mia per leggere alla luce della... Candela. Le candele in camera mia erano lunghe e sottili, sembravano durare sempre meno rispetto a quelle della sala da pranzo: inoltre avevo imparato ben presto a schermarle dal vento, per fare in modo che durassero qualche ora in più.
    E' la candela nonno, ora posso finire la colazione?

    **

    Dopo una colazione, mio malgrado, frettolosa il nonno mi aveva ordinato di darmi una mossa e prepararmi che mi avrebbe smaterializzato lui al Binario 9 e 3/4: era la prima volta che mi capitava e sinceramente non vedevo l'ora di provare quell'esperienza - e, soprattutto, di imparare quell'incantesimo estremamente utile. Peccato la situazione di malessere e nausea che mi aveva procurato, effettivamente la Metropolvere era la sua soluzione preferita per gli spostamenti.
    Rendimi orgoglioso, figliolo. Avevo abbracciato il nonno, ancora una volta deluso dal fatto di non aver potuto salutare i miei - impegnati nell'ennesimo viaggio all'estero come dipendenti dell'Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale - e finalmente ero salito sull'espresso per Hogwarts. Trovare uno scompartimento vuoto si era rivelata un'impresa, ma finalmente - quando ormai avevo quasi perso le speranze - ero riuscito a trovarne uno non troppo pieno. Posso sedermi? Il resto del treno è tutto occupato. Dopo la risposta positiva dei tre ragazzi leggermente più grande di lui - secondo o terzo anno forse - mi ero accomodato, isolandomi dalla loro conversazione e mettendomi a leggere l'ultimo numero dell'Eco dello Stregone. Se mamma ne fosse venuta a conoscenza, probabilmente mi avrebbe diseredato ma il nonno aveva sempre assecondato questa mia passione, convinto che leggere diverse testate giornalistiche avrebbe solo accresciuto la mia cultura e formazione personale. Ho già detto che il nonno era un fiero Corvonero? Per conto mio, io sognavo di fare il giornalista fin da quando avevo scoperto quella testata, capace di andare contro alle parole del Ministero e di far conoscere alle persone anche le verità più scomode. Tenermi informato su cosa stesse succedendo nel mondo mi sembrava un dovere imprescindibile, cui non avrei mai voluto rinunciare.

    ***

    La Sala Grande era esattamente come me l'avevano descritta mille e mille volte, esattamente come Storia di Hogwarts la descriveva con migliaia di candele che fluttuavano sulle cinque tavolate, gli stemmi rappresentanti le varie Casate e il soffitto incantato a rappresentare il cielo sopra la scuola. Peccato che stia piovendo, pensai scocciato, rimpiangendo la libertà della casa del nonno e i suoi incantesimi, e che attraversare il Lago Nero sotto la pioggia non sia stata proprio quell'esperienza unica che mi avevano detto. Fortunatamente nessuno era caduto nel Lago, altrimenti difficilmente quella sera avrebbero potuto concludere qualcosa e io non vedevo l'ora che arrivasse il mio turno: il problema qual era? Che se il cognome del nonno era Greville, il mio era Young e probabilmente sarei stato uno degli ultimi studenti a venire esaminato dal Cappello. E se il Cappello si fosse sbagliato? Il nonno aveva detto più volte che il Cappello Parlante non sbagliava mai, ma in quel momento l'ansia annebbiava la mia capacità di pensiero razionale. Cercai quindi di pensare al mio carattere, ripetendomi fino alla nausea che in qualsiasi Casa fossi finito avrei comunque potuto continuare a studiare, leggere e informarmi anche per conto mio. Finalmente, quando ormai oltre me rimanevano appena quattro ragazzi, venne chiamato il mio nome. Col cuore in gola mi accomodai sullo sgabello sotto gli occhi dell'intera scolaresca e il famoso copricapo mi venne posizionato in testa. Non voglio deludere il nonno.



    Edited by Greengrass - 26/7/2021, 18:37
     
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